I Campi Flegrei fanno di nuovo paura, anche per i gas

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Al di qua dei rischi sismici, eruttivi, e legati al bradisismo, sarebbe indispensabile innanzi tutto monitorare attentamente le concentrazioni dei gas vulcanici a Pozzuoli.

La zona dei Campi Flegrei, in Campania, è un luogo di grande interesse geologico e storico, ma anche di potenziale rischio vulcanico.

Questa vasta area vulcanica, situata a ovest di Napoli, è stata attiva sin dall’antichità. È un antico supervulcano che comprende comuni come Napoli, Pozzuoli, Quarto e altri. La sua caldera, con un diametro di 15-18 km, ospita numerosi crateri e manifestazioni gassose e idrotermali.

Circa 40.000 anni fa i Campi Flegrei hanno subìto una super-eruzione, un evento così violento da coprire regioni centrali e orientali del Mediterraneo con ceneri vulcaniche, fenomeno meglio noto come “Ignimbrite Campana”.

Si stima che questa terribile eruzione abbia potuto disperdere addirittura 250-300 km³ di cenere su un’area di 3,7 milioni di km², laddove l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. aveva rilasciato solo 10 Km3 di materiale (https://www.focus.it/scienza/scienze/attenti-ai-campi-flegrei-se-eruttassero-come-40-000-anni-fa).

Attualmente la zona dei Campi Flegrei è monitorata attentamente, giacchè pur in mancanza di segni immediati di un’eruzione imminente, il rischio non può essere escluso.

Infatti negli anni più recenti il tasso di bradisismo, ossia di sollevamento del suolo dovuto alla pressione sottostante di gas, magma e roccia, è aumentato e sono aumentate di frequenza e di potenza le scosse telluriche che hanno spesso epicentro alla “Solfatara” o in aree limitrofe ad essa.

Tra le scosse più recenti ricordiamo le seguenti:

 3 febbraio 2024:

alle 11:07 un terremoto di magnitudo 2.1 è avvenuto nella zona dei Campi Flegrei, con epicentro a 3 km di profondità.

17 febbraio 2024:

alle 19:09 i sismografi dell’Osservatorio Vesuviano hanno registrato una scossa di terremoto di magnitudo 2.7 in mare, nel golfo di Pozzuoli. L’epicentro preliminare è stato localizzato al largo del Castello Aragonese di Baia, nel comune di Bacoli, e il sisma é stato avvertito lungo la fascia costiera;

alle 20:22, una seconda scossa di magnitudo 3 è stata registrata sempre a Pozzuoli, ma sulla terraferma, a una profondità di 3 km. Questa scossa ha coinvolto anche i quartieri di Napoli più vicini, fortunatamente senza danni;

Il 10 marzo 2024 alle 19:41, è stata registrata una scossa di terremoto con magnitudo 3.1, con epicentro nel cratere nord della Solfatara, preceduta da un terremoto di magnitudo 1.3 alle 19:27, sempre alla Solfatara;

Il 12 marzo 2024, infine, ossia proprio ieri, alle 22:25 i sismografi hanno registrato altre due scosse ai Campi Flegrei  (https://www.ilmattino.it/napoli/area_metropolitana/terremoto_pozzuoli_oggi_ultime_notizie-7774455.html).

Come ha spiegato il vulcanologo Ingv (Istituto Nazionale geologia e vulcanologia) dott. Giuseppe De Natale nel corso di un’intervista rilasciata alla rivista online Fanpage.it il 4 marzo di quest’anno, “il bradisismo continua dal 2006, non si è mai fermato. Ci sono stati periodi, come tra il 2013 e il 2014 e come nei mesi scorsi, in cui la velocità di sollevamento si è quasi azzerata. Noi sappiamo ormai da tempo che la sismicità dei Campi Flegrei dipende da due fattori: il livello del suolo, che in pratica misura il livello di pressione nel sottosuolo, e la velocità di sollevamento. Poiché da alcune settimane la velocità di sollevamento è di nuovo diversa da zero (pari a circa 1 cm/mese), la sismicità è ripresa”.

Ma bradisismo, terremoti e rischio di eruzione non sono i soli rischi che incombono sulla popolazione cha abita nella caldera del supervulcano e nelle sue vicinanze, giacchè è accertato ormai anche il pericolo legato alla inalazione dei gas vulcanici che in sempre maggiori quantità stanno risalendo dal sottosuolo, come l’anidride carbonica e l’altrettanto letale acido solfidrico, che qualche anno fa hanno ucciso in pochi minuti un’intera famiglia caduta in una delle voragini della Solfatara durante una visita turistica.

