Vissi d’arte, vissi d’amore : intervista al regista teatrale Michelangelo Fetto

Teatro

Di

Intervista a cura del Co-direttore Daniela Piesco 

Michelangelo Fetto è iplomato in recitazione nel 1987 al Laboratorio Teatrale Maloeis e si è formato con artisti del calibro di Antonio Casagrande, Giacomo Colli, Giovan Battista Diotaiuti, Dante Biagioni, Tonino Pierfederici.

Comincia il percorso professionale fondando la Solot Compagnia Stabile di Benevento e ricoprendo i ruoli di attore, poi regista ed infine autore condividendo esperienze importanti con artisti di rilievo come Ugo Gregoretti, Marina Confalone, Francesco Silvestri, Fulvia Carotenuto, Mariano Rigillo, Nello Mascia, Pietro Bontempo, Mario Maranzana, Cloris Brosca, Mauro Di Domenico, Eduardo Tartaglia, Antonio Damasco, Stefano Piacenti, Ludovica Modugno, Gigi Angelillo, Rosario Giglio, Pierluigi Iorio, Massimo Pagano.

È direttore artistico della ventennale stagione teatrale “Obiettivo T – Comico italiano” ed ideatore e coordinatore artistico del Festival Internazionale di teatro universitario “Universo Teatro” oltre che co-fondatore del CUT dell’Università degli Studi del Sannio.
È direttore artistico di Teatro Studio scuola di recitazione della città di Benevento, attiva sul territorio dal 1993, dove tiene corsi di recitazione.

Ha svolto nelle scuole di ogni ordine e grado progetti Pon e laboratori di recitazione.
Ha lavorato per undici anni a corsi di teatro presso la Casa Circondariale di Benevento.

Michelangelo è il docente dei corsi “TeatroStudio” e “TeatroStudio over 26”

L’ intervista

A volte sognare è una necessità, a volte lottare strenuamente per realizzare il proprio sogno aiuta a crescere e a diventare un attore fuori dal coro, un attore che non si stanca mai di vivere infinite vite, passioni, sogni seguendo percorsi e ruoli non convenzionali. Michelangelo qual’e’ il bilancio di questa tua esperienza come attore ,autore e regista teatrale ?

Cominciamo bene …con le domande difficili ! Scherzi a parte, non credo che sia arrivato il tempo dei bilanci, dovremmo fissare un’intervista da qui a vent’anni. Ti dico solo che sono fortunato perché lavoro e non me ne accorgo ancora, mi diverto.

C’e’ un progetto che hai curato che ti ha particolarmente coinvolto?

Lavorare con i ragazzi mi piace molto ed essendo il teatro un gioco, in quelle ore che trascorro con loro, mi sento giovane pure io.

Ogni forma d’arte è un mezzo per esprimere la follia creativa ma alla base cosa conta di più una grande passione, tanta caparbietà o uno smisurato entusiasmo?

La figura dell’attore bohemienne, di quello che va a dormire quando gli altri escono per lavorare, di quello che guarda dalla finestra il mondo e crea … non ha mai avuto su di me un particolare appeal …molto semplicemente dico che quello che mi interessa è quello che meglio mi fa stare, mi ripeto : sono fortunato e l’istinto ha contato non poco nelle mie scelte.

Quando è nata la passione per la recitazione?

Mio padre lavorava in albergo e tanti personaggi famosi del mondo dello spettacolo e dello sport vi si trovavano a soggiornare …ho conosciuto Franco Interlenghi, Ida Di Benedetto, Little Toni e poi Gianni Mina’ e tanti altri …ero bambino, mi raccontavano storie ed io ero felice di sentirle .

C’e’ stato qualcosa che ti ha spinto verso questo mondo?

Gli spettacoli teatrali della stagione estiva che si teneva presso il teatro Romano di Benevento , commedie, tragedie, recital di grandi attori. Quando si spegnevano le luci , il pubblico taceva, lo spettacolo stava per cominciare, il senso dell’attesa …ecco quel senso dell’attesa , e’ stato decisivo, per me e’ il senso di questo lavoro.

Entriamo nel vivo del tuo lavoro: com’è affrontare la riscrittura di un’opera?Come si mette in scena opera complessa?

