Nani non è solo un libro di poesie, ma una lezione di vita

Libri & letture consigliate

Di

Su di lui ha voluto raccogliere le sue poesie inedite l’editore Giuseppe Laterza in un volume che riporta il suo soprannome, NANI, per gli amici. Hanno scritto di lui Carlo Bo, Mario Luzi, Eugenio Ragni, Stanislao Nievo, Marcella Uffreduzzi e Vittorio Sgarbi, Achille Bonito Oliva, Philippe Daverio, Marisa Vescovo, Armando Ginesi, Cristina Muccioli, Dino Del Vecchio, Francesco Federico Mancini, Silvia Cuppini, Giancarlo Bojani, e altri.

Stiamo parlando del conte Alessandro Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina, Nani per gli amici.

Avvocato, console, ambasciatore, cavaliere, commendatore, Gran Croce di numerosi Ordini, anche della Repubblica italiana, è stato Presidente della maggior catena alberghiera nazionale. È accademico dell’Accademia Raffaello di Urbino.

“È da sempre impegnato in imprese e iniziative private e pubbliche – ha scritto di lui Carlo Bo – ma delle tante attività di cui è magna pars, privilegia decisamente le culturali”.

Tra le molte altre manifestazioni, ha ideato e promosso, come presidente dell’Azienda di Promozione Turistica di Urbino e sovrintendente, il Festival Internazionale del Teatro Rinascimentale di Corte di Urbino (1994-97). Da sempre ha coltivato la poesia e la scrittura, ma solo agli inizi del 2000 ha pubblicato il suo primo libro. Per quattro anni si è dedicato alla sua grande opera, l’Alexander Museum Palace Hotel di Pesaro, realizzato con la collaborazione di 100 artisti e inaugurato il 28 giugno 2008, su cui ha anche scritto un volume edito da Electa-Mondadori.

In questa circostanza ci interessa trattare e approfondire l’esperienza dell’uomo Nani, che traspare dalle sue poesie, che ci appagano tutte le volte che andiamo a rileggerle, almeno, questo è quello che capita a me, secondo quello che mi suscitano.

Nani usa le parole, come un musicista usa le note e un pittore usa le matite e i pennelli. Le sue parole usate in questo modo sono capaci di farci vivere un’emozione, più emozioni forti. Il significato delle sue poesie, non può essere compreso solo attraverso la pura e semplice spiegazione di quello che le sue parole vogliono dire, ma anche attraverso le emozioni, che suscitano e i rimandi.

Le emozioni che suscita Nani, con le sue parole, sono i movimenti del suo cuore ed è il cuore che ci fa vivere e ci fa sentire vivi. Noi non siamo solo cervello; cuore significa immaginazione, fantasia, sentimenti, sogni, desideri, senza i quali non saremmo più dei veri esseri umani ma delle specie di robot.

Queste poesie, ci ricordano di continuo che non dobbiamo solo ragionare ma anche sentire e sapere esprimere ciò che sentiamo, come sa fare bene lui, l’autore, per cui con il suo linguaggio fa si che le sue emozioni siano anche le nostre, esprimendole con il cuore certo giocando anche con le parole. Così ci fa nascere emozioni dalle nostre sensazioni che vengono sollecitate e noi entriamo in contatto con il suo mondo che è anche il nostro, umanamente parlando, attraverso i nostri sensi, che ne appaiono risvegliati.

Le sensazioni sono il modo in cui il nostro corpo comunica con la nostra mente e leggendo questo libro proveremo insieme allegria e tristezza, malinconia e gioia, entusiasmo e dolore e così via tutto questo viene elaborato dalla nostra mente che trasforma le sensazioni in stati d’animo.

Alcune poesie sono fatte quasi soltanto di sensazioni che si trasformano poi in stati d’animo altre descrivono ciò che noi vediamo esteriormente, altre ancora descrivono ciò che noi sentiamo interiormente. La lettura di queste poesie, hanno fatto nascere in me gli stessi stati d’animo che l’autore ha vissuto.

