Insopportabile leggere alcuni articoli o ascoltare ugole televisive ripetere , sempre col senno di poi , che alluvioni, frane , danni economici , morti hanno come causa fondamentale la Natura .
Negazionisti e gregari del potere pro tempore , escludono anche il cambiamento climatico con connesso, aumento di fenomeni metereologici estremi. Rinnegano anche l’evidenza degli effetti , che una concentrazione di gas serra superiore , del 40% rispetto alla rivoluzione industriale, produce.
IL dramma è che la politica usa sovente questi argomenti per posporre , limitare risorse e agire ,in tempi ragionevoli.
La questione tutela, da alluvioni e frane ne è un drammatico riscontro.
Ha sempre più ragione Abravanel, il dramma italiano ha come causa primaria la mancanza di ricambio meritocratico nella sua classe dirigente, imprenditoriale e politica e che ci sta condannando al declino.
Solo una classe del talento e della competenza può condurre il paese fuori dall’impoverimento , dalla decadenza e dal rischio esistenziale , in cui ci troviamo da quattro decenni.
Furbizia anti regole, abolizione dei privilegi delle rendite per rompere il blocco , che ha frenato lo sviluppo e le opportunità.
Negli ultimi 30 anni abbiamo perso 32 punti di PIL e nel contempo distrutto progressivamente il welfare, l’ambiente e i diritti del mondo del lavoro.
IL dissesto idrogeologico fu definito 53 anni fa dalla Commissione De Marchi, ridefinito nella legge 183 del 1989 , prima legge che aveva come obiettivo quello di “ assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque , la gestione del patrimonio idrico “.
Adottava come strumenti di azione i Piani di Bacino attraverso i quali venivano programmate e pianificate le azioni finalizzate alla difesa e valorizzazione del suolo , la corretta utilizzazione delle acque .
Piano di Bacino elaborato dalla Autorità di Bacino , che sono organismi costituiti da Stato e Regioni . I Piani di Bacino attuati attraverso programmi di intervento triennali.
Legge 183 abrogata dal Testo Unico sull’ambiente ( Dls 152/2006) che nella parte terza tratta “ Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione “.
Norme in attuazione della Direttiva della Comunità europea n 60 del 2000.
La direttiva non sopprime i bacini idrografici , ma prevede una loro configurazione più ambia che chiama distretti idrografici ( area di terra e di mare , costituita da uno o più bacini idrografici limitrofi).
Sono 8 i distretti idrografici e le autorità di bacino elaborano il piano di bacino distrettuale e i relativi stralci e il piano di gestione del rischio di alluvioni previsto dall’art 7 della direttiva 60/2000.
La vigilanza sui programmi triennali spetta alla Conferenza istituzionale permanente dell’Autorità di bacino.
Le aree di rischio , sottoposte a misure di salvaguardia e prescrizioni sono contenute nel Piano stralcio di distretto per l’Assetto Idrogeologico (PAI) .
Una serie quindi di strumenti normativi efficacissimi , che però necessitano di risorse finanziarie adeguate e la cui mancata attuazione ci fanno assistere , periodicamente a disastri : Soverato, Sarno , Liguria e ora Emilia Romagna.
I fattori che amplificano gli impatti conseguenti sempre più ai cambiamenti climatici sono l’abusivismo edilizio, il continuo disboscamento, l’uso di tecniche agricole poco rispettose dell’ambiente, l’apertura di cave di prestito, l’occupazione di zone di pertinenza fluviale, l’estrazione incontrollata di fluidi (acqua e gas) dal sottosuolo, il prelievo abusivo di inerti dagli alvei fluviali , la mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d’acqua . Fattori questi che hanno aggravato il dissesto e messo ancor più in evidenza la fragilità del territorio italiano.
Uno studio condotto venti anni fa dal Commissario europeo della ricerca rivelava , che l’Italia si collocava al primo posto in Europa per le vittime da inondazione e alluvione , seguita da Spagna e Francia .
I disastri con le maggiori perdite economiche sono avvenuti ,in Germania e Italia .
Eventi drammatici che sono serviti a ben poco , a causa del tipico nostro approccio post-catastrofe.
Leggi in abbondanza , che considerando gli eventi disastrosi succedutisi negli anni hanno prodotto ben poco se solo si pensa alla superfetazione di piani di tutela del suolo : leggi sulla difesa del suolo, leggi urbanistiche, testo unico sui beni culturali, legge di tutela ambientale.
Sono 25 anni , che il Protocollo di Kioto adottato poi nel 2007 ha prescritto, per contenere gli effetti dei cambiamenti climatici la mitigazione e l’adattamento.
IL Piano per l’adattamento ai cambiamenti climatici è stato redatto nel 2018 e non ancora approvato.
Penso all’assenza in tutti gli strumenti di pianificazione , delle misure di adattamento ai cambiamenti climatici quali effetti un domani prossimo venturo potranno causare.
Di naturale hanno molto poco le tragedie ambientali italiane.
FINALMENTE IDEE CHIARE E BEN DOCUMENTATE, COMPLIMENTI
Grazie!