L’Europa è condannata alla soggezione politica e militare. La gloria eurocentrica è divenuta debolezza e disorientamento del Vecchio Continente

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Il potere politico, se scevro da codardia dettata da interessi elettorali o dal timore di alterare uno status quo negativo e, più di tutto, da quella corruzione della mente che spinge a dimenticare promesse e elettori  per ragioni legate a dinamiche geopolitiche malate e antistoriche, può realmente divenire alfiere delle necessità vitali del popolo, rispettando non solo i cittadini fedeli ma anche i più fatali appuntamenti con la Storia. Se quest’ultima è  maestra di vita che rende i passati eventi archi da cui partono frecce d’insegnamento  lanciate al presente e proiettate verso il futuro, mai come oggi essa deve farci riflettere. Il momento storico politico che viviamo, in Italia e in Europa, non è solo dramma storico e dolore sociale ma modello di codardia mentale la quale adombra una corruzione generale che è alla base dei disastri del nostro tempo tra i quali spicca, sinistramente trionfante e sanguinosa, la guerra russo-ucraina.

Il dramma non cresce e si compie a causa di un destino infausto ma di un’evoluzione politica fallimentare che ormai, dal cuore di un’Italia avvilita per non dir malata, si accompagna, parallelamente, al cuore degli altri Stati in un’Europa irreale nel suo ruolo politico e militare nel mondo. Un’Italia svincolata dall’Europa così come una Francia o una Germania o una Spagna sarebbero solo agnelli da macello per le superpotenze ma, così strutturata, questa fasulla UE si trasfigurerà ben presto nel destino più drammatico per i singoli popoli europei e dal dramma sociale e geopolitico troverà principio la sua fine: non si costruisce un castello con paglia e fuscelli ponendo in cima ad esso il luccichio deviante dell’unità economica, come avvenuto nella costruzione dell’UE.

L’Italia e l’Europa stanno vivendo una grave calamità militare figlia della debolezza dell’Europa stessa nata come CEE (Comunità Economica Europea, Trattato di Roma, 25/03/ 1957)e mai divenuta una potenza geopolitica reale, federale, militare, capace di porsi sullo scacchiere internazionale come superpotenza idonea a orientare e influenzare le migliori scelte per la storia del mondo e, se guidata dai più innovativi principi, a dirigerle. Per raggiungere la sponda opposta del Rubicone devi avere il coraggio di attraversarlo quel fiume assurto ad esempio di coraggio storico, come fece Cesare che tradusse la sua visione imperiale nella più grande e fruttuosa rivoluzione della storia dell’antichità. Se, come crede lo scrivente, l’Italia è governata dalla tirannide della codardia e della corruzione intellettuale, questi  tumori sono figli della conduzione politica di soggetti tanto distanti dai bisogni reali del popolo  quanto è grande la cecità degli italiani, ancorati a una classe dirigente priva d’ogni capacità visionaria d’innovazione e progresso.

Ne deriva che una popolo indifferente, l’italiano, finisce per essere governato da servi, occulti o palesi, di poteri forti internazionali, occulti o palesi. Il tumore della politica italiana s’inserisce nella più ampia ferita di un’Europa che unita non è mai stata: i trattati che l’hanno “creata”, dal già citato Trattato di Roma all’Atto Unico Europeo(1986) sino al celebre trattato di Maastricht e, per ultimi, a quelli di Nizza e Lisbona, hanno costruito un organismo sovranazionale non fondato sulla Santa Alleanza dei Popoli d’Europa – unità politica, giuridica, sociale e militare-  ma su una monumentale farsa che pone il continente nelle più intollerabili e pericolose condizioni d’inferiorità  innanzi a stati potenti e minacciosi. I responsabili sono coloro che hanno sfruttato i voti dei popoli per creare e mantenere questa antistorica farsa, traditrice della Storia ma utile per molte carriere inutili come i ruoli ch’esse incarnano. Un’”antistorica farsa” diventa così, forse, un’espressione troppo docile che non rende a pieno l’attuale epilogo di un’evoluzione storico-geopolitica disastrosa nella fragilità dei suoi equilibri, “farsesca” nelle illusioni proclamate  e create.