A volte gli stati d’animo son cambiati man mano con il mutare delle sensazioni perché la sua poesia mette in gioco l’esperienza della realtà, una realtà che ci accomuna tutti, della nostra realtà, con i nostri occhi, con i nostri sentimenti.

E nelle emozioni che ci dà una sua poesia, ciascuno di noi metterà sempre anche una parte di se stesso, perché stimolando la nostra immaginazione mette in moto anche la nostra creatività chiudendo gli occhi e ascoltando il cuore. È un invito per tutti a dare amore alla gente anzichè Like su Facebook, a spegnere lo smartphone e a guardarsi intorno per socializzare davvero.

Quindi leggere questo libro fa bene al cuore e alla mente. Ci fa essere inoltre in dialogo positivo con la solitudine, entrare in relazione con gli abissi della nostra interiorità.

Coglie la solitudine come l’occasione per scendere lungo i sentieri che portano dentro di sé, e ascoltare le ragioni della immaginazione e del cuore. Fa cogliere anche il significato della solitudine e quanto essa sia un valido strumento per conoscere il mondo esterno, nelle sue luci e nelle sue penombre.

E in ultimo, per me la cosa più importante, è una grande lezione e testimonianza di vita: nella sua ‘Preghiera finale’, colgo l’anelito all’Amore, accettando la volontà del Signore con profonda gratitudine.

Dalle piccole cose quotidiane che hanno riempito la vita dell’autore e le sue poesie, e che riempiono la nostra vita ci aspettiamo qualcosa. L’attesa definisce ciascuno di noi e questo è un problema da uomini che tutti affrontiamo riponendo la speranza in immagini che crediamo di conoscere: la moglie, il marito, il lavoro, i figli e altro.

Eppure col passare del tempo, anche queste cose lasciano una punta di amaro, una tristezza ultima. Questa tristezza ultima che sembra una pietra tombale sul nostro cuore, può essere invece una risorsa, un punto da cui ripartire. La tristezza è la condizione che Dio ha collocato nel cuore dell’esistenza umana, perché l’uomo non si illuda mai tranquillamente che quello che ha gli può bastare.

Certo, possiamo chiudere gli occhi e illuderci, ma l’illusione è l’anticamera della delusione.

La realtà è gravida, e porta dentro di sé una cosa più grande, perché è attraverso le cose sensibili della vita che si scoprono quelle più vere: l’amicizia, l’amore, la fedeltà, la gratuità.

Infatti il nostro muoverci è un pretesto in cui esprimiamo qualcosa, un desiderio di infinitamente più grande dell’atto che compiamo e le poesie di Nani esprimono anche questo.

Tutta la realtà è buona e utile, e Nani a questa ha detto “grazie” offrendo i suoi ultimi dolori al Signore.

La gratitudine è l’assetto dell’uomo maturo che riconosce di essere amato per quello che è.

Questo fa cambiare lo sguardo sulle cose e sulle persone e nel tempo uno impara a non puntare il dito sugli altri e a essere ironico con se stesso. Ai centomila pellegrini che avrebbero camminato tutta la notte in quella monumentale festa di popolo che è il pellegrinaggio da Macerata a Loreto, Papa Francesco rivolgeva queste parole: “Non cadete nella mediocrità…La vita non è grigia, la vita è per scommetterla per grandi ideali, per grandi cose”.

E questa è la lezione: è tempo di mettersi al lavoro, smettiamo di seguire i mediocri e cominciamo a guardare chi scommette la vita per grandi ideali e non si fa scudo delle proprie miserie. Abbiamo tutti bisogno di un “centro di gravità permanente”, non di una giostra che va su e giù a seconda del sentimento, ma un punto fermo. Diamoci da fare per capire dov’è nella nostra vita questa bellezza che rende vere le cose ed eterne, perché senza una bellezza presente anche le cose belle del passato diventano una nostalgia insostenibile.

Vito Piepoli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube