Guerra in Medio Oriente e banche centrali. I mercati navigano a vista

Economia & Finanza

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 A Marrakech prosegue il vertice del Fondo Monetario internazionale che per l’Italia stima il rapporto tra deficit e Pil in Italia sotto il tetto del 3% nel 2026

AGI – I mercati navigano a vista, per il nuovo focolaio di crisi in Medio Oriente scatenato con l’attacco di Hamas a Israele, con lo Stato ebraico che prepara la sua risposta e i tentativi di mediazione internazionale per evitare nuove stragi di civili da entrambe le parti. E continuano a monitorare le mosse delle banche centrali sui tassi di interesse per far scendere l’inflazione, ancora lontana dal target del 2%.

In frenata il prezzo del petrolio dopo la fiammata di inizio settimana con l’apertura del nuovo fronte bellico, mentre quello del gas resta su livelli più elevati rispetto alle scorse settimane. Oggi il dato più atteso dagli investitori è quello sull’inflazione negli Stati Uniti a settembre. I numeri sulla produzione sono aumentati più del previsto a causa dell’aumento dei costi dei prodotti energetici, gli analisti si attendono un rallentamento dell’inflazione al 3,6% dal precedente 3,7%, con la componente core che potrebbe avere una frenata più marcata al 4,1% dal 4,3%.

Il dato sull’inflazione è uno degli indicatori più importanti per la Fed in vista delle prossime mosse di politica monetaria. Ieri sono state pubblicate le minute della riunione del board del Fomc del 19 e 20 settembre che mostrano come la grande maggioranza dei partecipanti ha continuato a giudicare il percorso futuro dell’economia come altamente incerto. Una maggioranza dei presenti ha indicato nelle nuove proiezioni che potrebbe essere necessario un ulteriore aumento dei tassi entro la fine dell’anno per garantire che l’inflazione torni all’obiettivo del 2%. I partecipanti alla riunione hanno sottolineato inoltre che l’inflazione attuale rimane inaccettabilmente alta, pur riconoscendo che si è moderata nel corso dell’ultimo anno.

Prosegue intanto a Marrakech il vertice del Fondo Monetario internazionale. Per il Fondo il rapporto tra deficit e Pil in Italia tornerà sotto il tetto del 3% nel 2026, si attesterà al 5% quest’anno, per poi scendere al 4% il prossimo, al 3,3% nel 2025 e al 2,7% nel 2026. Mentre Fitch incalza: le proiezioni contenute nella Nadef appena varata dal Parlamento “rappresentano un significativo allentamento della politica fiscale rispetto agli obiettivi precedenti”.

In Italia prosegue intanto il percorso verso la prossima manovra. Ieri Camera e Senato hanno approvato le risoluzioni presentate dalla maggioranza per chiedere lo scostamento di bilancio tramite cui finanziare le principali misure contenute nella prossima legge di bilancio. Lunedì mattina, il 16 ottobre, in Consiglio dei ministri sono attese la manovra, il documento di programmazione di bilancio – da inviare subito dopo a Bruxelles – e il decreto fiscale, che corre di pari passo alla finanziaria, per l’avvio della delega.

Con l’ampliamento del deficit di 15,7 miliardi di euro il governo punta a confermare il taglio del cuneo fiscale nel 2024 per i redditi medio bassi, una serie di provvedimenti in favore della natalità e la genitorialità e l’avvio del rinnovo dei contratti pubblici, con particolare attenzione al comparto della sanità. Contrarie le opposizioni che parlano di un Nadef che fa debito senza stimolare la crescita e chiedono maggiori investimenti sulla sanità.

foto © AFP – Il vertice del Fondo Monetario Internazionale a Marrakesh

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