L’attacco russo del 24 febbraio 2022 all’Ucraina pone il continente innanzi a tutta la sua criminosa debolezza foriera di ben più tragiche conseguenze. Chi vigila gli eventi con indifferente ottusità vi troverà una semplice guerra “locale”, chi li vigila con libertà di un pensiero onesto vedrà un orizzonte di grandi calamità. I c.d. “Trattati dell’UE”, dal 1957 al 2007, hanno creato un corpo di cristallo privo dell’elemento principale: la testa, quel cervello pulsante che stralciasse quel corpo etereo, invisibile e, in tanti decenni, realizzasse la concreta unificazione federale per un continente forte, compatto, costituzionale, non per istituzioni le quali hanno trovato origine nella codarda stoltezza di coloro che governavano e governano i singoli popoli europei ma non vogliono unificarli.

I singoli capi di Stato e di Governo hanno  firmato, in più di 50 anni, trattati e dichiarazioni ognuno dei quali, succedendo al precedente, ha reiteratamente riportato l’esigenza di una maggiore “integrazione” tra i paesi europei: parole sibilline e mancanza di fatti coperti dalle c.d. “istituzioni europee”, ciascuna delle quali è un intollerabile alibi che ha mistificato  realtà e falsità, demolendo la prima a favore della seconda nella coscienza dei popoli europei. Questa  montatura  istituzionale sovranazionale ha commesso il delitto più  grande,  popolare prima ancor che politico: non rispettare gli appuntamenti fatali con la Storia la quale richiedeva,  dopo il secondo conflitto mondiale, la creazione di uno Stato Europeo unificato politicamente,  giuridicamente, economicamente, capace di forte autodeterminazione nel mondo nella forza del suo esercito e del sua lungimiranza politica, rappresentata dalla consapevolezza che l’Europa non è un continente da sminuire ma una potenziale forza di proporzioni incalcolabili che può e deve innalzare le proprie risorse per divenire guida e luce del mondo. La  Santa Alleanza dei Popoli è stata occultata, senza vergogne, dalla fasulla unione delle patrie nel vuoto e  stravagante meccanismo delle sue istituzioni sovranazionali.

Oggi l’Europa paga il fio della follia “moderata” di chi l’ha governata senza aver contribuito a proteggerla nel suggello della lungimiranza, coraggio, intelligenza. Un caso unico nella Storia che non trova similarità con alcuna altra realtà di costruzione di una superpotenza. Il 7 febbraio 1992 i firmatari del trattato di Maastricht sognarono d’illudere le coscienze sopite dei popoli europei con l’idolatria dell’unione economica e monetaria tra le nazioni: solo malizia, tragica, immorale malizia dietro un potere stolto prima che snaturato.

Con l’entrata in vigore di una moneta unica tra le nazioni disunite i singoli stati trasformarono l’idolo in realtà, lusingando i popoli che un’unione monetaria fosse sinonimo di unità politico-militare: un laido imbroglio storico.  I trattati UE, con particolare attenzione agli ultimi due(Nizza e Lisbona), esprimono a pieno il perpetuarsi dell’antistorica “commedia del disonore” soprattutto alla luce dell’attuale tragedia militare che sta cospargendo di sangue la nazione più debole, vulnerabile e economicamente arretrata del Vecchio Continente: l’Ucraina. E’ necessario leggere gli obiettivi contenuti negli ultimi, singoli trattati UE e confrontarli con i risultati finali per onestamente accorgersi ch’essi non hanno mai avuto l’orizzonte dell’unità europea  ma solo la vuota ambizione di alimentare una farsesca propaganda “europeista” da parte di signori che l’Europa e la sua struttura non intendono modificarla.

Il Trattato di Nizza(26/02/2001), figlio del Consiglio europeo di Nizza , aveva l’ obiettivo, tra gli altri,  “di riformare il quadro istituzionale dell’Unione europea, affinché potesse far fronte alle sfide dei nuovi allargamenti”. Il Trattato di Lisbona(13 dicembre 2007) si è spinto oltre citando lo sviluppo di una “difesa europea” ch’era uno degli obiettivi primari di esso; altri minuziosi accorgimenti riguardano l’organizzazione sovranazionale di cristallo, ulteriori sceneggiature di una commedia della vergogna geopolitica e della stupidità. La Storia come maestra di vita e guida per le future generazioni è una verità che difficilmente si può contraddire.

