Una Manovra euqilibrata a tempo di record

Economia & FinanzaFisco, Giustizia & Previdenza

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Analizzando il testo della manovra che oggi inizierà il suo iter parlamentare occorre analizzare la questione sotto due diversi punti, uno formale ed uno sostanziale. Per quanto riguarda la forma, come già accaduto per altri provvedimenti il governo Meloni ha mostrato, malgrado le naturali divergenze iniziali, alla fine una compattezza che pochi forse avrebbero potuto prevedere. Una manovra realizzata in tempi stretti e con fondi assai limitati, è una cosa che, in passato, si è vista davvero pochissime volte. Non solo molto probabilmente non si assisterà ( almeno dal lato maggioranza) al classico rituale del cosiddetto assalto alla diligenza, da parte di partiti e partitini, in cerca di facile consenso, senza tenere in minimo conto la tenuta dei fondi pubblici. Ma si avrà anche dato per una volta una dimostrazione, se ancora ce ne etra bisogno, che le voci di una maggioranza spaccata e divisa, sono assolutamente infondate. E questo per un paese come il nostro è una notizia che non può non rassicurare i mercati finanziari, che infatti hanno reagito chiudendo subito tutte le posizioni corti sui bond italiani, che hanno recuperato velocemente terreno, restringendo lo spread a 190 punti base e i rendimenti dei bond decennali ben lontani dalla pericolosa soglia dei 5 punti percentuali. Con questo governo a meno di sorprese dell’ultima ora tutti i partiti della maggioranza si sono impegnati a non toccare nella sostanza la manovra appena varata. Una decisione importante sia per dare un messaggio rassicurante ai mercati, in vista dell’importantissimo appuntamento, tra due settimane, con il temuto giudizio dell’agenzia di rating Moody’s. Fino ad ora le agenzie di rating hanno espresso un giudizio favorevole sul governo, ma quello del 17 novembre con Moody’s è certamente il giudizio che desta certamente maggiore preoccupazione.

Per quanto riguarda invece la sostanza, sembra che alla fine la manovra abbia mantenuto, sulla base delle scarsissime risorse a disposizione, mostra una buona dose di equità ed equilibrio che è stato riconosciuto anche da chi, come per esempio Tito Boeri e la professoressa Fornero, certo non si possono definire vicini alle idee di centro destra. Le stesse opposizioni si sono attaccate ad provvedimenti minori, come quello dell’aumento dell’iva sui prodotti della prima infanzia ( che in realtà e una mezza verità, perchè in questo caso non viene confermato il taglio dell’iva sui prodotti per la prima infanzia perché  assorbito da aumenti di prezzo. La misura non ha funzionato e quindi è stata abolita, le risorse impegnate per quella misura sono state utilizzate per finanziare il pacchetto famiglia di questa manovra che vale un ulteriore miliardo di euro) o sua una inesistente patrimoniale come ha attaccato Giuseppe Conte dei cinque stelle, colpevole di avere messo a dure i prova i conti dello Stato con uno scellerato Superbonus edilizio. Unico intervento, che oseremmo dire sacrosanto, sulla casa, come spiegato benissimo dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, sempre più uomo ombra dell’esecutivo, riguarda l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi per chi possiede più di una casa. La cedolare secca vuol dire pagare il 21% a prescindere dal reddito ed è stata introdotta dal 2011 da Silvio Berlusconi che aveva applicato la cedolare secca agli affitti a lungo termine ma non li aveva previsti per gli affitti brevi. Gentiloni nel 2017 ha invece esteso la cedolare secca anche agli affitti brevi e allora facciamoci una domanda: è di destra equiparare l’affitto di una casa a famiglie e studenti, all’affitto di una casa a dei turisti? .Sul tema nessun compromesso: perché dentro il centrodestra, grazie al cielo, abbiamo la stessa visione, si è detto la cedolare secca al 21% rimane anche per gli affitti brevi per la prima casa, ma se uno ne ha uno, due, tre, quattro, allora può usufruire dei mille canali che già esistono per esempio affittacamere bed&breakfast eccetera oppure continuarlo a farlo al 26%” queste le parole di Fazzolari. Viene poi confermato il taglio al cuneo fiscale, misura a cui la premier tiene tantissimo e che ha fatto di tutto per mantenere anche in questa difficilissima congiuntura,  Infine il capitolo pensioni, che secondo alcuni è pure peggio di quella varata dalla famigerata Elsa Fornero sotto il governo Monti. Alcuni sostengono che ora I millenials andrebbero in pensione solo a 71 anni e che alcune pensioni,, soprattutto per gli statali sarebbero ridotte, ma siamo di nuovo nel campo della realtà leggermente distorta. La pensione a 71 anni- è una norma che esisteva già e il governo e intervenuto su questa anomalia affrontandola. “Facciamo un esempio: hai lavorato per una vita, ma purtroppo hai messo via pochi contributi, e quindi se la tua pensione sarebbe di 700 euro? Non te la do e ti devi accontentare di 500 euro. Cioè è stato introdotto con la legge Fornero un meccanismo che in sostanza toglie ai poveri per dare ai meno poveri. Questa cosa noi l’abbiamo tolta con questa legge di bilancio e quindi a 67 anni chi è nel sistema contributivo avrà diritto a prendersi la propria pensione” spiega ancora Fazzolari.

 

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