L’emorragia della dignità

Diritti & Lavoro

Di

Piegati dalla paura concepita dal nulla e dove tutto si comprende, ben poco la dignità avverte” (SMMG).

I docenti italiani sono la classe più sottopagata a livello europeo, vessata da una società ignorante che alimenta la disinformazione, una classe bistrattata dal sistema, spesso violentata da genitori ed alunni e non adeguatamente tutelata e supportata  nell’espletamento delle sue funzioni. L’anno scolastico, attraverso l’assegnazione di più classi composte mediamente da più di venti studenti, vede il docente impegnato a promuovere lo sviluppo umano, culturale, civile e professionale degli alunni, sulla base delle finalità e degli obiettivi previsti dagli ordinamenti scolastici. Allo scadere dell’ultima ora la campanella indica solo la pausa dell’attività del docente, infatti, lo stesso, dopo le ore scolastiche resta impegnato, a proprie spese presso la propria abitazione, con la preparazione giornaliera delle lezioni, a volte con la programmazione e spesso con la correzione dei compiti e per altre attività inerenti agli incarichi affidategli. Torna utile precisare che qualora il docente si ritrovi solo quattro classi e per due materie, correggere a casa almeno tre compiti nel quadrimestre significa dover valutare circa duecentocinquanta elaborati,  lavorando gratuitamente per lo Stato, consumando energia elettrica e proprio tempo libero. Quale altro dipendente dello Stato è costretto a portarsi il lavoro a casa e fra l’altro senza avere neanche gli straordinari riconosciuti ?

A volte il caso vuole anche  che i docenti  si ritrovino in delle scuole che non forniscono la carta e la possibilità di fare fotocopie e pertanto non resta loro che preparare a proprie spese il necessario per le verifiche in classe. La dolente nota delle vacanze di Natale e Pasqua, tanto esternata dai detrattori, dimostra la loro profonda  limitatezza e scarsa correttezza. Sono oltre quaranta le ore di attività funzionali all’insegnamento, fra  collegi e consigli di classe, non riconosciute  come straordinari e che vanno quindi a compensare, insieme alle altre ore destinate ai corsi di formazione obbligatoria, i giorni di festività, senza tener conto che la stragrande maggioranza dei docenti lavora lontano da casa  e pertanto anche queste attività pomeridiane si traducono in spesa, sacrifici  anche per i loro familiari,  nonché stress fisico e mentale. Ovviamente non tutti sanno che ai docenti non spettano buoni pasti e non possono neanche scaricarsi le spese di viaggio. Un luogo comune, certamente da bar o corridoio e sicuramente sconosciuto  nella dimensione della realtà, addita i docenti quali fruitori di tre mesi di ferie.  Senza avere la minima cognizione di cosa implica essere un docente si ignora che la fine delle lezioni e la chiusura dell’ anno scolastico non significa chiusura della scuola e proprio in quel momento, sfidando la calura e la stanchezza,  per il docente comincia il lavoro gravoso che riguarda gli  adempimenti burocratici  quali, consigli, collegi e preparazione degli esami che lo vedranno impegnato nei giorni che restano del mese di giugno ed anche gran parte di luglio e poi ancora corsi di recupero ed a fine agosto espletamento dei relativi esami di riparazione. Ultimati tutti gli adempimenti al docente spettano trentadue giorni di ferie che gli vanno a conferire il privilegio di essere l’unico impiegato dello Stato a non aver il diritto di scegliere il periodo di ferie nell’arco dell’anno lavorativo. Se poi si va a guardare l’altra faccia della medaglia troviamo che il docente è ben ripagato da non trascurabili gratificazioni, si stima che ogni settimana siano almeno quattro gli episodi nei quali i docenti vengono presi di mira dai loro studenti ed il Global Teacher Status Index afferma che lo  status dei docenti in Italia è fra i peggiori nel mondo, al 33° posto su 35 prima di Israele e Brasile ed ultimi in Europa . Diminuisce il rispetto nei confronti dei docenti: solo il 16% degli italiani intervistati ritiene che gli alunni rispettino i propri insegnanti, Si tratta del sesto dato più basso e del più basso in assoluto tra le grandi economie europee. In una recente indagine di Tuttoscuola sono stati contati, nel corso dello scorso anno scolastico ben 33 casi ‘ufficiali’ e denunciati di docenti vittime accertate di atti di bullismo ed  altri 81 casi avvenuti, ma non denunciati. Tutto questo avviene per esclusiva colpa dei docenti, per la loro mancanza di dignità,  per la loro mancata coesione, per la loro volontaria arresa «come se ci fosse un rassegnato adeguamento alla propria perdita di identità». Basti pensare, in tema di diritti, all’unità di categoria  dei magistrati, degli avvocati, dei medici, delle forze dell’ordine, che a confronto a quella dei docenti brillano nel firmamento della dignità. La categoria dei docenti spesso affonda le radici in quel gretto provincialismo che afferma l’individualismo e l’infondata superbia, dissolvendo nel nulla la predicata dinamica relazionale tra docenti, fino al punto che spesso basta lavorare in istituti diversi per non essere più colleghi, o per esserlo in forma minore. Capita spesso che una docente si rechi all’incontro scuola famiglia presso la scuola del proprio figlio, per sentirsi chiamare “signora” e non collega, dall’insegnante che sa di insegnare la sua stessa materia. Un pò come se l’avvocato di parte avversa non riconoscesse l’altro avvocato come collega ! Nella scuola vige il dividi et impera e non manca lo spazio all’ideologia politica difficilmente classificabile come proprio danno e soprattutto quale grave nocumento all’unità. Docenti che si agitano non per affermare il proprio costruttivo pensiero, ma per obbedire ad una ideologia consunta, scolorita e trasformista che non gli consente di potenziare la forza dell’unità ed il bene comune mirato alla valorizzazione della propria categoria. Probabilmente questa classe si nutre di quegli attimi di gloria e di protagonismo che appagano nel corso dei consigli, forse soddisfa anche il solo sfoggiare abiti e chincaglieria nei corridoi,  lasciando la svolta dei propri diritti nelle mani di coloro che sogghignano al cospetto della stupidità umana. Una classe saccente, frammentaria e di poche pretese, al servizio dello Stato che meritano e servono senza batter ciglio.

E come si suol dire, ognuno del suo mal pianga se stesso.

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