Riportando quest’ultimo accenno al tema affrontato, possiamo rimembrare una delle lezioni più reiterate che la Storia politica ci ha lasciato, idonea,ancora oggi,ad aprirci gli occhi sul grave problema europeo: chi ha assaggiato il pomo del potere diverrà un ordigno esplosivo quando gli eventi glielo sottrarranno. Attualizzando la lezione, possiamo dire che chi, da anni, assaggia il pomo del potere o bazzica e vive attorno ad esso, nell’universo sovranazionale illusorio che ha creato, sarà un ostacolo arduo da abbattere. Per questa triste ragione occorre il risveglio epico dei popoli e la diffusione della verità politica sugli errori commessi, per generare il cambiamento e gli appuntamenti con la Storia, così tragicamente disattesi. I punti da affrontare per dimostrare la giullaresca farsa europea potrebbero costituire un lungo elenco. L’unità giuridica, civile e penale, non esiste: ogni nazione ha i propri codici.

Non era ed è dovere dei “saggi” governanti estrarre da ogni paese membro i migliori giuristi e, grazie a una commissione giuridica rappresentante tutti gli stati membri, sostituire i codici giuridici nazionali con il codice civile europeo e il codice penale europeo? I trattati prodotti in cinquant’anni non vi hanno messo mente e fatti? Perché non si elimina la CEDU(Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) per istituire una Corte di Cassazione Europea abolendo, contemporaneamente, il terzo grado di giudizio nazionale(le nazionali Corti di Cassazione)così che l’unità giuridica del continente sia realizzata e i cittadini possano adire il terzo grado di giudizio in un organo giurisdizionale europeo, gloria e luce di unità?

Andiamo oltre, meditiamo su un altro tema tanto cruciale per i destini d’Europa quanto reso, dai suoi rappresentanti istituzionali, una chimera che adombra l’inganno: può esistere un’organizzazione sovranazionale federale di Stati e un’unione politica e sociale di nazioni responsabili senza il baluardo di una Costituzione che governi il Vecchio Continente e ne costituisca l’ossatura giuridico-politica? Riportiamo mente e cuore ad un non lontano passato e smaschereremo altre intollerabili corruzioni d’ignavia: nel 2003 venne lanciato un progetto chiamato “Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa” nelle mani di una Convenzione Europea i cui lavori sono terminati il 10.07.2003. Tra convegni, incontri con i giovani europei e varie organizzazioni locali e regionali, dopo 17 mesi la su indicata Convenzione produceva un testo che veniva firmato in Roma il 29.10.2004 nella  sala in cui il 25 marzo 1957 i sei paesi fondatori firmarono i trattati che istituivano la CEE e la CEEA-Euratom: la Sala degli Orazi e Curiazi in Roma. Quest’ultimo abbaglio ha illuso i potenti di quegli anni, illusi ma non capaci d’illudere la coscienza dei popoli cui quel progetto era indirizzato.

Tutto è saltato come una bolla di sapone la cui inconsistenza era specchio di chi aveva organizzato inizio e fine dei lavori. Una Costituzione di 448 articoli, tanti quanti quelli di un codice giuridico, non è proponibile né rispettosa: la Convezione Europea ha prodotto un insulto all’intelligenza e all’onestà dei popoli europei, ha lavorato per creare un ibrido il cui numero di articoli suscita più vergogna che disagio. Tra i sentieri della codardia, nell’infausto groviglio di viltà, ignoranza  e debolezza dei potenti d’allora, i popoli, sopiti ma non stolti, hanno percepito l’elefantiaca deformità di quel progetto: durante l’iter di ratifica del testo, nel 2005, Francia e Paesi Bassi hanno fermamente votato No al referendum popolare determinando, conseguentemente, il crollo del progetto stesso.

