Giornata mondiale dell’acqua

Ambiente, Natura & Salute

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Oggi si festeggia la Giornata mondiale dell’acqua.  IL tema scelto per quest’anno è “Water for peace” (Acqua per la pace), che sottolinea come un accesso non equo alla risorsa idrica porti a generare tensioni o conflitti.

L’obiettivo è favorire il dialogo, che, se incentrato su una gestione più partecipata, permette di bilanciare gli interessi di tutti e di instaurare relazioni costruttive.

Stando alle valutazioni di OMS sono necessari 40 litri d’acqua al giorno per soddisfare i bisogni vitali.

Dato incredibilmente inferiore ai 425 litri, pro capite annuo degli USA e ai 10 del Madagascar.

L’opinione maggioritaria degli esperti è, che il problema della scarsità di acqua è un problema locale e non globale come si è erroneamente portati a credere, di conseguenza i provvedimenti da attuare consistono in interventi mirati e specifici volti al miglioramento delle infrastrutture, con l’obiettivo di creare sistemi di depurazione e distribuzione ad hoc in grado di rispondere alle necessità dei territori.

Una tecnica ideale sarebbe quella della desalinizzazione, che potrebbe garantire scorte d’acqua dolce pressoché infinite.

Energeticamente è però un processo dispendioso e perciò poco diffuso.

L’unico paese che con la desalinizzazione riesce, a soddisfare il 13% del fabbisogno idrico è Israele.

IL nostro Paese è al quinto posto in Europa per quanto riguarda la qualità dell’acqua. Siamo i secondi consumatori di acqua, in bottiglia nella classifica mondiale.

Italiani diffidenti sulla sicurezza dell’acqua del rubinetto e la convinzione, che l’acqua minerale sia più sicura e controllata.

Frequenti e numerosi controlli hanno dimostrato invece che l’acqua di rubinetto è più sicura di quella in bottiglia, anche ritenute “a rischio” come le isole.

Diciamo anche che la diffidenza nasce dalla constatazione, che i corpi idrici sono inquinati.

IL riscontro è dato dal rapporto di Legambiente dal titolo“ Buone e cattive acque” che analizza falde, fiumi, laghi tra casi di inquinamento e cattiva gestione.

Constatiamo anche che noi italiani non siamo virtuosi nella gestione dell’acqua e molta ne viene sprecata. IL 33% degli italiani non presta attenzione agli sprechi domestici, che sommati alla scarsa qualità delle infrastrutture idriche ha portato a una perdita di 3400 miliardi di litri d’acqua nel“ percorso” reti comunali e abitazioni.

Reti afflitte non solo da obsolescenza ma soggette, a poca manutenzione.

Inoltre ad alimentare la dialettica sulla gestione delle acque in Italia è lo scontro tra pubblici e privati.

Italiani che temono un rincaro dei prezzi di un bene primario contro italiani, che sostengono che una maggiore qualità delle infrastrutture e investimenti maggiori e mirati incentiverebbero un consumo responsabile.

Stando alla ripartizione dei consumi il 60% del prelievo idrico è destinato all’agricoltura, il 16% all’uso civile e il restante 24% all’uso industriale nel quale è compresa l’energia elettrica. IL prelievo medio in ambito domestico è di 267 litri al giorno pro capite, ed è il più altro in Europa (Francia 156 litri gg a persona e Austria 162).

Città come Milano e Bari, mostrano consumi compresi tra i 500 e i 600 litri al giorno per abitante. Nel dicembre del 1993 una importantissima riforma del settore idrico che va sotto il nome di legge Galli.

E’ il nome del parlamentare autore della legge nella quale aveva scritto che l’acqua è un bene pubblico. E invece il dibattito sulla norma numero 36 fu considerata dai politici come il semaforo verde, per la privatizzazione

All’art 1 si legge “Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata e utilizzata secondo criteri di solidarietà.”

Chiaro ? Sono pubbliche ! E ancora “Qualsiasi uso delle acque è effettuato salvaguardando le aspettative e i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale. Gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico”.

E’ la prima legge che attribuisce al settore pubblico anche la proprietà di falde sotterranee. Allora da dove nasce l’equivoco della privatizzazione delle acque perseguita?

Nella norma che recita“ Qualsiasi uso delle acque è effettuato salvaguardando le aspettative e i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale” che poneva le basi per una organizzazione razionale nella gestione dell’acqua.

L’impatto dei cambiamenti climatici sull’acqua è notevole e, l’Italia sta intervenendo con un assetto di prevenzione sempre più importante, con dei Piani di sicurezza dell’acqua che affrontano sia aspetti quantitativi che qualitativi, cercando di prediligere soluzioni di breve, medio e lungo periodo per adattarsi

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