Il Bari perde la testa, la dignità e la partita. La Reggiana espugna il San Nicola meritatamente

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Foto SSc Bari

Bari e Reggiana si giocavano un posto utile per uscire dall’anonimato ma anche per distanziare ulteriormente la zona rossa molto vicina, con il Bari privo di ben cinque elementi e con la Reggiana priva di sei tra squalificati (tre) e defezioni dell’ultimo minuto (tre giocatori in un colpo solo per improvvisi problemi influenzali) e per il Bari, sulla carta, sarebbe dovuto essere un impegno non proprio improbo ma quanto meno sulla carta abbordabile, perché con i giocatori apparentemente di qualità che si trova nella rosa, non vincere oggi avrebbe avuto il sapore di rabbia e depressione. Tra l’altro c’era da reagire dopo la beffa di Ascoli. Ed invece, puntuale, ecco la nota legge di Murphy che si è ancora una volta materializzata a sfavore dei biancorossi. E si, perché quando si gioca al cospetto di squadre decimate per le quali è lecito attendersi una vittoria, con giocatori che non segnano gol da mesi, quando anche le avversarie non vincono da mesi o che sono in difficoltà, c’è sempre il Bari che provvede a sistemare le cose. In qualunque categoria. Si ricorderà di Francavilla Fontana tre anni fa quando la squadra di casa scese in campo senza dieci titolari e senza dirigenza, tutti squalificati: il Bari riuscì nell’impresa di perdere per 3-0. E di esempi ne potremmo farne tanti. Piccoli record solo del Bari.

Forse la più brutta partita di tutti i tempi, nemmeno ai tempi matarresiani di Lipatin abbiamo intravisto simili prestazioni. Non c’è stato niente da salvare. Sconcertante. E’ stato un mix di tutto, scarsa condizione fisica, mancanza di corsa, sincronismo inesistente, reparti sfilacciati, nessun tiro in porta, nessuna azione pericolosa creata, cattiveria mai vista, idee pari allo zero, insomma il “Nulla” del celebre film Storia Infinita (The NeverEnding Story), l’oscura entità che distrugge tutto.

Bari che ha stentato nella manovra in avanti e che non si mai acceso.

E’ mancata la pressione, e la Reggiana, inevitabilmente, ha sfruttato questo assist sul piatto d’argento giocando bene il pallone, creando gioco fino ad andare in gol con l’ex (puntale, un classico) di turno Fiamozzi e mantenendo alta la palla quasi fosse punta nell’orgoglio della classica squadra con pesanti assenze, atteggiamento normale per chi si trova in queste situazioni di difficoltà di numero e tecniche.

Tutti hanno pensato che nel secondo tempo le cose sarebbero cambiate a partire dall’atteggiamento, ed invece è stato uguale al primo, se non peggio. Tunnel improbabili di Edjouma, oggi davvero nullo, anzi dannoso, Dorval che continua a dimostrare che la difesa non è per lui, Maita forse alla peggiore partita della sua carriera, Puscas inesistente, Menez svogliato che, forse, si crede di essere un intoccabile, Marino che dovrebbe essere uno che “insegna calcio” ma non si prende mai le responsabilità, e fermiamoci qui che è meglio.

E pensare che la Reggiana ha perso, strada facendo, altri due giocatori di peso come Gondo e Pieragnolo usciti infortunati. Bandiera bianca? Macché.

Il Bari non c’è mai stato, ha continuato ad essere un fantasma in campo. Si pensava ci fosse una reazione dopo Ascoli ma non si è mossa foglia. Pareggiare sarebbe stato oro oggi, una vera impresa con questo Bari assente. Addirittura ha incassato il secondo gol su una sgroppata di Bianco lasciato colpevolmente correre da solo da centrocampo fino al tiro in porta. Incredibile.

E’ stato come se mancasse la connessione internet nel Bari, è mancato il modem, mai vista una partita simile in tanti anni.

Su un rimpallo Matino con un tiro sporco ha accorciato le distanze ma il Var gli ha detto no. E’ stato l’unico tiro in porta, fortunoso, ed è stato pure annullato. E diciamo che non se lo sarebbe nemmeno meritato. Lo strazio, per fortuna, ha visto la fine dopo sette lunghi minuti di recupero. Fischi meritati per una prestazione vergognosa.

