Tutti i numeri e la storia della presenza delle donne nella politica italiana
Autore: Maria Carmela Fiumanò
ROMA – Nell’epoca della prima donna premier in Italia, quante sono le donne in Parlamento e al Governo? E nelle legislature precedenti? Facciamo un po’ di confronti in occasione dell’8 marzo.
Analizzando i dati dell’Ufficio studi della Camera, nella XIX legislatura, la prima con la riduzione del numero dei parlamentari e con una donna premier, la rappresentanza femminile è in lieve flessione, con un calo che si registra in entrambe le Camere: le donne elette in Parlamento sono circa il 33% del totale (di cui 129 alla Camera e 69 al Senato).
Nel 2018 (la XIX legislatura) si toccò il record del 35% delle elette anche perchè per la prima volta si votò con una legge elettorale alle politiche che conteneva l’obbligo dell’alternanza di genere in lista. Questo risultato ci pone appena sopra la media dei Paesi UE-27, che risulta pari al 32,4 per cento.
Quanto ai governi, il primato della rappresentanza femminile fu della squadra di Renzi. Bene Meloni. Il maggior numero di donne al governo si è registrato a partire dal 2006, coi governi Prodi II, Berlusconi IV, Letta, Renzi e Gentiloni. Delle 8 ministre (su 16 titolari di dicasteri: la metà esatta) presenti all’avvio del governo Renzi, tre hanno presentato le dimissioni e sono state sostituite da uomini. Su oltre 1.500 incarichi di ministro assegnati nei 64 governi della Repubblica (prima di Meloni), le donne ne hanno ottenuti 78 più 2 interim.
Di questi, 38 incarichi sono stati di ministro senza portafoglio. Alle donne sono stati affidati incarichi prevalentemente nei settori sociali, della sanità e dell’istruzione: ben 48 dicasteri su 80 (inclusi i 2 interim). Nessuna donna dalla I legislatura a oggi, ha rivestito l’incarico di ministro dell’Economia e delle finanze o delle infrastrutture e dei trasporti, dicasteri di vero ‘peso’.
Molto utile per capire il cammino delle donne nelle istituzioni nella storia Repubblicana è il rapporto ‘Parità vo cercando’, preparato dall’Ufficio valutazioni impatto del Senato con un riepilogo dei dati dal 1948 ai giorni nostri. Il dossier ricostruisce l’andamento della presenza femminile nelle istituzioni e al governo.
PARLAMENTO
Le donne sono aumentate in maniera importante: dal 5% della I legislatura si è arrivati a superare il 35 per cento nella XVIII legislatura, grazie anche alle specifiche disposizioni per il riequilibrio di genere introdotte dalla legge elettorale del 2017. Questo trend è confermato anche nella attuale legislatura: la percentuale di donne in Parlamento supera infatti circa il 33 per cento (anche se il dato è in calo rispetto alla precedente).
GOVERNO
Dopo 64 governi retti solo da uomini, nel 2022, per la prima volta nella storia della Repubblica, la carica di Presidente del Consiglio è stata assunta da una donna, Giorgia Meloni. Il Governo Meloni è uno dei tre Governi che ha fatto registrare il maggior numero di ministre, viceministre e sottosegretarie.
DAL ’48 (POCHE ELETTE) ALLA PRIMA PREMIER
Il 18 aprile 1948 si sono tenute le prime elezioni politiche dell’Italia repubblicana. Poche le donne elette in quella prima legislatura: 4 senatrici e 45 deputate, il 5%. Ci sono voluti quasi 30 anni (e altre sette legislature) perché nel 1976 fosse superata la soglia delle 50 presenze in Parlamento, e altri 30 anni per arrivare a 150. Quota 300 è stata superata solo nel 2018, con 334 elette (il 35 per cento). Le urne del 2022 hanno confermato la tendenza: le donne oggi rappresentano stabilmente un terzo dei parlamentari. Nel 2022 è stato anche infranto il ‘soffitto di cristallo’ istituzionale: dopo 64 governi retti da uomini, una donna, Giorgia Meloni, leader del partito di maggioranza relativa, per la prima volta ha assunto la carica di Presidente del Consiglio, dando vita a uno dei tre governi con maggiore presenza femminile (19 donne) nella storia della Repubblica. Un’altra donna, Elly Schlein, è stata eletta segretaria del principale partito di opposizione nel febbraio 2023. Per rompere definitivamente quel ‘tetto di cristallo’ ai vertici delle istituzioni manca solo il Quirinale. Nella Sala delle donne, istituita da Laura Boldrini a Montecitorio nel 2016, manca infatti soltanto la foto della prima presidente della Repubblica. Al momento è stato messo uno specchio (con scritto ‘Potresti essere tu la prima’) in cui ogni donna che visita la Camera dei deputati può specchiarsi e ‘sognare’.