L’acido solfidrico, in particolare, a torto non ha ancora avuto l’attenzione mediatica che gli spetterebbe, benché esso si renda responsabile ogni anno della morte di poveri lavoratori vinti dalla sua stretta asfissiante, soprattutto nel corso della lavorazione del mosto, della pulizia delle fogne e delle discariche, e in ogni altro contesto, come i luoghi interclusi e al di sotto del livello del mare, ove H2S può essere prodotto dai materiali in decomposizione o può risalire dal terreno.

Diverse concentrazioni di acido solfidrico nell’aria possono provocare vari effetti a danno della salute dell’uomo, fino – purtroppo – alla morte. Anche a contatto con basse dosi di questa sostanza, si possono verificare comunque disturbi neurologici, respiratori, motori, cardiaci. Per questo l’INAIL riconosce ‘la malattia professionale’ ai lavoratori a contatto con l’acido solfidrico.

L’acido solfidrico è un gas incolore a temperatura ambiente, contraddistinto dal caratteristico odore di uova marce.

In natura si forma come conseguenza delle attività vulcaniche, incluse le sorgenti termali, e per la decomposizione delle proteine contenenti zolfo da parte di microorganismi solfo-riduttori e si trova nei gas di palude, nel petrolio greggio e nei gas combustibili naturali. In ambito professionale, l’esposizione all’acido solfidrico è frequente nella lavorazione e nel deposito di gas ed oli naturali o nelle altre lavorazioni dove tale composto è presente. È utilizzato come disinfestante in agricoltura, come reagente chimico o come prodotto intermedio delle reazioni chimiche nell’industria della carta, nelle concerie, nella petrolchimica e nelle raffinerie.

A concentrazioni elevate, l’acido solfidrico è un gas tossico ed asfissiante. I principali effetti sulla salute sono a carico dell’apparato respiratorio con irritazione della mucosa nasale e degli occhi, ma si verificano anche tosse, attacchi asmatici, dispnea, insufficienza respiratoria e morte. Gli effetti variano in base alla concentrazione dell’H2S nell’aria:

  1. Soglia dell’attivazione dell’odorato 0.05 ppm (= 50 ppb)
  2. Odore offensivo 3 ppm
  3. Soglia dei danni alla vista 50 ppm
  4. Paralisi olfattoria 100 ppm
  5. Edema polmonare, intossicazione acuta 300 ppm
  6. Danni al sistema nervoso, apnea 500 ppm
  7. Collasso, paralisi, morte immediata 1000 ppm

Secondo studi scientifici anche livelli di H2S al di sotto delle norme stabilite per legge provocano danni. A basse dosi può causare disturbi neurologici, respiratori, motori, cardiaci e la probabilità di stimolare la comparsa di cancro al colon. In alcuni di questi casi si tratta di danni irreversibili. L’idrogeno solforato viene rapidamente eliminato dall’organismo ma alcuni studi di tossicità dimostrano la persistenza per tempi più lunghi con possibili effetti di accumulo. Le esposizioni croniche a bassi livelli, le sequele di intossicazioni acute in ambito lavorativo e in popolazioni esposte ad inquinamento ambientale sono state studiate da diversi ricercatori americani che hanno riscontrato patologie prevalentemente neurotossiche con sintomi centrali e periferici anche a carattere permanente.

Dunque, al di qua dei rischi sismici, eruttivi, e legati al bradisismo, sembrerebbe indispensabile innanzi tutto monitorare attentamente le concentrazioni dei gas vulcanici a Pozzuoli, facendo bene attenzione a posizionare le centraline di raccolta dati al livello del terreno e non più in alto, e nelle acque dei laghi, torrenti e del mare, giacchè si tratta di un gas che si raccoglie in basso (per questo motivo causa spesso morie di pesci, e di piccoli animali).

In sintesi, i Campi Flegrei sono affascinanti ma richiedono attenzione a causa del loro potenziale vulcanico. Fortunatamente, al momento non ci sono segnali di una prossima eruzione, ma la sorveglianza continua è essenziale per la sicurezza della popolazione.

One Reply to “I Campi Flegrei fanno di nuovo paura, anche per i gas”

  1. Barbara ha detto:

    Complimenti per porti sempre all’attenzione dell’opinione pubblica la pericolosità di questo percorso gas. L’acido solfidrico ci dice l’articolo è una parte rilevante e forse troppo trascurata della pericolosità di eventuali eruzione vulcaniche, bisognerebbe tenerne conto.

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