Quando deve andar male va male in tutti i sensi. Ci si era illusi che qualcosa potesse cambiare ma di fatto, per ora, il Bari è quello che si vede, ovvero il Nulla. Anzi, oltre il nulla.

Occorre guardarsi le spalle quand’anche qualcosa dovesse funzionare da adesso in poi perché con questo Bari c’è poco da sperare, anzi, così si retrocede senza tanti playout.

Non è possibile non tirare in porta nemmeno una volta, in casa, contro un avversario neopromosso, alle spalle in classifica, senza sei titolari e con altri due usciti per infortunio. No, questo non è possibile nel calcio, è fuori del normale a prescindere dal tipo di rosa che si ha a disposizione. E quella del Bari, fino adesso checché se ne dica, è davvero scarsa nonostante qualche nome. E non c’è molto tempo a disposizione per attendere, i giocatori devono essere pronti, non si possono aspettare le calende greche perché così si va diretti in C.

Una debacle quella del Bari oggi. Però c’è modo e modo di perdere. Si deve gettare il sangue nel campo, si deve correre, la maglia deve essere intrisa di sudore, non si può “giocare” così.

Si è detto tutto e c’è poco da discutere, Come si può rimediare? Non lo sappiamo, se non si riesce a fare nulla di buono in queste occasioni vuol dire che questa è la squadra, ed è lo specchio della realtà. Sì d’accordo, potrà accadere di vincere, forse per sbaglio, qualche partita, ma la sostanza, la base, è questa e così non si va lontano, anzi. Ad Ascoli, come a Piacenza, il Bari è sparito dai radar dopo il doppio vantaggio, oggi non è nemmeno apparso nel monitor e così anche in altre circostanze. Come si può scrutare un orizzonte che, ad oggi, si ferma al tetto?

Quando ci si chiedeva che se c’era la possibilità di fare qualcosa di buono, puntualmente è cascato il mondo addosso. E a Bari, in questa piazza così calorosa che sa dare tanto ma sa anche allontanarsi, non si può giocare coi sentimenti dei tifosi. Questa è una piazza che deve vivere di emozioni, di speranze, di entusiasmo. Se vengono meno questi è inutile creare aspettative, queste prestazioni non sono da Bari.

Al di là delle crepe evidenti tra tifoseria organizzata (e non) e società, c’è da puntare l’indice verso i giocatori che oggi hanno dimostrato di avere poco attaccamento alla maglia.

Si può perdere una gara, ma l’orgoglio non deve mai mancare, ed invece oggi giocatori sembravano quasi fossero messi per caso in campo, senza mordente, davvero una vergogna. Facciamo fatica a individuare il peggiore oggi.

Inutile farsi illusioni, pensare che “si, in fondo siamo a soli quattro punti dai playoff” è fiato sprecato, si creano aspettative che questa squadra non garantisce, anche perché si è anche a “soli” cinque dai playout, è bene ricordarlo, e con questa squadra si fa fatica a sperare diversamente.

Non è cambiato nulla fino adesso, la sensazione è quella che al di là di Kallon che almeno corre ma non azzecca un tiro in porta, gli altri sono poco utili alla causa. Puscas è ancora un corpo estraneo al gioco, Lulic è entrato ad un minuto dalla fine o gioca spiccioli di gara, i nuovi avrebbero dovuto cambiare volto alla squadra ed invece le cose sembrano addirittura peggiorate. Qui non c’è tempo da perdere, non si possono attendere tempi lunghi, i giocatori devono essere già pronti, non ci si può permettere il lusso di aspettarli.

La società si dimena con mezze parole, “vendo, non vendo”, “si va avanti”,”aggrediremo il mercato”, ma così, senza certezze, non si può andare avanti in questa città.

Si è disorientati dalla prestazione, la Reggiana, decimata, ha fatto quello che ha voluto mantenendo un’identità precisa giocando a modo suo con personalità e vincendo strameritatamene la partita.

Non tiriamo linee, non facciamo bilanci, quelli ce li riserviamo a fine torneo, però qualche domanda e qualche considerazione è lecito porsela. E venerdì si va a Palermo forse con qualche altro colpo in canna del mercato. E vero che la vita non si capisce se non accompagnata da una grande sofferenza ma… c’è un limite a tutto!

Massimo Longo

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