Primum non nocere

Diritti & Lavoro

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La bioetica nacque come disciplina specifica del mondo scientifico negli anni settanta in USA grazie al pensiero dell’oncologo Van Rensselaer Potter. Egli comprese che il grande sviluppo tecnico-scientifico se non fosse stato sorretto e guidato da un’eticità operativa col tempo avrebbe potuto portare l’umanità in un baratro ed avvertì l’esigenza di costruire un ponte che idealmente unisse il mondo della scienza a quello umanistico per non perdere di vista quelli che sono i fondamenti dell’esistenza umana. Ma la bioetica non è rivolta solo all’uomo essa guarda a tutto il sistema vita per utilizzare le conoscenze scientifiche in modo rispettoso ed attento a tutta la biosfera. Non è un caso che si afferma in un momento in cui viene meno la fiducia nella capacità di autoregolazione del processo tecnologico e della ricerca scientifica che determinarono attraverso gli usi anche industriali  l’inquinamento dell’aria, dell’acqua della stessa terra con l’uso di pesticidi, diserbanti, glifosato  ed altro. Il problema bioetico è oggi attualissimo, né si può pensare che la ricerca scientifico-tecnologica sia in grado di autoregolarsi se sganciata da un riferimento etico condiviso e soprattutto se nel suo operare non è regolamentata da leggi precise e dal controllo periodico di apparati statali, che sono gli unici in grado di tutelare la salute e gli interessi di tutto il consorzio umano. Lo stanno dimostrando  le sperimentazioni che società private portano avanti a livello farmacologico in diverse zone depresse del pianeta dove uomini e donne vittime di povertà estrema accettano di fare da cavie per la sperimentazione di nuovi farmaci pur di avere del denaro per sostentare sé stessi  e la propria famiglia. Questo modus operandi da parte di certe società del farmaco è vergognoso, eppure non vengono osteggiati da nessuna legge di questi paesi come se la vita umana e la sua salute non avessero alcun valore.  Da sempre invece il mondo della medicina, fin dalla sua nascita nella civiltà occidentale con Ippocrate ed il suo famoso giuramento,  ha compreso l’importanza del comportamento etico che poneva il medico al di sopra della legge quale unico custode del bene del paziente e conoscitore del bene in sé, per cui poco ascoltava i voleri del paziente stesso. Il primo codice deontologico  pregiuridico venne sancito quattro secoli prima di Cristo e nelle loro linee essenziali tutti i successivi codici deontologici sono rimasti fedeli a  quello delle origini. Durante  il tragico periodo nazista i medici tedeschi si macchiarono di crimini terribili contro l’umanità e vennero meno al sacro principio della professione medica “ primum non nocere” inchinandosi alle ideologie politiche. Soprattutto il mondo comprese che l’agire secondo scienza e coscienza non era qualcosa di scontato nell’operare del personale sanitario per cui  era necessario adottare codici deontologici che vincolassero e che avrebbero consentito di punire i trasgressori e di isolarli. Il Codice di Norimberga fissò un decalogo dei diritti per chi era impegnato nelle sperimentazioni e l’obbligo del consenso informato, imprescindibile per la conduzione di uno studio clinico.  I grandi progressi scientifici e biotecnologici , le nuove pratiche mediche ed il mutamento dei rapporti medico paziente hanno determinato lo sviluppo della bioetica. Si pensi alla riproduzione assistita, alla clonazione, ai trapianti, alla terapia genica ed alle terapie di sostegno vitale, che hanno rimesso in discussione le vecchie certezze. La bioetica diventa così guida fondamentale nel tentativo di definire nuove procedure  e tecniche che devono svolgersi sempre nel rispetto e per il bene dell’uomo, ma anche nel porre dei limiti all’operare di una scienza che senza una valida guida morale rischia di creare mostri e di operare contro l’uomo. Oggi questi rischi sono quotidiani soprattutto nel campo della riproduzione che purtroppo è legata sempre più all’opera di società sanitarie private a cui interessa solo il profitto e complici anche le leggi di determinati stati, che hanno perso di vista il senso del valore e della dignità umana e soprattutto del nascituro, permettono il così detto utero in affitto, la possibilità che un bimbo abbia due mamme o due padri, o addirittura che la nonna porti avanti la gestazione per conto della figlia, o che una coppia formata da un trans e da una donna che sta diventando uomo possa avere un figlio. Tutte queste appaiono come aberrazioni di un sistema scientifico e giurisdizionale oramai fuori controllo, dove non si danno più guide e principi bioetici certi e rispettosi non solo della natura, ma dei diritti del più debole ossia il bambino che si vede privato di una sua identità e delle sue radici fin dal concepimento e viene trattato alla stregua di un oggetto qualsiasi che viene acquistato senza tante riflessioni. Bisogna ridare la libertà di cura ai medici che è stata stravolta e sospesa durante il covid da interventi prevaricatori, politicizzati e verosimilmente  asserviti alle multinazionali farmaceutiche, da parte del ministero della salute e affermare i principi bioetici per tutelare il principio di autodeterminazione, la dignità e la libertà di tutti gli uomini.  Torna utile ricordare il diritto del malato a decidere in piena coscienza e libertà se, da chi e come farsi curare, come recita l’articolo 32 della nostra Costituzione, secondo il quale “Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. I padri costituenti avrebbero dovuto essere preveggenti ed aggiungere “…e che le leggi non siano partorite dagli affari”.

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