In un momento critico per l’indipendenza dei media in generale, negli Stati Uniti d’America si sta svolgendo una vertenza “epocale”, che sta gettando luce sulla lotta per la libertà di informazione nel Paese.
Il fulcro della questione ruota intorno alla denuncia depositata da Consortium News, un pilastro autonomo del giornalismo americano sin dal 1995, contro due entità apparentemente distinte, ma insidiosamente intrecciate: NewsGuard (un’azienda di cui parleremo a breve) e il governo federale statunitense. L’accusa? La palese violazione dei principi fondamentali contenuti nel primo emendamento costituzionale1, la “pietra miliare” in difesa dell’espressione non condizionata nella nazione a stelle e strisce.
I guardiani delle notizie che “colorano bollini” in tutto il mondo
Al centro dell’uragano, dunque, ci sarebbe prima di tutti la ormai celebre NewsGuard, una “polizia del pensiero” privata d’oltreoceano che si spaccia come “custode della verità” online. Il suo modus operandi? Un’estensione digitale installabile che, in teoria, dovrebbe fornire agli utenti un sistema di valutazione dei siti web, con un’icona verde per i più credibili e rossa per quelli “diffusori di menzogne“.
Tuttavia, dietro questa “facciata di obiettività“, pare che si celi un’arbitrarietà molto preoccupante: i criteri adottati dal “fact checker“, infatti, sarebbero assai ambigui, in quanto si rifarebbero in maniera sistematica – e senza alcuna confutazione o indagine critica – alla narrativa “ufficiale” delle istituzioni. Il risultato? Ogni opinione più approfondita, che risulti contraria o dissenziente da quella accreditata, viene immediatamente etichettata come “eretica” e silenziata, quindi.
Dall’italiana Byoblu, che ebbe da ridire sulla validità delle vaccinazioni contro il Co.Vi.d./19 (nonché sull’immotivata necessità delle tanto sbandierate mascherine e restrizioni), all’americano Consortium News, che invece ora avrebbe espresso giudizi non in linea già tracciata sulla guerra russo-ucraina, nessuno è al sicuro dalla stretta censoria di NewsGuard.
Le fonti monodirezionali affidabili… nel riscrivere la storia
Intanto il dato è che, in Italia come oltreoceano, troppe accuse infondate sulla diffusione di fake news stanno piovendo indiscriminatamente su chiunque osi mettere in discussione la cantilena “approvata” a proposito di temi scottanti come la pandemia o il panorama geopolitico.
In particolare, Consortium News avrebbe osato scrivere dei pezzi evidenziando il ruolo degli Stati Uniti d’America negli eventi tumultuosi che hanno segnato il cambio di governo a Kiev nel 2014, durante l’Euromaidan. E NewsGuard, stizzita e scandalizzata, avrebbe addirittura richiesto via mail redazionale una rettifica dell’articolo, per “adattarlo” perfettamente alla narrazione governativa, minacciando altrimenti di “bollare” il sito consortile come “fonte inattendibile“.
Un vero e proprio colpo diretto alla facoltà di informare e di informarsi, da cui è scaturito il procedimento legale intentato dai professionisti d’oltremare, per i quali sarebbe inaccettabile il danno procurato da un apposto bollino diffamante.
Il Ministero della Verità (di parte) è alle porte
Ma il quadro si fa ancora più inquietante: NewsGuard non starebbe agendo da sola, tanto che il sospetto si fa certezza nell’apprendere che questa azienda, invece, avrebbe operato “a braccetto” con il Ministero della Difesa americano, attraverso il programma “Misinformation Fingerprints“, di cui essa stessa cita che “[…]Grazie alla sovvenzione, le Misinformation Fingerprints di NewsGuard sono state utilizzate con strumenti di ascolto sociale AI/ML dal Cyber Command degli Stati Uniti, per monitorare contenuti contenenti informazioni errate e disinformazioni sponsorizzate dallo Stato e per identificare le principali fonti che pubblicano false narrazioni note”. In pratica siamo di fronte ad una sorta di controllo orwelliano sullo storytelling da raccontare.
Il conflitto d’interessi, poi, diventa palese osservando che i membri chiave di NewsGuard sono spesso ex alti dirigenti dell’intelligence statunitense, fra i quali Michael Hayden (già alla guida della CIA e dell’NSA) e Anders Fogh Rasmussen, precedentemente segretario generale della NATO. Un organo “di un certo peso” dunque, retto da ex funzionari dei servizi segreti dello zio Sam, investiti – senza sapere bene il come e il perché, ma immaginando bene da chi… – del potere di sindacare il lavoro giornalistico altrui.
A questo punto, la denuncia di Consortium News comincia a rappresentare un vero e proprio “baluardo” contro questa lampante minaccia all’indipendenza della stampa e alla libera opinione. È cruciale, pertanto, che questa causa ottenga un esito positivo, affinché si abbia nuovamente la legittimità a proteggere – si spera, se non globalmente, almeno nella “semisfera atlantista” – il diritto fondamentale di informare senza censure, nonché la possibilità di esprimersi in modo divergente senza dover avere dei timori.
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Michele Crudelini del 31 ottobre 2023), sito di Consortium News, Wikipedia, Italia in Dati, NewsGuard;
Canali YouTube: Consortium News.
Antonio Quarta
Redazione Il Corriere Nazionale
Note di riferimento:
- Il primo emendamento, su cui regge gran parte della “democrazia” d’oltremare, riporta che: “Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione; o che limitino la libertà di parola, o della stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea e di fare petizioni al governo per la riparazione dei torti”.