BARI – Ieri sera al Petruzzelli di Bari abbiamo assistito al ritorno di un grande, nostro pianista, Emanuele Arciuli, che ha presentato due composizioni connesse ad un principio della forma musicale: La cosiddetta “VARIAZIONE”.
Quante volte ci è capitato di incrociarle nei concerti? tantissime davvero. Si inizia con l’Andante e Variazioni di Franz Joseph Haydn, pagina poco nota, ma di rara raffinatezza, giocata come è sulla leggerezza e la tonalità sempre garbata di un pianoforte straordinario come il Fabbrini, suonato benissimo da Arciuli. Uno splendido inizio, di appena un quarto d’ora, che ci ha introdotto alle “36 Variazioni su un canto popolare cileno celeberrimo (“El pueblo unido jamas sera vencido!”) di Federico Rzewski, il pezzo forte della serata, studiate e suonate divinamente da Arciuli.
Un lungo brano di un’ora abbondante che il pianista barese ha saputo articolare perfettamente con una espressività ed una concentrazione assolute, nonostante la grande libertà formale di Rzewski sia sempre disarmante e spiazzante.
Quando lo ascoltammo, personalmente la prima volta nel lontano 1986, il capolavoro di Rzewski fu suonato direttamente dall’Autore nel Colonnato della Provincia di Bari, ma non ci fece l’impressione scatenante di ieri sera.
Arciuli negli anni è maturato tantissimo e conosce a menadito lo sparito, elaborato in appena un anno e mezzo, ci ha confidato all’uscita..
La sensazione oggi, dopo la morte del grande Maurizio Pollini, che Arciuli possa aspirare, con l’umiltà necessaria, ad essere il continuatore straordinario della sua Arte. Concerto, alla fine, applauditissimo dal folto pubblico, che ha potuto molto apprezzare Arciuli anche nei in tre bei bis di Duckworth, Debussy e Beethoven.
Alessandro Romanelli
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