Putin e l’opportunita’ islamista

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Di Raffaele Gaggioli

Nel corso degli anni i diversi tipi di fondamentalisti islamici hanno rappresentato più volte sia un’opportunità sia un rischio per Vladimir Putin. La sua ascesa al potere nel 1999 era stata resa possibile grazie anche ad una serie di attacchi terroristici a Mosca e Volgodonsk che gli avevano permesso di giustificare la ripresa del conflitto in Cecenia.

Simili attacchi negli anni successivi erano poi stati utilizzati dal Presidente russo per fare approvare nuove draconiane leggi per la sicurezza interna, che gli avevano permesso di espandere il suo controllo sul governo russo ed indebolire i suoi oppositori.

La lotta contro i diversi fondamentalisti islamici era stata usata da Putin anche per espandere l’influenza russa nel resto del mondo. Durante la guerra civile siriana, il Cremlino era intervenuto militarmente a sostegno del regime dittatoriale di Assad, sostenendo che fosse necessario per impedire la vittoria dello Stato Islamico dell’Isis.

Allo steso tempo Mosca è ormai da anni alleata con la Repubblica Islamica d’Iran, principale fornitrice dei droni usati dalle forze russe in Ucraina.. Putin è stato anche accusato di sostenere Hamas, i Talebani e altri gruppi terroristici per interferire con gli interessi americani in Medio Oriente.

Per questo motivo, molti osservatori internazionali si domandano quale sarà la reazione di Putin di fronte al recente attacco terroristico che ha sconvolto la Russia. Un numero imprecisato di terroristi, secondo molti testimoni almeno cinque, ha infatti assaltato il teatro moscovita di Crocus City Hall, uccidendo più di cento persone.

La teoria più accreditata è che l’attacco sia una diretta conseguenza della politica estera russa in Cecenia e in Siria. L’Isis ha infatti già rivendicato l’attentato, ma gli esecutori materiali sono probabilmente jihadisti ceceni ancora desiderosi di punire Mosca per la guerra del 1999.

Da un lato questo è un duro colpo per la reputazione di uomo forte che Putin ha meticolosamente creato attorno a sé stesso negli ultimi vent’anni. L’attentato è avvenuto nella capitale del paese sotto il naso della temuta polizia segreta del Cremlino, pochi giorni dopo il plebiscito-farsa che aveva garantito al Presidente russo un ulteriore mandato fino al 2024.

Nonostante il governo americano avesse già avvisato nei giorni precedenti il Cremlino del potenziale rischio di un attentato terroristico, Putin avrebbe inoltre ignorato questi avvertimenti nella convinzione che si trattasse di un bluff o di un atto intimidatorio da parte di Washington.

Dall’altro lato, molti osservatori hanno fatto notare che quest’attacco rappresenterebbe una minaccia per la stabilità del governo putiniano solo se la Russia fosse una democrazia. Oramai da anni Putin ha eliminato o costretto all’esilio tutti i suoi potenziali avversari politici e messo fine alla libertà di stampa russa.

Anziché una minaccia per il suo potere, Putin potrebbe sfruttare l’attentato a suo vantaggio. Un timore diffuso è che Putin possa imporre la legge marziale ed ordinare una nuova serie di arresti contro i suoi oppositori politici con la pretesa di prevenire un altro simile attacco.

Secondo alcuni esperti, l’attentato potrebbe avere anche conseguenze significative in Ucraina. Essendosi ormai assicurato un altro mandato, Putin non ha più motivo di rifiutare l’imposizione della leva militare obbligatoria e può presentarla come una mossa necessaria per sconfiggere i terroristi che hanno attaccato la Russia.

Oltre al potenziale arrivo di più soldati nemici sul fronte, Kiev teme anche che il governo russo la accuserà di aver sostenuto in qualche modo l’attentato islamista. Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, altri politici vicini a Putin hanno infatti avanzato l’ipotesi che il governo ucraino sia in qualche modo coinvolto nell’attacco terroristico.

Nonostante le proteste di Kiev e la ridicolezza di tale accusa, questa linea di attacco potrebbe essere facilmente adottata anche dai media di stato del Cremlino dato che nessun investigatore russo oserebbe contraddire la versione ufficiale fornita da Putin.

Tuttavia, quest’attentato potrebbe comportare anche l’apertura di un ulteriore fronte di guerra per il governo russo. Il successo dell’attentato a Mosca potrebbe infatti spingere altri jihadisti nelle regioni russe mussulmane, specialmente in Cecenia, ad attaccare i loro compatrioti cristiani e a tentare di ribellarsi contro l’autorità del Cremlino.

Anziché inviare le nuove reclute russe in Ucraina, Putin potrebbe essere costretto ad usare la leva militare obbligatoria per mantenere l’ordine e il controllo del Cremlino in molte di queste regioni.

Raffaele Gaggioli

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