La Mindfulness ovvero come combattere la sofferenza psicologica e non farci sopraffare e dominare dai nostri pensieri, dalle nostre ansie e paranoie.
“Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente, uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani; perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere”. In queste pare ritroviamo tutta la filosofia di vita e la saggezza del Dalai Lama; le stesse rappresentano il vero obiettivo della mindfulness: molto semplicemente un atteggiamento da coltivare autonomamente, giorno dopo giorno; un modo per mantenersi in piena ed accogliente attenzione verso l’esperienza che sta accadendo, momento dopo momento. Lo scopo primario di questa pratica non è tanto quello di modificare pensieri o credenze, ma di cambiare lo stile di relazione con i propri pensieri, favorendo un modo diverso di accogliere ciò che sta accadendo dentro di noi. La pratica di questo “atteggiamento della mente” deriva dal buddismo theravada. Era diffusa già 2.500 anni fa in Asia meridionale e sudorientale, e veniva considerata uno strumento in grado di alleviare la sofferenza, di favorire la calma interiore e stabilire un contatto più autentico con noi stessi.
Da allora ad oggi sono state sviluppate diverse pratiche di consapevolezza mindful, oltre alle diverse forme di meditazione: lo yoga, il thai chi chuan, il qi quong; in tutti i casi si tratta di attività durante le quali impariamo a focalizzare la mente in modo specifico sulla nostra esperienza, momento per momento. L’ideogramma cinese di mindfulness è “nian” che è la combinazione di due caratteri diversi. La parte superiore significa “adesso”, mentre la parte inferiore dell’ideogramma significa “cuore”. Dunque il significato completo indica l’atto di vivere il momento presente con il cuore. Essere mindful vuol dire stimolare la consapevolezza, ossia auto-regolare la nostra attenzione in modo di mantenerla sull’esperienza presente, sviluppando così una maggiore capacità di riconoscere gli eventi mentali e nel contempo promuovere un atteggiamento caratterizzato da curiosità, apertura e accettazione della propria esperienza. Durante la pratica della meditazione, corpo e mente diventano una sola cosa. Volontariamente dirigiamo la nostra attenzione verso ciò che accade nel nostro corpo, osservando senza giudicare nè criticare, acquisendo maggiore consapevolezza del nostro corpo e della nostra mente. Praticare la mindfulness vuol dire prestare attenzione a quattro elementi, il corpo, le proprie percezioni sensoriali (fisiologiche, fisiche e psicologiche), le formazioni mentali ( ad esempio la rabbia, il dolore o la compassione), e gli oggetti della mente ( ogni formazione mentale ha un oggetto, si è arrabbiati con qualcuno e per qualcosa).
L’osservazione di questi elementi della propria esperienza soggettiva avviene in uno stato di autentica calma, nel quale si accetta ciò che viene osservato per quello che è, consentendo al cambiamento di avvenire naturalmente, senza ostacolarli né promuoverli. Per chi volesse saperne di più si questo percorso suggerisco di leggere il libro “Mindfulness per principianti” di Jon kabat – Zinn- Edizioni Mimesis, lo stesso contiene una guida semplice e chiara su come praticare la meditazione. La sua lettura ci farà scoprire il valore di imparare a stare bene con noi stessi, senza giudicare e senza pensare troppo. Per chi è poi interessato a fare una esperienza diretta, per così dire sul campo, può cercare il più vicino Centro di Mindfulness al quale affidarsi con serenità e fiducia proprio per recuperare attraverso la meditazione e l’introspezione psicologia la fiducia e la serenità in sé stessi, condizioni necessarie per affrontare la vita senza troppi affanni ed essere pronti a mettere in campo le performance necessarie per conseguire il successo e migliorare la capacità di relazionarsi con gli altri. Il che oggi in un mondo confuso e cattivo non mi pare cosa da poco. Ed allora Buon Mindfulness a tutti i nostri lettori.
Giacomo Marcario
Comitato di Redazione de “ Il Corriere Nazionale”