di Melinda Miceli
Perla della Lucania, capoluogo di provincia, situata a 823 m. s. m, magnifico Locus, potente per le sue acque dedicate alla figura di Hercules che sorge roccioso nell’alta valle del fiume Basento, alle pendici meridionali del Toppa Romito, dove si incontrano i torrenti Gallitello, Rifreddo e Tiera. Potenza si rispecchia in Amatrice, con cui si è gemellata dal 2007. Nel nucleo primitivo, posto nella sottostante contrada Murata, sono stati trovati notevoli reperti. Solo nel XIII secolo ha conquistato l’attuale collocazione, più elevato per meglio contrastare l’avanzare dei nemici. La via Pretoria, centro del traffico cittadino, si allunga lungo una cresta di origine montuosa.
Vi si aprono la Piazza Sedile col Municipio, e la quadrata Piazza Mario Pagano con il palazzo del governo, in cui ha sede anche il consiglio provinciale dell’economia e l’archivio provinciale. A sinistra, come nella miglior tradizione di cultura il teatro Francesco Stabile, a destra gli uffici giudiziari e la biblioteca. La città si è ampliata di quartieri, palazzi ed edifici, tra i quali il quello del Provveditorato alle opere pubbliche. In Piazza 18 agosto 1860 troneggia il busto di Zanardelli, propugnatore e legislatore della rinascita della Basilicata, e il monumento ai caduti. Più a S. l’imponente mole del seminario ecclesiastico.
Nella parte esterna del quartiere settentrionale sono sorti il Museo Provinciale, la villa, la caserma Basilicata, le case per impiegati e, sul declivio di due opposte colline, i villaggi agricoli di Betlem e Francioso. La coltivazione della vite, che offre il pregiato Aglianico del Vulture. Il territorio è difficilmente coltivabile ma adatto alla pastorizia. Permangono però vive tradizioni come la caratteristica processione dei Turchi nella festa del patrono S. Gerardo. La cattedrale, rifatta alla fine del sec. XVIII da A. Magri, è a una navata sormontata da cupola. La chiesa di San Francesco, del sec. XIIl, ha una bella porta lignea del sec. XV e nell’interno, tra altro, il sepolcro di Donato Grasi, morto nel 1534.
La chiesa di S. Michele Arcangelo, del XI o XII sec., conserva dell’antica costruzione principalmente l’esterno, mentre l’interno ha subito varie correzioni. Nel Museo provinciale lucano si trova un’importante collezione di oggetti di scavo della regione. La provincia di Potenza, stretta tra i monti, può vantare la ubertosa zona del Vulture e il Monte Pollino, patrimonio boschivo tra i più rinomati. Questi luoghi impervi, dagli inverni rigidi e le scosse telluriche frequenti, sono terre forti, che hanno dato eroi del Risorgimento come il sacerdote Maffei, repubblicano e mazziniano, convinto che il Cristianesimo non potesse convivere con gli oppressori del popolo. Terre fiere, contro il Male, come Hercules e poi come l’Arcangelo Michele.
I Laghi di Monticchio
Ai piedi dell’Abbazia benedettina di San Michele, nel cratere eruttivo del Sul Monte Vulture (un vulcano spento)si specchiano i laghi di Monticchio. Il Lago Grande regala un colpo d’occhio magnifico su tutta la zona vulcanica e copre un’area di 40 ettari mentre il Lago Piccolo 10 ettari. Separati da un sottile lembo di terra ed incorniciati da boschi di castagni sono luoghi fatati; il Lago Grande ha una colorazione verde olivastro, mentre il Lago Piccolo ha un’acqua di colore verde intenso. Il territorio circostante è caratterizzato da una rigogliosa vegetazione che consente la sopravvivenza di diverse specie floreali e faunistiche.
Alle pendici del Vulture, diversi sentieri conducono alla riserva naturale di 187 ettari, che ospita molti luoghi di interesse come antichi monasteri, fonti di acqua potabile e siti culturali. Nelle credenze religiose del mondo antico, la presenza dell’arcano dell’acqua è profondamente legato ai culti pagani. Tracce di uno di questi si trovano a Monticchio, dove alcuni scavi tra la fine dell’Ottocento e la seconda metà del Novecento documentano l’esistenza di un santuario dedicato a statue femminili legate all’acqua. La zona è poco distante dai famosi laghi del principale cratere eruttivo del vulcano spento del Colle del Vulture, sito che raggiunse il suo massimo splendore in epoca lucana. In particolare vi è custodita una divinità femminile, testimoniata dal ritrovamento di un materiale votivo, tra cui numerose terrecotte a motivi geometrici rappresentanti figure femminili. Il culto di Era fu spesso associato alla presenza di Hercules in vari siti e il culto dell’acqua era associato ad aspetti terapeutici come confermato dal gran numero di offerte anatomiche rinvenute nello stesso sito. Numerosi scavi hanno permesso di determinare la posizione della fossa in località nell’antichità, Varco delle Crete. Il luogo nell’antichità rappresentava un punto di riferimento per la fertilità agricola e ciò rafforza l’esistenza dell’antico santuario di devozione lucano i cui reperti sono esposti nel Museo Provinciale di Potenza che offre un quadro archeologico dell’intera regione. Infatti Ercole, espressione di potere eroico, divino, viene rappresentato migliaia di anni prima dei Greci e Romani, nella Mesopotamia come dio della bonifica, della terra fertile e infine dell’agricoltura. Persino nelle acque alluvionali del Tigri e dell’Eufrate si racconta che fosse adorato come dio, eroe, infine egli doma i cataclismi, e fu quasi identificato dai Romani con varie divinità dell’agricoltura, per cui egli propiziava i buoni raccolti l’allevamento del bestiame.
Ercole l’eroe che doma i cataclismi, fu quasi identificato dai Romani con varie divinità dell’agricoltura, per cui propiziava i buoni raccolti l’allevamento del bestiame. La sua figura fu così popolare che alcune famiglie regnanti, specialmente quelle del mondo greco antico, per assicurarsi il sostegno di sudditi, si dichiararono discendenti di Ercole, a volte usando anche il titolo di Eraclide. Così fecero i re di Sparta, Pergamo, Lidia, Macedonia, ecc. L’effigie di Eracle, dei suoi simboli, come la cornucopia erano riprodotti persino sulle monete. Basti citare la nostra moneta di una lira riportava su un lato la celebre cornucopia di Ercole. Ma Ercole, espressione di una forza eroica, divina, protettrice contro le maggiori avversità non è specifica solo del mondo antico greco-romano, troviamo i suoi equivalenti sia pure indicati con nomi diversi, raccontati nelle leggende più varie, in tutte le mitologie vincitore di draghi e demoni, dominatore delle tenebre.
Questa è solo una sintesi delle infinite sfaccettature di una città sospesa sul tempo, come un ponte tra Magna Grecia e modernità. Non resta che percorrerla, come Hercules e abbeverarsi alle fonti della sua cultura millenaria.