Dopo le dimissioni di Fioramonti, scoppia il caso rimborsi

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Alcuni esponenti M5s accusano l’ex ministro dell’Istruzione di non aver restituito le indennità parlamentari. E lui contrattacca: “Donerò le ultime alla ricerca e a Taranto”. Buffagni: “Noi ci facciamo il mazzo e lui ci sputa addosso”. Ma i “morosi” sono tanti, denuncia Paragone

fioramonti non restituisce soldi m5s
Armando Dadi/Agf
Fioramonti

Dopo il polemico addio di Lorenzo Fioramonti al ministero dell’Istruzione, in M5s è il momento dei veleni. Ad aprire le ostilità, con un’intervista al Corriere, è il deputato Giorgio Trizzino, che accusa l’ex ministro di non aver restituito le indennità parlamentari, come è prassi nel Movimento.

“Prima di andarsene bisogna essere a posto con la coscienza e con la propria moralità”, attacca Trizzino, “se Fioramonti non ha restituito i soldi, come promesso, il suo addio ha il sapore di una fuga”. Quanto ai fondi mancanti per l’istruzione, “mi sembra una scusa”, ha osservato Trizzino, “non si può avere tutto quello che si vuole. Anche a me sarebbe piaciuto avere altri tre miliardi e mezzo per la sanità”.

Ancora più duro Stefano Buffagni: “Se ora Fioramonti sogna di fare il capo politico, o lanciare il suo movimento verde… Sono fatti suoi legittimi, ma sono certo che se uscirà dal Movimento si dimetterà”. Dal Parlamento, si direbbe, visto che le dimissioni da ministro sono ormai un dato di fatto. “Fioramonti non restituisce da dicembre 2018 e non sta quindi rispettando – ricorda, su Facebook, Buffagni – gli impegni presi con i cittadini in campagna elettorale e l’impegno che lui stesso ha accettato per candidarsi”.

“Sistema di rendicontazione farraginoso e poco trasparente”

Fioramonti non ci sta e contrattacca: “Dopo aver restituito puntualmente per un anno, come altri colleghi, ho continuato a versare nel conto del Bilancio dello Stato e le mie ultime restituzioni saranno donate sul conto del Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile, un centro di ricerca pubblico che, da viceministro prima e da ministro poi, ho promosso a Taranto, una città deturpata da un modello di sviluppo sbagliato”.

“Invito anche altri parlamentari 5 stelle – dice tornando sulla destinazione delle restituzioni – a fare lo stesso, non appena il conto sarà attivo. Ho chiesto a tutto il governo di fare di più per finanziare il Tecnopolo, che ad oggi riceve un esiguo finanziamento annuale di 3 milioni, perché è forse il segno più concreto per una comunità civica che, come tutti noi, ha bisogno di futuro. Sarebbe un piccolo gesto per dimostrare che la ricerca, soprattutto quella che puo’ migliorare la qualità della vita, ci sta davvero a cuore”.

Anche in questa occasione, Fioramonti rinnova dunque le sue critiche alla gestione di vertice M5s e rileva che “in tanti, nel Movimento, abbiamo contestato un sistema farraginoso e poco trasparente di rendicontazione”. Quanto al suo addio al governo, il ministro dimissionario confida il suo stupore per critiche interne dovute ad “aver fatto solo ciò che ho sempre detto”. “Mi sarei in realtà aspettato il contrario: sarebbero dovuti essere loro a chiedermi di onorare la parola data favorendo le dimissioni, invece di chiedermi di fare – sottolinea ancora – quello che i politici italiani hanno sempre fatto: finta di niente”.

Ma l’ex ministro non è l’unico moroso

Le indiscrezioni parlano di un certo “fastidio” tra i vertici M5s per le mancate rendicontazioni dell’ormai ex ministro. Secondo queste indiscrezioni, che verrebbero confermate dal sito M5s Tirendiconto.it, l’ammanco sarebbe di circa 70 mila euro. Certo, scorrendo i nomi dei parlamentari riportati sul sito si scopre che Fioramonti non sarebbe l’unico moroso.

Un aspetto su cui si sofferma, non a caso, anche una voce da sempre molto critica all’interno del Movimento, quella del senatore Gianluigi Paragone: “Acunzo, Aprile, Cappellani, Del Grosso, Dieni, Fioramonti, che lo hanno anche fatto ministro, Frate, Galizia, Grande, Lapia, Romano, Vacca, Vallascas…”, elenca Paragone a metà tra l’appello scolastico e la formazione calcistica: “Tutta gente ferma a quota zero, non hanno rendicontato nulla, non hanno restituito nulla”, sottolinea il senatore.

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