Zelensky parla al Parlamento europeo e avvicina Kiev a Bruxelles

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Il percorso resta però tortuoso. Ursula von der Leyen, lo ha confermato in aula: “Oggi l’Unione europea e l’Ucraina sono già più vicine che mai. C’è ancora una lunga strada da percorrere. Dobbiamo porre fine a questa guerra.

Intervento di Zelensky al Pe

AGI – Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è intervenuto al Parlamento europeo portando l’urlo del suo popolo e chiedendo a Bruxelles di porgergli la mano. “Sono lieto di sentire questa unità. L’Unità di tutti i Paesi dell’Unione europea. Ma non sapevo che questo sarebbe stato il prezzo da pagare. Una tragedia per me, per ogni ucraino e per il nostro Paese. È un prezzo altissimo. Migliaia di persone sono state uccise. Due rivoluzioni, una guerra e cinque giorni di invasione militare della Federazione Russa”, ha spiegato il presidente collegato dal suo bunker a Kiev.

“Vorrei sentire da parte vostra la scelta dell’Ucraina verso l’Europa viene incoraggiata, siamo sotto l’attacco dei missili, sotto i bombardamenti. Stamattina è stata una mattina tragica per noi”, ha aggiunto. E gli eurodeputati hanno risposto all’appello. Poche volte come oggi il Parlamento europeo si è mostrato cosi’ unito. La guerra in Ucraina, dopo aver cementato i rapporti a livello dei ventisette Stati dell’Unione, ha rinsaldato le fila anche tra i partiti che siedono nell’emiciclo.

Tutti d’accordo (o quasi, tredici i contrari e 26 gli astenuti, 637 favorevoli), sulla risoluzione che condanna l’aggressione russa e “invita le Istituzioni dell’Unione ad adoperarsi per concedere all’Ucraina lo status di Paese candidato all’adesione all’Ue, in linea con l’articolo 49 del trattato sull’Unione europea e sulla base del merito e, nel frattempo, a continuare ad adoperarsi per la sua integrazione nel mercato unico dell’Unione in virtu’ dell’accordo di associazione”.

Insomma è un’apertura ma senza eccessiva accelerazione. Il processo è lungo e tortuoso. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, lo ha confermato in aula. “Oggi l’Unione europea e l’Ucraina sono già più vicine che mai. C’è ancora una lunga strada da percorrere. Dobbiamo porre fine a questa guerra. E dovremmo parlare dei prossimi passi. Ma sono sicura: nessuno in questo emiciclo puo’ dubitare che un popolo che difende cosi’ coraggiosamente i nostri valori europei non appartenga alla nostra famiglia europea”.

Dello stesso tenore il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “Spetterà a noi europei essere all’altezza del momento. E, naturalmente, sappiamo che questo argomento è difficile perché tocca l’allargamento. E sappiamo che ci sono, all’interno dell’Unione europea, opinioni diverse, che a volte possono essere sfumate su questo argomento”, ha spiegato.

“Spetterà alla Commissione europea formulare un parere, dal quale il Consiglio non si sottrarrà alle sue responsabilità. Il Consiglio dovra’ analizzare seriamente la richiesta simbolica, politica, forte e, credo, legittima che e’ stata espressa. Sara’ poi necessario dare l’orientamento e fare la scelta che sara’ la scelta giusta, con compostezza, con determinazione, di fronte a questa richiesta che oggi si esprime, faccia a faccia e con un’emozione che ci tocca ciascuno e tutti”, ha aggiunto.

A smuovere le coscienze sono state le parole di Zelensky. “Non so come salutarvi. Non so se dirvi buongiono o buon pomeriggio. Perché oggi per qualcuno dei miei cittadini non sara’ un buon giorno. Qualcuno potrebbe morire“, ha detto prima di presentare solo l’ultimo dei drammatici bilanci.

“Ieri sedici bambini sono stati uccisi e il presidente parla di operazioni contro infastrutture militare ma si tratta di bambini. Quali obiettivi militari? Ieri ha ucciso sedici bambini con i suoi missili”. E, ancora una volta, ha presentato la sua richiesta più delicata all’Unione europea.

“La nostra gente è motivata. Stiamo lottando per i nostri diritti, per la nostra libertà, per la nostra vita. E adesso lottiamo per la sopravvivenza. E questa è la più forte delle motivazioni ma vogliamo anche essere membri a pari diritti dell’Europa. Io credo che oggi stiamo mostrando a tutti che è quello che siamo. Senza l’Unione europea l’Ucraina sarebbe sola. Abbiamo dimostrato la nostra forza. Abbiamo dimostrato che siamo esattamente come voi. Quindi adesso mostrateci che siete al nostro fianco, mostrateci che non ci abbandonerete, mostrateci che siete veramente europei. E allora la vita vincera’ contro la morte, la luce vincera’ contro l’oscurita’. Gloria all’Ucraina”. Un intervenito sentito salutato da una lunga ovazione.

“Sempre più Paesi si stanno impegnando in una coalizione contro la guerra insieme a persone da tutto il mondo, con un messaggio comune: Russia, basta con la guerra. Torna a casa. Parliamo”, ha detto Michel nel suo intervento. “È uno scontro tra lo stato di diritto e lo stato delle armi; tra democrazie e autocrazie; tra un ordine basato su regole e un mondo di nuda aggressione. Il modo in cui risponderemo oggi a ciò che la Russia sta facendo determinerà il futuro del sistema internazionale”

È in gioco “il destino dell’Ucraina, ma in gioco c’è anche il nostro destino. Dobbiamo mostrare il potere che risiede nelle nostre democrazie; dobbiamo mostrare il potere delle persone che scelgono le loro strade indipendenti, liberamente e democraticamente. Questa e’ la nostra dimostrazione di forza”, ha evocato von der Leyen prima di snocciolare tutte le sanzioni approvate finore “alla velocita’ della luce”.

“So bene che queste sanzioni avranno un costo anche per la nostra economia. Lo so e voglio parlare onestamente ai cittadini europei. Abbiamo sopportato due anni di pandemia. E tutti noi desideravamo poterci concentrare sulla nostra ripresa economica. Ma credo che i cittadini europei capiscano molto bene che dobbiamo opporci a questa crudele aggressione. Sì, proteggere la nostra libertà ha un prezzo. Ma questo è un momento decisivo. E questo è un costo che siamo disposti a pagare. Perché la libertà non ha prezzo”, ha sottolineato.

“Non abbandoneremo la difesa dei nostri diritti umani e libertà perché siamo più o meno dipendenti dalla Russia” per il gas, ha confermato l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell. Il capo della diplomazia europea ha ricordato che, quando era presidente del Parlamento europeo nel 2007, ha avuto l’opportunità di dire al presidente russo, Vladimir Putin, dopo l’omicidio della giornalista Anna Politkovskaya, “che non avremmo scambiato i diritti umani con il suo gas”.

“E questo è il momento di ripeterlo e agire. E dobbiamo iniziare a lavorare in fretta, come ha proposto la Commissione europea, per annullare questa dipendenza”, ha aggiunto.

 

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