Un Bari in palla espugna il San Nicola. Finalmente

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Qualcosa è cambiato, era il titolo di un film degli anni 90, tuttavia non sappiamo se si tratti di svolta o di una risposta positiva, anzi, dobbiamo andarci cauti nell’affermarlo, fatto sta che quello visto oggi è un altro Bari. Ma, per favore, niente voli pindarici: si è visto un Bari, finalmente, bello, rispettoso dell’avversario, umile e non presuntuoso come precedentemente. C’è ancora tanto da lavorare.

Fatta questa debita premessa, c’è da dire che vincere è sempre bello, regala emozioni e segnali di salute soprattutto quando il convalescente si chiama Bari. La squadra di Vivarini che ha confermato il modulo del 3-5-2 (Marfella, Sabbione, Di Cesare e Perrotta, Berra, Hamlili, Bianco, Scavone e Costa, Simeri ed Antenucci) in attesa di tempi migliori, tornando a vincere tra le mura amiche dopo quasi cinque mesi allorquando in serie D il Bari batté il Rotonda (vittoria contro la Paganese in Coppa Italia a parte), e questo non può essere un dettaglio dal momento che si parla di una squadra costruita per vincere il girone e che aveva trovato dei problemi inziali. La vittoria, si sa, è la migliore medicina per esorcizzare periodi bui e per compattare spogliatoio e soprattutto la tattica, fino a qualche tempo fa ancora invisibile. Solo il tempo, però, sarà il giudice supremo. Per adesso c’è da prendersi questi ulteriori tre punti guadagnati su una Cavese per nulla trascendentale con diversi limiti strutturali che ha fatto il cosiddetto solletico alla retroguardia barese. Una vittoria terapeutica che anticipa – si spera – una situazione più rosea in prospettiva futura tenuto conto che qualche avvisaglia di positività si era intravista a Potenza. Una vittoria griffata Vivarini dopo il pareggio col Monopoli, dopo la vittoria cinica di Potenza e la vittoria di oggi: niente male per un allenatore al suo primo trittico, nessuna sconfitta e due vittorie, insomma, un inizio felice, non c’è che dire. Ogni volta che si cambia allenatore si tende sempre a cercare i punti di discussione con la precedente gestione tecnica e si tende a chiedersi se la mano del nuovo allenatore si vede o non è ancora visibile. E tal proposito, premesso che il Bari tanto agognato non si vede ancora o, se volete, si è intravisto oggi, è sufficientemente evidente come la squadra abbia proposto un calcio diverso, più propositivo, soprattutto non si son visti più i lanci dalla difesa o da centrocampo verso l’area avversaria e soprattutto si è visto giocare palla a terra generando più intensità di gioco. Vivarini non è un integralista nel suo ruolo, si è sempre adattato col le risorse a disposizione proseguendo il discorso difensivo a tre e il tempo a disposizione fin qui avuto è troppo poco per parlare di svolta tattica e trarre giudizi.

È proprio nel primo tempo che il Bari fa vedere cose positive quando sembra voglia fare la partita non facendo giocare la Cavese, non si può parlare di assedio ma poco ci manca. Il Bari sfrutta le ripartenze e i calci da fermo per rompere l’equilibrio. Il gol iniziale di Di Cesare di testa, dona al Bari nuove energie positive che si trasformano in guadagni di spazi in ogni dove.

L’obiettivo,comunque, era quello di espugnare il San Nicola e sfruttare il fattore campo, è stato chiaro Vivarini, il San Nicola deve diventare la propria forza. E così è stato.

Il Bari prova a fare la partita, palla a terra, con la Cavese che però non vuol scoprirsi. Il Bari è in palla, e si vede nitidamente, gioca aggredendo l’avversario e mantenendosi sempre alto fino a rendersi pericoloso in diverse circostanze anche con l’ausilio di un difensore avversario che, su una traiettoria di Costa – oggi Pinturicchio come non mai -, costringe nel disimpegno ad una super parata di Bisogno.

Si vede l’approccio diverso, propositivo tanto che al 17’ su un calcio di punizione pennellato da Costa, il colpo di testa di Di Cesare viene ottimizzato in gol per il vantaggio barese.

Bari che occupa bene tutti gli spazi e la Cavese che ha difficoltà nel proporsi salvo due opportunità.