LA PARITÀ DI GENERE IN COSTITUZIONE, E NEL ‘ROSATELLUM’
La Costituzione italiana riconosce, all’articolo 3, il principio della parità di genere, che nel 2003 è stato rafforzato grazie a una modifica dell’articolo 51: “la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini’. La riforma elettorale del 2017, legge n. 165 (il cosiddetto ‘Rosatellum’) ha introdotto varie disposizioni per il riequilibrio della rappresentanza. Altre norme sono previste dalle leggi elettorali per Europarlamento, Regioni ed Enti locali.
LE DONNE NEI GOVERNI DELLA REPUBBLICA
Dal 1948 al 2022 l’Italia ha avuto 65 governi retti da 31 diversi Presidenti del Consiglio, tutti uomini fino all’ottobre 2022. Solo con l’attuale legislatura una donna, Giorgia Meloni, è diventata Presidente del Consiglio. Il suo governo è composto, oltre a lei, da 18 donne.
La prima sottosegretaria è stata la Dc Angela Maria Guidi Cingolani, sottosegretaria all’industria e commercio nel VII governo De Gasperi (1951). La prima ministra è stata Tina Anselmi, altra Dc, responsabile di lavoro e previdenza sociale nel governo Andreotti III (1976). Tredici governi sono stati composti solo da uomini. Solo dal 1983, col governo Fanfani V, la presenza di ministre è diventata costante.
Nel 1996, col governo Prodi I, per la prima volta è stata superata quota 10 donne (tre ministre e nove sottosegretarie). Il maggior numero di donne si è registrato a partire dal 2006, coi governi Prodi II, Renzi, Conte II, Draghi e Meloni. Nessuna donna ha mai rivestito l’incarico di ministro dell’economia e delle finanze.
LE DONNE DEL GOVERNO MELONI
Nel nuovo Esecutivo, le donne ministro sono 6, il 25% sul totale dei ministri. Si tratta di Anna Maria Bernini (Università e ricerca), Elisabetta Casellati (Semplificazione e Riforme), Marina Calderone (Lavoro e Politiche sociali), Alessandra Locatelli (Disabilità), Eugenia Roccella (Famiglia e Pari opportunità), Daniela Santanché (Turiamo). Nel Governo precedente, quello di Mario Draghi, le donne erano 8 su 23 ministri.
Nel Governo Meloni, le cariche di viceministro e sottosegretario ricoperte da donne sono 12 (31,6%) su un totale di 38. Nel dettaglio: 2 le vice ministro (Vania Gava all’Ambiente e Maria Teresa Bellucci al Lavoro) e 10 i sottosegretari donna (Giuseppina Castiello e Matilde Siracusano ai Rapporti con il Parlamento; Maria Tripodi agli Esteri; Wanda Ferro all’Interno; Isabella Rauti alla Difesa; Lucia Albano e Sandra Savino all’Economia; Fausta Bergamotto alle Imprese e Made in Italy; Paola Frassinetti all’Istruzione; Lucia Borgonzoni alla Cultura).
Insomma, tra ministre, viceministro e sottosegretarie, più la presidente del Consiglio, nel governo Meloni ci sono 19 donne su 63 componenti totali.
I SEGGI IN ‘ROSA’ NEL PARLAMENTO ATTUALE
Nella XIX legislatura, iniziata il 13 ottobre 2022, sono state elette 69 senatrici e 129 deputate su un totale di 600 parlamentari (il 33%). La presenza femminile è rimasta stabile anche dopo la riduzione del numero dei membri del Parlamento: uno su tre è donna (nella precedente legislatura, la XVIII, iniziata il 23 marzo 2018, le donne erano 334: il 35%, 205 deputate e 109 senatrici).
In Senato la presenza femminile si attesta oggi a circa il 35%.
La percentuale di donne è più alta tra gli eletti nei collegi uninominali (45%). In nove regioni (Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Campania, Sicilia e Sardegna) le donne superano il 35% degli eletti al Senato. La Calabria è sotto il 20%. Umbria e Molise non hanno eletto senatrici.
Alla Camera dei deputati le donne sono il 32%, con una differenza ridotta tra collegi uninominali (31 %) e plurinominali (34%).
In 16 circoscrizioni su 28 la percentuale delle elette è superiore alla media nazionale; quattro circoscrizioni arrivano al 50% e una sola, il Trentino Alto Adige, raggiunge il 57%. Basilicata e Valle d’Aosta non hanno eletto deputate.
LE PRESIDENTI ALLA CAMERA
La carica di presidente della Camera è stata ricoperta da una donna in 5 legislature su 19: nelle legislature VIII, IX e X, con l’elezione di Nilde Iotti (Pci);nella XII legislatura, con Irene Pivetti (Lega Nord); nella XVII legislatura, con Laura Boldrini (Sel).
La prima e unica donna presidente del senato è stata, nella XVIII legislatura, Maria Elisabetta Alberti Casellati (Fi).
La presenza femminile negli organi parlamentari – Consiglio di presidenza del Senato e Ufficio di presidenza della Camera – è stata minima fino alla X legislatura. La prima vicepresidente alla camera è stata eletta nel 1963, con la IV legislatura (Maria Lisa Cinciari Rodano), mentre al Senato nel 1972, con la VI legislatura (Tullia Romagnoli Carettoni). Le prime donne alla carica di questore, una per ciascuna Camera, sono state elette nella XI legislatura.
