Giuseppe Berto: Un Volontario di Guerra tra Scrittura e Psiche

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La vita di Giuseppe Berto, scrittore italiano noto per il suo impegno volontario nella guerra, è un intreccio di patriottismo, conflitti familiari e profonda introspezione psicologica che ha plasmato la sua carriera letteraria.

Giuseppe Berto, nato a Mogliano Veneto il 27 dicembre 1914, è stato un autore italiano di grande rilevanza nel panorama letterario del dopoguerra. La sua vita è stata segnata da una serie di eventi straordinari, tra cui il suo volontariato nella guerra, che hanno plasmato la sua identità e influenzato profondamente la sua produzione letteraria.

La giovinezza di Berto è stata caratterizzata da un conflitto costante tra la sua inclinazione per la scrittura e l’autorità paterna. Suo padre, Ernesto, un ex maresciallo dei carabinieri, gestiva un negozio di cappelli e ombrelli a Mogliano Veneto. Questa figura autoritaria e il conformismo borghese della sua famiglia hanno lasciato un’impronta indelebile sulla personalità di Berto. Fin da giovane, ha cercato di ribellarsi a questa atmosfera familiare attraverso un atteggiamento più ribelle e spregiudicato.

La sua educazione fu affidata al Collegio salesiano “Astori” di Mogliano, dove rimase per sette anni. Successivamente, frequentò il liceo a Treviso e poi svolse il servizio militare in Sicilia. Ma è nel 1935 che inizia il capitolo più significativo della sua vita: Berto si arruolò come volontario per la guerra in Etiopia. Inizialmente assegnato a un battaglione di sussistenza, poi al XXV battaglione coloniale, trascorse quattro anni nell’Africa orientale. Durante questo periodo, riportò una ferita al tallone e ricevette due medaglie, una d’argento e una di bronzo, per il suo coraggio in battaglia.

Il patriottismo fu un tema dominante in questa fase della sua vita, una reazione all’educazione fascista che aveva ricevuto. Berto aveva fatto parte dei Giovani fascisti e dei Gruppi universitari fascisti, ma la guerra lo spinse a cercare un significato più profondo oltre al conformismo ideologico.

Nel 1940, durante il servizio militare, Berto intraprese una breve esperienza di insegnamento prima di volontariarsi per la guerra del 1940. Dopo un breve periodo come insegnante, partì nel 1941 per l’Africa. Mentre era ancora in uniforme, pubblicò il suo primo racconto nel settembre 1940 sul “Gazzettino sera di Venezia”, intitolato “La colonna Feletti”, che si ispirava a eventi realmente accaduti.

La guerra lo portò dalla Libia alla Tunisia, e fu catturato dagli Alleati il 13 maggio 1943. Venne trasportato come prigioniero negli Stati Uniti, precisamente in Texas, nel campo di Hereford, dove rimase fino al febbraio 1946. Questo periodo di prigionia, sebbene difficile, giocò un ruolo cruciale nella sua trasformazione da giovane soldato a scrittore emergente.

Durante la prigionia, Berto scrisse racconti e romanzi, spesso elaborando le esperienze vissute e dando voce ai suoi pensieri più profondi. In particolare, il suo libro “Guerra in camicia nera” (1955) raccoglieva una serie di appunti scritti durante la prigionia, offrendo un resoconto retrospettivo della sua partecipazione alla guerra e delle sue riflessioni sulla sua giovinezza.

Al suo ritorno in Italia, Berto iniziò la sua carriera letteraria con la pubblicazione del suo secondo romanzo, “Il cielo è rosso” (1947). Questo libro fu un grande successo, tanto da vincere il Premio Firenze per la letteratura nel 1948. Il romanzo racconta le difficili vicende di un gruppo di giovani abbandonati alla fine della guerra e costretti a vagare per l’Italia in cerca di un senso alla loro esistenza. Il tema dell’alienazione e della ricerca di significato diventò centrale nella narrativa di Berto.

Il successo di “Il cielo è rosso” fu seguito da altre opere significative, come “I racconti” (1952), “La cosa buffa” (1966) e “Il male oscuro” (1964), quest’ultimo fortemente autobiografico e incentrato sulla sua battaglia contro la depressione.

Giuseppe Berto è stato un autore che ha saputo trasformare le sue esperienze di guerra e le sfide personali in una straordinaria produzione letteraria. La sua vita e la sua opera sono un’ispirazione per coloro che cercano di trovare significato attraverso la scrittura e la profonda introspezione psicologica. La sua eredità letteraria continua a vivere attraverso le sue opere e il suo impegno a raccontare la complessità dell’essere umano. Dopo un lungo soggiorno in una clinica di Innsbruck e una parimenti lunga convalescenza a Capo Vaticano, durante la quale trovò il tempo per comporre una breve apologiaIntorno alla Calabria, dedicata agli amici, Berto morì di cancro a Roma il 1º novembre 1978; la salma è tumulata a Ricadi, nel cimitero di San Nicolò.

In conclusione, Giuseppe Berto è stato un autore italiano di grande talento il cui percorso di vita, segnato dalla guerra e dalla lotta interiore, ha influenzato profondamente la sua carriera letteraria. La sua capacità di trasformare le esperienze in parole ha reso la sua opera un importante contributo alla letteratura italiana del XX secolo.

Fonti:

BERTO, Giuseppe in “Dizionario Biografico” (treccani.it)

Giuseppe Berto – Wikipedia

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