Il Bari affonda pure a Catanzaro. La società dica qualcosa

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Nemmeno la sconfitta dell’Avellino è riuscita a smuovere la psiche della squadra. E’ che, proprio, non è il suo anno. Ogni volta che il Bari si è trovato ad avere una opportunità per scalare qualche punto in classifica, sistematicamente, non ne ha approfittato, vuoi per colpe proprie vuoi per meriti altrui. Ed anche oggi ci tocca raccontare di una sconfitta, l’ennesima, con relativa sconcertante prestazione.

Ancora una volta il Bari è venuto meno nelle fasi importanti, ovvero nella fase difensiva regalando il gol al Catanzaro, e nella fase offensiva dove gli attaccanti non segnano più. E’ la dimostrazione che quattro attaccanti non servono a nulla, anzi, peggiorano la situazione.

Il contesto è diventato allarmante, ci sono dei momenti in cui la società deve parlare alla gente. Dopo tre sconfitte in quattro gare, senza DS, occorre parlare chiaro, anche per non perdere il contatto con i tifosi ed annebbiarne l’appeal che hanno prodotto, fino adesso, nei confronti della tifoseria che ha dimostrato tanta buona volontà ed amore incondizionato, ma che comincia a manifestare tante perplessità soprattutto societarie. Occorre che il presidente parli, dica qualcosa, cerchi di rincuorare e che spieghi cosa sta accadendo alla squadra. Il silenzio non fa che peggiorare il tutto.

Si pensava che la sterzata alla stagione l’avesse compiuta Carrera, ma ciò non è accaduto. Le ricadute, si sa, son più pericolose rispetto alle prime malattie.

Onestamente, a questo punto, non sappiamo cosa potrà fare Carrera per rialzare la squadra, anzi, ci viene da pensare che lo stesso allenatore si starà chiedendo chi glielo ha fatto fare ad accettare la panchina del Bari.

La squadra è in una modalità down, non risponde alle sollecitazioni dell’allenatore.

Non che il Catanzaro abbia fatto chissà quale grossa partita, ma l’impressione è che questa squadra manchi nei momenti decisivi, quando bisogna difendersi col coltello tra i denti, e quando c’è da tirare in porta così come ha fatto – anzi non ha fatto – Candellone che non abbiamo ancora capito come abbia fatto a sbagliare quell’occasione che ha avuto di testa. E pensare che il giocatore ha un contratto quadriennale. Ci spiace per il ragazzo ma, ad oggi, non ne sta azzeccando una, impegno a parte, ma nel calcio l’impegno va bene, ma se si è attaccanti bisogna soprattutto far gol. E non sbagliarli. O, peggio, fare poco, molto poco.

E’ stata una partita indecente, almeno dall’articolazione della manovra. Il rendimento del Bari è da metà classifica, se non peggio, ed è assurdo considerati gli investimenti della società.

La situazione sembra sfuggire dalle mani, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità ma non ci si spiega come mai adesso la squadra si sia inchiodata. Cosa sta accadendo? Solo un fatto tecnico o c’è dell’altro? Non pensiamo dipenda solo dalla qualità dei giocatori che in qualche caso è insoddisfacente, ma Cianci e Antenucci, ad esempio, perché non segnano più? Incredibile. I due cannonieri del campionato non segnano più. C’è qualcosa che va al di là del fatto meramente tecnico. Sicuramente c’è anche un fattore psicologico che è peggio di quella tecnico.

Fa rabbia constatare che si perdano punti e partite con avversari che non sono squadroni, perché se si perdesse con la Ternana ogni domenica, chapeau, ma il problema è che si perde con squadre mediocri.

Il futuro è nebuloso, e stando a quanto si vede, non si saprà come si arriverà ai playoff, se quarti, quinti, sesti o se, proprio, si arriverà, perché con questa ”non” squadra è lecito anche porsi dei dubbi in tal senso. Qui tutti gli allenatori, a fine gara, nelle interviste dicono che “il Bari è una squadra forte e che non merita di giocare in C ma merita di calcare altri palcoscenici”. Ma temiamo che si sbaglino clamorosamente o che lo dicano, come siamo più portati a pensare, per pura convenzione.

Massimo Longo

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