“Chat control” 2.0, il nuovo spionaggio digitale

Dopo il monitoraggio esteso e invasivo approvato dall’UE nel 2021, il progetto di controllare i messaggi fa un ulteriore passo avanti: in arrivo l’obbligo per tutti i fornitori di app di conversazione (presto anche di quelle criptate)

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Nella data dell’11 maggio 2022, la Commissione europea ha lanciato un nuovo disegno di legge che solleva interrogativi sul futuro della privacy online. L’obiettivo di questa proposta è ampliare il controllo sulla messaggistica digitale attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale, consentendo un monitoraggio completo delle chat scambiate tra dispositivi all’interno dell’Unione Europea. Questo approccio, noto come “Client-Side-Scanning“, solleva preoccupazioni riguardo alla riservatezza delle comunicazioni interpersonali. Nonostante la motivazione dichiarata della Commissione sia quella di contrastare la pedofilia e la pedopornografia, l’implementazione di questa normativa potrebbe dar vita ad una sorveglianza di massa che coinvolgerebbe tutti i cittadini europei, indipendentemente dalla presenza o meno di attività criminali.

UE, un fine che giustifica i mezzi o solo tanta megalomania?

Il fine della guerra alla pedopornografia è sicuramente lodevole, soprattutto considerando l’uso illecito del web da parte dei pedofili. Tuttavia, c’è un crescente sospetto che l’intento reale di questa regolamentazione sia quello di introdurre un occhio estremamente invasivo su tutti i messaggi privati scambiati quotidianamente. Questo scenario potrebbe ricordare le controversie passate relative al pretesto del “terrorismo” utilizzato per giustificare il controllo totale nei confronti della popolazione. Le rivelazioni di Edward Snowden sull’esteso potere di spionaggio dei servizi segreti statunitensi dovrebbero ricordarci dei rischi connessi a tali approcci.

Va inoltre notato che i criminali si affidano a strumenti di crittografia per nascondere le proprie identità e comunicazioni illecite. Tuttavia, è interessante notare che proprio queste conversazioni criptate – al momento – rimarrebbero escluse dalla proposta della Commissione europea. Secondo il disegno di legge, ogni contenuto sospetto di abusi contro i minori verrebbe segnalato e inoltrato direttamente alle autorità competenti. Ma gli algoritmi utilizzati potrebbero rilevare immagini private, contenenti nudi o scene sessualmente esplicite. Questo sta scatenando un bel dibattito sulla tutela della privacy, poiché potrebbe significare che qualsiasi foto personale “un pò più sexy” potrebbe essere visualizzata da “controllori” estranei.

È importante ricordare però che parte della Silicon Valley (Gmail, Meta/Facebook Messenger e X-Box) aveva già avviato la scansione delle chat su diverse piattaforme, proprio su iniziativa adottata dal Parlamento europeo a luglio del 2021. Tuttavia, l’approccio proposto questa volta dalla Commissione vorrebbe rendere questo monitoraggio non solo esteso e invasivo, ma addirittura obbligatorio per tutti i fornitori di servizi di messaggistica (prossimamente anche di quella crittografataend-to-end“, come la celebre Whatsapp). E questo sta solleva ulteriori dubbi riguardo alla protezione dei dati personali.

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“Il Grande Fratello” (1984) che non ascolta i giudici

E poi ci sarebbe la questione dei diritti fondamentali che, nonostante la lodevole intenzione di combattere la pedofilia, questa norma punta comunque ad attaccare. Già in passato, la Corte di Giustizia europea aveva stabilito che il controllo costante delle comunicazioni private violava questi diritti sacri dei cittadini europei (sentenza del 6 ottobre 2020) ed era pertanto da ritenersi vietata (paragrafo 177).

Per questa ragione – e in accordo con la normativa europea sulla privacy (GDPR) – il Dott. Patrick Breyer – eurodeputato e attivista per le libertà civili – aveva denunciato i colossi statunitensi delle Big Tech. E si ammise, per bocca di una giudice della Corte europea – Ninon Colneric – che in chiave strettamente giuridica i piani normativi dell’UE non erano in linea con le leggi della Corte di giustizia dell’Unione europea, anzi rappresentavano un abuso sui diritti fondamentali della cittadinanza comunitaria per quanto concernente riservatezza, protezione dei dati personali e libertà d’espressione.

Pertanto, quest’ulteriore potenziamento del “Chat control” potrebbe comportare – ancora una volta – potenziali violazioni della sfera individuale e resta fondamentale, oggi più che mai, pesare attentamente gli equilibri tra sicurezza e invasività, in un’epoca in cui la sorveglianza digitale sta diventando sempre più pervasiva.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Franz Becchi del 13 maggio 2022), Il Sussidiario.net, Agenda Digitale.eu, sito istituzionale della Corte di Giustizia dell’Unione europea, Wikipedia (enciclopedia libera con sito web), Software libero uso/riuso, Valigia Blu, BBC News e European Internet Forum (canale YouTube).

 Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

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