Fra le altre fortune io ho avuto quella di un grande maestro: Ugo Gregoretti. Lui mi ha insegnato che il cosiddetto talento, la fantasia, l’ironia sono importanti ma sono inutili senza lo studio , senza la tecnica ,senza la padronanza conoscitiva piu’ profonda possibile di ogni argomento che vai a trattare nella tua opera. Eppoi di avere un gruppo fantastico, la Solot che mi spinge, appoggia, incoraggia …asseconda …come ogni pazzo che si rispetti, insomma.

Quale opera ti piacerebbe portare in scena e perché e quale nuovo personaggio ti piacerebbe interpretare?

Mi piacerebbe un ruolo nel Tito Andronico di Shakespeare o ne La bisbetica domata oppure Il bugiardo di Goldoni …non ho mai recitato Viviani … mi piacerebbe molto.

La crisi indotta dal Covid ha messo in ginocchio il mondo culturale ed il teatro in particolare. Eppure, citando O. Welles, ” il teatro resiste come un divino anacronismo”… potremmo definirla eroica, senza mezzi termini, questa forma di resilienza del teatro?

La definizione di Orson Welles, un artista meraviglioso, e’ bellissima ed in certo senso mi dona anche un pizzico di orgoglio ed aggiungo anche una cosa che Maurizio Costanzo nel 1996 disse alla Solot, riunita nei camerini del teatro San Nicola prima di uno spettacolo “ state tranquilli ragazzi … il teatro non morira’ mai fino a quando ci saranno almeno un uomo oppure una donna disposti a raccontare una storia ed altrettante persone disposte ad ascoltarla”

Secondo te che “teatro” dobbiamo aspettarci in futuro?

Un teatro disposto alla cura della persona, un teatro “terapeutico” e quindi ad una parziale mutazione del tradizionale senso di fruizione e di proposizione di quest’arte. Un teatro che recuperi la sua funzione politica, che letteralmente si metta al servizio della polis cercando di auscultare alla maniera di un cardiologo i battiti cardiaci della societa’ e si impegni a leggerne il presente per intuirne il futuro.

L’attualità della storia sta anche nell’ importanza del recupero e del valore della memoria, un modo per spingere i giovani a ricordare, come una sorta di passaggio del testimone…Qual’e’il rapporto dei giovani con il teatro?

Sono un sostenitore appassionato di un teatro che racconti della nostra storia, delle nostre origini . Ho fatto spettacoli sullo sfruttamento nelle campagne, sul mercato della manovalanza minorile da parte dei proprietari terrieri, sulla guerra, sui bombardamenti che hanno raso al suolo Benevento , su Maria Penna , partigiana beneventana, cui la citta’ di Benevento ha dedicato una strada su proposta della mia compagnia e con l’appoggio dell’Anpi , ho scritto una commedia ambientata in un campo di concentramento dedicata a tutti gli artisti che vi hanno trovato la morte e poi spettacoli sul vino , sull’olio, sui matrimoni nelel piccole comunita’ negli anni cinquanta …ebbene il rapporto dei giovani con il teatro e’ splendido laddove esiste e dove non esiste il problema risiede nel fatto che nessuno si e’ preoccupato di dire loro della sua esistenza.

A luci spente cosa ti porti dietro?

Rispondo con la preghiera di Tosca al Signore “ vissi d’arte, vissi d’amore” . Piu’ prosaicamente la consapevolezza di aver fatto tante scelte nella vita, quasi tutte sbagliate tranne due. Una e’ fare questo lavoro.

Prossimi impegni?

In ordine temporale il mio spettacolo Salute che la Solot rappresentera’ ad Ercolano alla Villa favorita nelle prossime due settimane dal giovedi alla domenica nell’ambito dell’ importante Green Festival “Racconti per ricominciare” organizzato da Vesuvio Teatro ed ambientato al tramonto in 14 siti monumentali del patrimonio culturale campano. E’ uno spettacolo molto divertente nel quale racconteremo la storia del vino …secondo noi. A proposito, ti aspetto.

Grazie Michelangelo giro volentieri il tuo invito a tutti i nostri lettori 

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