Dignità, non un concetto vago, ma un diritto dell’uomo

Arte, Cultura & Società

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Lo specchio della vita ci pone spesso di fronte a immagini di noi stessi che non riconosciamo, immagini prive della nostra  essenza. Ovvero la dignità

Dignità, un termine ricorrente nel linguaggio universale della politica, ma anche della Storia, della Filosofia. Un termine che affonda le sue radici nel passato stesso dell’uomo, ma che, ancora oggi, appare non definito nella sua concretezza. Anzi quasi snaturato e piegato a propagande dettate da logiche subdole di potere.

Per la sua complessità e le sue implicazioni socio culturali, il tema della dignitas, necessita di un excursus storico, che è anche uno spaccato delle realtà economico politiche del nostro passato. O meglio di quel passato che permea e caratterizza ancora la nostra identità occidentale, a tutt’oggi pervasa da quell’etnocentrismo che confligge con l’attuale mondo globale.

Un etnocentrismo che, anche se piegato all’accettazione della multiculturalità del mondo globale, in realtà non si piega all’intercultura. E le conseguenze sono di fronte a noi. Guerre, conflitti, prevaricazioni ideologiche, ammantate di religiosità, ma soprattutto l’appiattimento dell’identità, della persona. Anche e soprattutto in quelle nazioni che, vestendo i panni ipocriti della democrazia, considerano l’uomo come mera pedina di un liberismo economico selvaggio. E l’uomo occidentale appare ridotto così alla sua sola capacità di produrre, acquistare e consumare.

La dignitas nel mondo classico

Quando Cicerone ( notoriamente uomo di potere) nel suo De Republica, descriveva la natura valoriale della dignitas, faceva chiaro riferimento a un valore, o meglio a un merito, fortemente elitario. Legato cioè a quella categoria sociale in grado di compiere azioni o imprese degne di rispetto, non certo alla gente comune, alla plebe, né tanto meno alle donne

dignità

Marco Tullio Cicerone

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In realtà le sue considerazioni erano di parte, legate alla politica dell’Urbs  che necessitava di una propaganda adeguata per legittimare il suo espansionismo imperialistico.

Stesso discorso per il mondo greco dove la dignitas era il valore dell’eroe. Di colui che, rispettoso della politica della polis, compiva grandi imprese. Ma, in realtà, anche qui  si trattava di propaganda e la dignitas non aveva alcuna attinenza con la soggettività dell’uomo comune.

Il percorso del concetto di dignità

A una prima lettura appare evidente come in passato il concetto di dignitas sia stato inteso in maniera erronea  e impropria. Perché, se dobbiamo dare ragione a Kant, la dignitas è  l’incommensurabilità di ciò che, non avendo un prezzo, non può avere equivalente: quindi, l’uomo.

In altre parole la dignità fa parte dell’uomo, del suo essere, del suo diritto alla libertà e al rispetto. Un diritto, questo sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, che, all’art. 1 , recita:

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”.

Ne consegue che l’essere umano è dotato di una dignità intrinseca, che gli deriva dalla sua stessa condizione di esistenza. Per cui il vivere civile ( come non pensare al patto sociale di Locke!) implica che l’agire dell’uomo non debba intaccare l’altrui dignità.

Un obbligo, questo che viene evidenziato dalla  Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea che recita  nell’art. 1

La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata.”

Un obbligo che, alla luce dei recenti accadimenti internazionali, viene troppo spesso violato.

Ma è proprio la quotidianità di questa nostra società, pervasa dal malessere di un individualismo esasperato, a mettere in luce il disagio susseguente alle manipolazioni concettuali ed economiche che sviliscono l’umanità. La asserviscono, snaturandola e quasi la riconducono a quello stato di aggressività stigmatizzato da Hobbes nel suo ‘ Homo homini lupus’

L’uomo quindi è dignità, è libertà e la prevaricazione di questi diritti  è reato. Sia nel contesto sociale degli ultimi, dei dimenticati, dei tanti lavoratori che muoiono sul posto di lavoro, sia nel contesto di società, di Nazioni  che si vestono ipocritamente di democrazia.

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