E Antenucci al 28’ riesce a trovare il gol, il primo su azione, con un micidiale diagonale da distanza ravvicinata.

E’ l’atteggiamento giusto, questo, per vincere le gare in attesa di crescere nel gioco e nell’attesa di vedere in campo i dettami di Vivarini.

Bari che si difende con ordine e compattezza, ci han provato pure quelli della Cavese ma sempre dalla distanza senza impensierire più di tanto Marfella che è rimasto inoperoso.

Gli applausi convinti dello stadio stanno a dimostrare la prestazione del Bari che approfitta delle praterie lasciate dai campani che pensano ad attaccare ma il Bari da l’impressione di controllare bene.

E su un’altra opportunità concessa dai cavesi, al 15’ Costa, con una caparbietà incredibile, saltando come birilli due uomini, si invola tutto solo verso il portiere infilandolo per la terza volta. Il terzino corona, così, una gara super positiva.

Il Bari sembra tarantolato, gioca con ardore come mai si era visto fin d’ora. Solito valzer di sostituzioni per dare freschezza alla manovra e fuori i giocatori che hanno dato tutto.

Cavese anche sfortunata: un traversone da 60 metri da metà campo di Sabbione, al 21’, trova impreparato Bisogno col pallone che si impenna fino ad entrare beffardamente in rete per la quarta volta. Insomma, non è giornata per i campani come sempre accaduto quando ha giocato a Bari.

Anche Kupisz, subentrato a Berra, sembra rivitalizzato tanto che ha una occasione da gol ma il suo  destro potente si smorza sul portiere.

Termina qui la gara tra gli applausi convinti del pubblico.

Quattro le gare per tornare a correre dopo le alternanti prestazioni che hanno confinato il Bari nel limbo della classifica, e da dove è d’obbligo uscirne al più presto col materiale a disposizione e con nuove idee tecniche. Occorreva iniziare a trovare una equilibrata identità adeguata al blasone per tornare a pensare da “grande”. Domenica prossima la Ternana, quindi ad Avellino, il mercoledì successivo contro il Catanzaro e chiusura del mese col botto alle pendici dell’Etna. Insomma niente male per una squadra “born to run”.

Vivarini ha avuto una settimana intera di tempo per preparare la gara differentemente dalla settimana scorsa quando si è trovato davanti due gare da affrontare a freddo, senza alcuna preparazione tattica e tecnica. Certo, occorrerà ancora tempo per vedere i risultati della cura anche perché l’allenatore è uno che cura molto i particolari, e già contro il Picerno si è intravisto qualcosa di positivo come, ad esempio, il giro palla senza palloni lanciati a vuoto. Squadra corta, pressing alto, grande reazione sulle seconde palle, insomma è parso che i biancorossi avessero il controllo della partita fino a creare occasioni da rete costruendo, indirettamente, le basi per il futuro. Inoltre si è visto l’atteggiamento propositivo che fino a qualche domenica fa si era visto solo a scampoli. Si è visto anche dinamismo in alcune circostanze. Se prima di Vivarini il Bari sembrava compresso nel gioco senza palla, adesso comincia a far intravedere le mezzali che partecipano alla manovra fino ad arrivare sul fondo per crossare, cosa, fino adesso, alla quale era deputato il solo Costa e solo talvolta chi lavorava a destra. Anche ai lati, dove prima sembravano essere fermi in una sola metà campo, si intravede una netta miglioria nella corsa e nell’economia del gioco. Eccellente la difesa. Buona anche la scelta dei due lì davanti, Antenucci e Simeri, attaccanti che Vivarini preferisce per la ricerca della profondità e per la ricerca del repentino dialogo in attesa di capire cosa ne sarà di Ferrari. Adesso occorrerà recuperare la mentalità vincente, quella della grande squadra, quella di una squadra costruita per vincere il torneo senza troppe mezze misure, del resto lo ha dichiarato anche Vivarini così come lo dichiarò pure Cornacchini. In attesa di ciò si deve tener conto che si hanno a disposizione anche delle frecce devastanti come Neglia, Floriano e Terrani ma per vederli in campo occorrerà cambiare tattica di gioco. Insomma le basi per far bene ci sono, le alternative pure, occorre solo mostrare il “polso” giusto.

 

Massimo Longo

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