Escalation a Lampedusa: in fiamme le barche dei migranti

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La procura di Agrigento apre un’inchiesta. Gli incendi in due siti diversi, appiccati quasi simultaneamente. “C’è chi alimenta la tensione e vuole destabilizzare”, afferma il sindaco.  

© Foto di Mauro Seminara/Mediterraneo Cronaca 

Il lavoro di pompieri e carabinieri per spegnere le fiamme e garantire la sicurezza a Lampedusa si è concluso solo alle 6 del mattino, dopo sette ore, ma resta forte e inquietante, come l’odore acre del fumo, l’impressione di una escalation di violenza. La conta dei danni parla di oltre 50 barconi dei migranti dati alle fiamme in due “cimiteri” nell’isola, approdo per chi giunge dall’Africa e punto geografico cruciale nella crisi e nel dibattito nati dall’emergenza migranti.

Fonti della procura di Agrigento, diretta da Luigi Patronaggio, fanno sapere che l’attenzione investigativa per questo episodio sarà altissima e che sarà fatto ogni sforzo per individuare i responsabili degli attentati e prevenire altri episodi di guerriglia urbana. I carabinieri hanno già iniziato le indagini. 

“Non possono esservi dubbi che gli incendi siano dolosi – spiega all’AGI da Lampedusa Mauro Seminara, direttore di Mediterraneo Cronaca – tra un sito e l’altro vi sono 5-7 km di distanza e le fiamme si sono sviluppate alle 22 quasi simultaneamente. Non si tratta di veri e propri cimiteri, perchè le imbarcazioni vengono accatastate temporaneamente per un successivo trasferimento altrove. Uno dei siti era diventato una discarica abusivaUn incendio avrebbe potuto avvolgere le abitazioni in centro se il vento avesse cambiato direzione: paradossalmente, il maestrale le ha salvate”.

Si è di fronte a una escalation? “Non lo so. Di sicuro, sebbene la gran parte dell’isola abbia condannato quanto accaduto, vi sono gruppi che alimentano la tensione e agitano gli animi. Certo, mi colpisce il tempismo del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, che, invece di condannare i gesti, la mattina dopo l’incendio annuncia di star ‘valutando’ la realizzazione nell’isola di un ospedale, rivendicato da un gruppo che mette questo tema insieme alla richiesta di chiusura dell’hotspot per i migranti”. 

Gli incendi, che hanno preceduto di alcune ore la visita del ministro per il sud Giuseppe Provenzano, seguono di pochi giorni l’imbrattamento della ‘Porta d’Europa’, un monumento alla memoria dei migranti che nei giorni scorsi era stato impacchettato da ignoti. Le operazioni di spegnimento, fra l’area attigua al campo sportivo e il deposito di capo Ponente, sono state rallentate dall’esaurimento dell’acqua delle cisterne attorno alle 5 del mattino. I 15 pompieri presenti nell’isola hanno riempito le autobotti direttamente dal mare.

Le forze dell’ordine, in contemporanea, hanno iniziato i sopralluoghi per verificare se qualcuno potesse essere rimasto vittima dei roghi che hanno terrorizzato l’isola. La tensione resta altissima. Il sindaco Salvatore Martello ha parlato di “disegno preordinato per destabilizzare l’immagine di Lampedusa. Lasciare una comunità in balia del traffico di esseri umani, trattando le sue coste come discariche e ignorando ogni richiesta di ripristino della legalità da parte dei suoi cittadini, non può che condurre a reazioni incontrollate”.

“Non ci aspettavamo certo un atto del genere, ma sappiamo che sull’isola c’è chi pensa in questo modo di rivendicare degli pseudo diritti che, però, non guardano al bene comune”, ha affermato in una intervista a VaticanNews don Carmelo La Magra, parroco della chiesa di San Gerlando di Lampedusa. Non tutti, però, condannano: si distingue la Lega, che per bocca dell’europarlamentare Francesca Donato, afferma: “Non siamo di fronte a atti di violenza, ma a segnali di allarme che dovrebbero svegliare il ministero dell’Interno”. 

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