Ecoansia: come affrontare le emozioni legate alla crisi climatica

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Siccità, alluvioni, ondate di calore e incendi sono ormai una presenza costante in notiziari e giornali. Al tempo stesso, le misure drastiche necessarie per limitare i danni causati dai cambiamenti climatici tardano ad arrivare. Secondo il più recente rapporto dell’ONU, agire il più rapidamente possibile è necessario per evitare conseguenze catastrofiche sul pianeta. Non sorprende, quindi, che un numero crescente di persone, in particolare tra i giovani, provi un senso di angoscia e ansia verso il futuro. La rivista scientifica Lancet ha svolto un’inchiesta sui giovani tra i 16 e i 25 anni in dieci Paesi nel mondo, a cui l’84% dei partecipanti ha risposto di essere almeno moderatamente preoccupato, e il 59% estremamente preoccupato. L’impatto di questa condizione, chiamata ecoansia, è quindi considerevole e rischia di portare ad altri problemi seri per la salute mentale di giovani e adulti.

L’ecoansia non è un disturbo mentale

Per affrontare l’ecoansia e per offrire ai giovani supporto nel modo più adeguato è fondamentale comprendere che l’ecoansia, nonostante il nome possa trarre in inganno, non è un disturbo mentale. A differenza dei disturbi dell’ansia, spesso causati da una percezione errata della realtà, l’ecoansia è una risposta normale a pericoli reali, ampiamente riconosciuti dalla comunità scientifica. È importante, quindi, non sminuire le preoccupazioni di chi ne è colpito: ciò può infatti creare un senso di frustrazione, isolamento e sfiducia che peggiorerebbe ulteriormente la situazione. Scegliere un professionista della salute mentale consapevole delle caratteristiche dell’ecoansia e specializzato nel suo trattamento, quindi, è preferibile per ottenere buoni risultati. Cercare uno psicologo online su una piattaforma apposita, come Serenis, dà accesso a un alto numero di professionisti con specializzazioni differenti, incluso il supporto ad adolescenti e giovani, tra cui è più semplice trovare la persona adatta alle proprie esigenze. Un buon terapeuta non dovrebbe approcciarsi all’ecoansia come a un caso di pensiero catastrofico, in cui i pensieri del paziente sono trattati come eccessivi o patologici. Di fronte a una minaccia reale le paure di chi soffre di ecoansia sono del tutto giustificate. È più utile, quindi, offrire al paziente uno spazio sicuro in cui esprimere le proprie preoccupazioni senza timore di essere giudicato, ed eventualmente proporre strumenti per attenuare il malessere, evitando che sfoci in un disturbo depressivo. https://www.serenis.it/

Ecoansia nei più giovani

L’ecoansia è caratterizzata da una varietà di emozioni, che vanno oltre la sola ansia. Tra queste troviamo rabbia, senso di colpa, profonda tristezza, perdita di speranza per il futuro e senso di impotenza. Emozioni come queste possono insorgere come conseguenza di fenomeni meteorologici catastrofici, emergenze legate a incendi o siccità, ma anche in modo spontaneo mano a mano che si diventa consapevoli dell’impatto che i cambiamenti climatici hanno e continueranno ad avere sul pianeta. Secondo un rapporto dell’UNICEF del 2021, nei prossimi anni un miliardo di bambini potranno essere esposti a “rischi estremamente alti” derivanti dal riscaldamento globale. Proprio per questo, bambini, adolescenti e giovani sono tra i più colpiti dall’ecoansia: saranno loro, infatti, a provare sulla propria pelle le conseguenze più gravi della crisi climatica. Ecco perché genitori, insegnanti e altri adulti di riferimento dovrebbero offrire supporto senza minimizzare il problema, incoraggiando anzi i più giovani a esprimere le proprie idee e parlare delle proprie preoccupazioni. Può essere utile cercare un gruppo locale con una sezione giovanile che si occupa di questioni ambientali a cui partecipare per incontrare persone con cui confrontarsi. Un’altra maniera per dimostrare ai ragazzi di prendere sul serio le loro paure, infine, è iniziare già in casa a mettere in atto comportamenti sostenibili, e incoraggiare eventualmente cambiamenti relativi al loro stile di vita, come fare acquisti presso negozi di oggetti usati o passare a una dieta senza carne.

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