L’amore romantico è un sentimento che resiste ancora nonostante l’epoca odierna in cui dilaga l’individualismo e in cui l’autenticità diventa una rarità. A testimoniare ciò è “L’amore non ha bisogno di tante parole#dodicirighe”, edito da Harper Collins Italia del giovane scrittore Eugenio Curatola. Sul web egli è noto con il nome “Curi” e come ideatore del famoso blog “#dodicirighe” grazie al quale questo libro ha preso forma e valore.
“L’amore non ha bisogno di tante parole#dodicirighe” è una raccolta di microstorie sulla tematica dell’amore in tutte le sue sfaccettature. L’autore parla di amore desiderato, tormentato, tanto atteso. Il lettore si cala con facilità nelle sensazioni e negli stati d’animo raccontati in queste dodici righe che non possono fare a meno di attivare dei moti dell’anima.
Una scrittura semplice, coincisa, evocativa che ammalia il lettore e che lo sprona a mantenere viva e attiva la speranza di incontrare il vero amore e credere nel suo significato e valore. Da questa raccolta di microstorie emerge il desiderio di raccontarsi e raccontare, la cui funzione è di vitale importanza per un’anima sensibile e romantica come quella di Eugenio Curatola che in questa intervista ci parla del significato dell’amore e da dove nasce l’ispirazione per le sue storie di vita.
Com’è nata l’idea di scrivere” L’amore non ha bisogno di tante parole#dodicirighe” edito da HarperCollins Italia?
#Dodici righe è un progetto che va avanti da un po’ di tempo e sta riscuotendo molto successo. Il filo conduttore delle microstorie di questo libro è l’amore, il desiderio di incontrare l’altra metà. A ispirarmi nella scrittura di questo libro sono state le mie riflessioni, le mie esperienze, le notti insonni trascorse a pensare a questa tematica.
Da queste microstorie emerge il tuo desiderio di “raccontare” e “raccontarti”. Per te il raccontare che potere ha?
Per me le parole hanno un potere grandissimo. Io personalmente cerco di raccontare in poche parole tutto quello che mi passa per la mente e che osservo continuamente nel mondo esterno. Raccontare ha un potere evocativo che prosegue nel tempo. Qualcuno legge una storia adesso e grazie alle parole ritornano in vita ricordi, emozioni e sensazioni legate al passato.
Se avessi a disposizione degli aggettivi come definiresti le tue “microstorie”?
Semplici, sincere ed evocative.
C’è una microstoria alla quale sei particolarmente affezionato rispetto alle altre e perché?
Sì, “Baciami”. L’ho scritta qualche anno fa per la persona con la quale sto adesso. L’ho scritta di getto. È stato un momento importante nella mia vita. È stata un’esperienza forte perché non avevo mai scritto di getto qualcosa di così emozionante e significativo per una persona.
Il filo conduttore delle tue microstorie è l’amore. In questa epoca di rapporti fittizi e individualismo si può parlare ancora di “amore romantico”?
Sono a cavallo tra la generazione in cui non c’erano i social e i millennials che ne fanno abuso. Oggi è più difficile parlare di “amore romantico”. Ci si mostra tanto ma non realmente con le proprie fragilità e debolezze. È raro mantenersi autentici e veritieri davanti all’altro. L’autenticità non si deve perdere.
Leggere è importante per chi scrive. Chi sono i tuoi autori di riferimento?
Vi citerei dei libri che mi stanno particolarmente a cuore. Prima di tutto “Opinioni di un clown” di Heinrich Boll. È un libro che ho letto da adolescente e parla di una fase sociopolitica difficile della Germania e di una storia tormentata d’amore. Mi ha fatto capire in quella fase della mia adolescenza cosa significa soffrire per amore. “Seta” di Alessandro Baricco che è una storia d’amore più semplice che mi ha segnato nello stile narrativo con il quale parlare d’amore e infine “Momenti di trascurabile felicità” di Francesco Piccolo che mi ha fatto capire quanto è possibile parlare d’amore utilizzando parole d’impatto che evocano scene semplici. Questi libri mi hanno aiutato a cambiare il mio stile di scrittura che prima era più complesso.
Cosa si prova ad essere un blogger di successo?
Non mi sembra ancora vero. Mi sento ancora quel ragazzino che ha aperto il suo blog per essere letto solo da conoscenti e familiari. Mi fa tanto piacere essere definito tale. Mi entusiasma e motiva scoprire che le persone utilizzano le mie parole per esprimere stati d’animo e sentimenti. Le persone che mi seguono sono coì affezionate e affettuose. Faccio ancora fatica a realizzare che ho il mio seguito.
Hai mai sofferto del “blocco dello scrittore”. Se sì come fai a superarlo?
Non mi è mai capitato. Ho trascorso momenti in cui non ho scritto nulla. Io sono del parere che uno deve scrivere quando si sente di farlo. Non bisogna smettere mai di scrivere quando si vuole e vivere intensamente i momenti. La scrittura è un processo naturale che non ha bisogno di pressioni o scadenze. Bisogna essere sempre connessi al mondo che ci circonda per ispirarsi.
Perché il lettore de IlCorriereNazionale.net dovrebbe leggere il tuo libro?
Il mio è un libro indicato per chi ha perso fiducia nell’amore e nel romanticismo. È per chi ancora non l’ha perso e ci spera ancora affinché possa mantenere viva e attiva questa fiamma.
Stai già pensando ad un prossimo libro? Progetti futuri….
Il libro è stato pubblicato da poco e sto cercando di capire cosa avverrà. Continuerò a scrivere sul mio blog. Per la scrittura di un prossimo libro non so ancora. Continuerò ad osservare ed ispirarmi. Non so ancora cosa mi riserverà il futuro.
Mariangela Cutrone