CONSIGLIO DI PRESIDENZA DEL SENATO
Le donne sono 9 (su 21): 3 vicepresidenti -Anna Rossomando (Pd), Maria Domenica Castellone (M5S) e Licia Ronzulli (Fi)- nessun questore e 6 segretari: Erika Stefani (LSPPSd’Az), Valeria Valente (Pd), Daniela Ternullo (Fi), Giusy Versace (Az-IV-RE), Elena Murelli (LSPPSd’Az), Daniela Sbrollini (IV-C-RE).
L’UFFICIO DI PRESIDENZA DELLA CAMERA
Conta invece 5 donne (su 22): una vicepresidente, Anna Ascani (Pd), nessun questore e quattro segretari di presidenza: Carolina Varchi (FdI), Annarita Patriarca (Fi), Gilda Sportiello (M5S) e Mara Carfagna (Azione). I dati sulle donne nella storia della politica istituzionale italiana.
LE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Dalla I alla XVIII legislatura, le presidenze di commissioni parlamentari permanenti attribuite a donne sono state 41: 16 al Senato e 25 alla Camera. Le prime commissioni a guida femminile sono state, nella VII legislatura, la commissione affari costituzionali (Nilde Jotti, Pci) e la commissione igiene e sanità pubblica (Maria Eletta Martini, Dc) alla Camera dei deputati.
Le prime presidenti di commissione al senato sono state invece elette nella XI legislatura: commissione difesa (Vincenza Bono, Psdi) e commissione igiene e sanità (Elena Marinucci, Psi). Il numero più alto di donne presidenti di commissione si è registrato nella scorsa legislatura: 8 al senato e 10 alla camera.
Nella attuale legislatura ci sono 8 presidenti di commissione donna, 4 al Senato, 1 alla Camera e 3 per le commissioni bicamerali. Alla Camera, nessuna delle quattordici Commissioni permanenti è attualmente presieduta da una donna; al Senato la presidenza è assegnata ad una donna in due Commissioni su dieci.
In prevalenza sono state affidate alle donne, nel succedersi delle legislature, commissioni competenti in materia di giustizia e nei settori della difesa, della sanità e dell’istruzione. Nella XVIII legislatura per la prima volta una donna, Carla Ruocco (M5S), ha guidato la Commissione finanze.
Nessuna donna ha mai presieduto la Commissione bilancio.
COMMISSIONI SENATO
Per le commissioni permanenti: Giulia Bongiorno, presidente della Commissione giustizia e Stefania Craxi, presidente della Commissione affari esteri e difesa;. E poi Stefania Pucciareli, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani e Liliana Segre, Commissione straordinaria intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza.
UNA SOLA DONNA ALLA CAMERA GUIDA UNA COMMISSIONE: Chiara Gribaudo, Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in italia.
LE BICAMERALI
Quattro donne al vertice: Barbara Floridia, Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi; Michela Vittoria Brambilla, Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza; Chiara Colosimo, Commissione antimafia; Martina Semenzato, Commissione Femminicidio.
COMMISSIONI DI INCHIESTA: Per quanto riguarda le commissioni parlamentari di inchiesta – bicamerali e monocamerali – fino alla XVIII legislatura, su 111 presidenze le donne ne hanno avute 15 (il 13,5%): otto bicamerali (su 56) e sette (su 55) monocamerali.
LA PRIMA PRESIDENZA BICAMERALE è stata di Tina Anselmi, che nell’VIII e nella IX legislatura ha presieduto la Commissione d’inchiesta sulla P2. La commissione Antimafia ha avuto tre presidenti donne su 15 (Tiziana Parenti nella XII legislatura e Rosy Bindi nella XVII; nell’attuale legislatura c’è Chiara Colosimo).
Lidia Menapace, eletta nella XV legislatura al vertice della Commissione sull’uranio impoverito, è stata la prima donna a presiedere una Commissione monocamerale al Senato. Nella XVIII legislatura, una sola commissione d’inchiesta monocamerale è stata presieduta da una donna: la Commissione di inchiesta sul femminicidio, guidata al Senato da Valeria Valente.
Anche al vertice delle commissioni e dei comitati di controllo, di indirizzo e di vigilanza in oltre 70 anni la presenza di donne è stata minima. Rosa Russo Jervolino, nella IX legislatura, è stata l’unica donna a presiedere la Vigilanza Rai (13 gli uomini, compresa la XVIII legislatura); Nessuna donna è stata al vertice del Copasir, il Comitato per la sicurezza della Repubblica: sei gli uomini (compresa l’attuale legislatura).
Al contrario, la Bicamerale per l’infanzia non ha mai avuto presidenti uomini, mentre le donne sono state sette, contando anche l’attuale presidente Vittoria Brambilla (prima di lei Mariella Scirea, Maria Burani Procaccini, Anna Serafini, Alessandra Mussolini e Licia Ronzulli).