Chi erano i potenti che occupavano le tribune d’Europa in quei lontani frangenti? Merkel, Sarkozy,Prodi e altri. La distanza tra i potenti produttori di cattivi trattati e i popoli che rappresentavano ha mostrato, allora, tutta la sua ampiezza nel seno della freddezza e diffidenza dei popoli stessi. Incapacità del potere e ottusità sragionata di chi lo esercita hanno creato, nei decenni, un corpo europeo privo di vita, d’azione,capacità di reazione, unione tra mente e braccia: un corpo attaccabile, gestibile, facilmente manovrabile. Nei fatti, nemmeno un corpo è stato creato ma solo un embrione deformato e costituito da istituzioni che nulla e nessuno rappresentano ma solo le parole che hanno empito le bocche di chi ha creato quest’illusione dal 1957 ad oggi. Un grave delitto verso la Storia, un grave peccato verso i sacri popoli d’Europa.

Oggi il continente che, nei tempi passati, ha dominato il mondo in una dimensione gloriosamente eurocentrica, è prossimo a subire gravi sventure. Il preludio è avvenuto il 24 febbraio 2022 quando la Federazione Russa ha attaccato non l’Ucraina ma l’Europa intera attraverso un colpo mortale ad uno dei suoi stati:non possiamo eludere questo pensiero perché  se credete realmente all’unità europea non potete sganciare l’Ucraina dal suo continente come un lembo sganciato dal suo corpo, non potete ingannarvi, come chi vi governa, scavando un fosso tra l’avvenuta invasione e il resto del continente. L’attacco è diretto all’Europa attraverso i popoli dell’est: una guerra premeditata nella sua criminalità e potenzialmente foriera di ben più acute sofferenze e pericoli se l’Ucraina non vincerà. E quale popolo è stato attaccato e leso? L’Ucraina è il secondo Stato più grande d’Europa e il più povero e arretrato: lo dimostra il suo PIL pro capite e il suo potere d’acquisto negli anni.

Questo Stato povero, nudo, sottosviluppato è stato attaccato dalla superpotenza russa: migliaia i lutti, le infrastrutture distrutte, le città in fiamme, le lacrime di coloro che già prima di questo crimine pativano dolore e fame. Osserviamo la catastrofe e ricordiamo l’art. 48 del Trattato di Lisbona nel quale  “L’Europa dell’unità monetaria ed economica” siglava la nascita di “una politica di sicurezza e di difesa comune comprendente una graduale definizione di una politica di difesa comune dell’Unione. Questa condurrà a una difesa comune…”. Il Trattato è del 2007, l’invasione russa del paese più povero d’Europa è avvenuto quindici anni dopo ma un comando militare unificato dotato di un esercito forte, unito e  compatto, capace di reagire implacabilmente all’invasione con la più feroce determinazione non esiste ancora.

Quindici anni perduti dopo cinquanta anni di trattati, illusioni e parole pompose che hanno adombrato la realtà oggettiva dei fatti: l’Europa è un continente debole e tale debilitazione non prelude a sereni orizzonti. Questa mortale debolezza è’ solo il principio di ben più gravi disastri politici e geopolitici. L’Europa disunita dovrebbe far proprio il capovolgimento dell’immortale predizione d’Isaia secondo il messaggio profetico, successivo, del profeta Gioele e dirsi  fieramente“Trasformeremo le nostre zappe in spade, i nostri vomeri in lance”: lo scrivente crede contro ogni apparenza ma la speranza è lungi dal tramontare.

L’Europa è un corpo di cristallo tra due incudini d’acciaio: invasa ad est da chi la odia e la cosparge di sangue; controllata ad ovest da chi la sottovaluta e la disprezza(USA). Un’Europa condannata alla soggezione politica e militare ove le superpotenze domineranno, direttamente o indirettamente, nei suoi ancor deboli passi d’unificazione totale è un continente che ha scordato la sua passata grandezza eurocentrica e non vuole imporsi sullo scacchiere internazionale ribellandosi a sudditanze geopolitiche e aggressioni militari criminali.

Se qualcuno mi chiedesse, alla luce di quanto sin qui redatto, se sono d’accordo nella prosecuzione di questo sistema geopolitico e dello status quo che lo sostiene, risponderei gridando furiosamente come Re Lear nel suo momento più glorioso: mai, mai, mai, mai, mai!

Dott. Yari Lepre Marrani

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