Aiutiamoli a morire a casa loro

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Se ne vanta, Matteo Salvini, e ripete come un mantra: “Più sbarchi, più partenze, più morti”, e lo ha ripetuto ancora una volta (o due?) da Bruno Vespa, nel confronto con Matteo Renzi. Un articolo, però, su Internazionale del 9 ottobre, lo smentisce: “Ma la pericolosità della rotta non è diminuita, anzi è rimasta sempre intorno al 2 per cento”, afferma Matteo Villa, ricercatore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi).  Secondo Villa – che monitora i dati a partire dal 2014 – il tasso di mortalità e anche il numero di morti in termini assoluti sono aumentati con l’arrivo al Viminale di Matteo Salvini e delle sue politiche di deterrenza totale e questo dimostra che non c’è una relazione univoca tra le partenze e il numero dei morti. “Il rischio di morti in mare è salito al 6 per cento con le politiche dei porti chiusi (nei quattordici mesi al governo di Salvini): questo dato è importante, perché smentisce chi dice che se diminuiscono le partenze, diminuiscono i morti”, spiega il ricercatore”.

Io non ho elementi per conoscere la verità, ma una cosa è certa: impedire alle donne, agli uomini, ai bambini che soffrono e muoiono a causa della fame e delle guerre, di fuggire, significa condannarli a soffrire e a morire nel loro paese.

Renato Pierri 

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