John Fordham: la sociatria in quanto “salute sociale”?

Arte, Cultura & Società

Di

Intervista esclusiva ad uno studioso statunitense che a pieno titolo rientra sullo scenario mondiale nel novero delle figure dedite oggi autonomamente a questo approccio in divenire alle scienze sociali.

Premessa.

Non negando, per onestà intellettuale, la paternità del termine (quale “cura della società”) nel secolo scorso allo psichiatra rumeno Jacob Levi Moreno[i], nel mondo la sociatria[ii] viene oggi evocata, secondo assai differenti prospettive teoriche e pratiche e in diversi campi, da più figure indipendenti. Di alcune di esse ho parlato in miei precedenti articoli.

In Italia, opera il sociologo Sergio Bevilacqua[iii], il quale ha in corso la documentazione scientifica di un importante approccio clinico alla sociologia, denominato “sociatria organalitica”, basato sulla cura delle società umane, suffragato da 500 casi e già stato oggetto di insegnamento universitario presso la Università LUMSA di Roma. Gli ho dedicato un articolo sul numero del 14 giugno 2020 del settimanale on line Weeklymagazine.it, dal quale emerge il concetto di “cura responsabile della società”.

Sempre nel nostro Paese, agisce  il pittore e ceramista Ivan Cuvato[iv], la cui originale interpretazione (si veda il mio articolo del 21 aprile 2022 del su L’Eco di Savona) è: “Cos’è la sociatria? Nel corso del tempo, ci sono state così tante forme disparate di cura individuale e collettiva nella società, tanto che onestamente è possibile solo concordare sull’etimologia del termine. Il resto sono facezie, troppo spesso del tutto prive di azione”. Personaggio estroso e poliedrico, influencer affermato sui social, attraverso le sue molteplici performance di denuncia (di cui ho parlato in diversi articoli, tra cui ad esempio il 15 maggio 2022 su Il Corriere Nazionale), egli si avvicina invece per affinità elettiva alla concezione del messicano Pedro Reyes[v], artista interdisciplinare che attraversa i confini della sua pratica, impegnandosi nell’efficacia sociale dell’arte, dell’architettura e del design, intendendo la sociatria come «l’arte o la scienza di curare la società».

Sul piano internazionale, esistono tuttavia ulteriori sensibilità che si interrogano sul tema. In tal senso, a mio avviso vanno menzionati: José Luis Zamora[vi], il fondatore dell’Escuela Argentina de Sociatría – Ciudad de Buenos Aires – República Argentina (la sua idea è quella di “un approccio socio-culturale al servizio sociale e una nuova visione del mondo delle discipline sociali”), e, perseguendo lo scopo di “salute sociale” nell’ambito delle discussioni su Facebook del think tank «Sociatry – for societal health», lo studioso statunitense John Fordham[vii] . Come ho riferito, prima in un articolo del 9 novembre 2021 su Reteluna.it Italia e poi in quello sopracitato su L’Eco di Savona, entrambi hanno espresso cenni di apprezzamento all’attenzione speciale ai temi sociali che Cuvato condivide con altri artisti della nostra scena nazionale.

Infine, se alla luce degli aspetti sensibile della preoccupante congiuntura mondiale occorre ripensarsi nel cambiamento, forse pure nei variegati termini di una cura della società, quale approccio migliore per affrontarlo se non la sociatria? Questo è un tema molto complesso da trattare ma iniziamo a ragionarci insieme, con l’aiuto di un autore statunitense al cui studio ha dedicato buona parte della vita, John Fordham. Nella seguente intervista in lingua italiana, l’autore gentilmente fornisce ai lettori degli ottimi spunti di riflessione.

(N.d.R. Dopo le note finali bilingue, viene riportato traduzione in lingua inglese della presente premessa  e il testo dell’intervista, nella forma integrale che deriva dai messaggi scambiati).

Intervista in lingua italiana.

Caro John,

Ti propongo alcune domande sui tuoi interessi inerenti la sociatria. Se concordi, ne potremo ricavare un’intervista da pubblicare in lingua inglese e italiana sui giornali on line, per cui scrivo.

Ciao, Antonio! Non ho obiezioni a questa intervista.  Sarò lieto di risponderti.

D: Da quanto tempo e perché ti occupi di sociatria?

R: Il mio coinvolgimento nella sociatria è avvenuto gradualmente, nel corso della ricerca di spiegazioni che non potevo confutare, per cose terribili che erano accadute nella mia vita.  Questa ricerca ha incluso molti studi in diverse scienze sociali e mi ha portato a capire che le società possono essere malate nello stesso modo in cui possono esserlo le menti individuali.  Ho scelto di credere che, proprio come le menti individuali possono essere sottoposte a terapia per recuperare (o ottenere) la salute, lo stesso vale per le società.  Si tratta essenzialmente di un atto di fede, ma l’alternativa è la mancanza di speranza, che sono troppo ostinato per permettermi di sopportare.

Gradualmente ho legato insieme i fili della mia ricerca in diverse aree, ma a quel punto non avevo un nome per quello che stavo facendo.  Questa mancanza di nome mi infastidiva…  Decisi di chiamarla “Sociatria”, credendo di essermi imbattuto in un’avanguardia del lavoro umano; qualcosa che un giorno avrebbe potuto essere chiamato “scienza”.

Solo dopo 3 anni di lavoro sulla mia “Sociatria”, ho scoperto il lavoro di Sergio Bevilacqua e il fatto che avesse già utilizzato il nome della disciplina. Alla fine, mi sono reso conto che non c’è contraddizione; che le nostre due concezioni di sociatria sono entrambe eventi che si verificano all’interno di un ombrello più grande di struttura, che è ancora in procinto di aprirsi lentamente.

Credo che ci siano momenti nella storia umana in cui la condizione della conoscenza dell’umanità rende necessario e inevitabile un determinato passo successivo. In questo caso, il logico passo successivo nell’evoluzione delle discipline dell’umanità è quello di concentrarsi sulla salute delle interazioni di gruppo, sviluppando una metodologia per migliorare la salute della società.

Da 9 anni tengo appunti sugli eventi attuali, sui miei studi e sulle mie intuizioni. Il documento dell’anno in corso si intitola:MISCELLANEOUS TOPICAL SOCIATRY RUMINATIONS Volume IX: New Directions

(Materials created during 2022)” (N.d.R.: scaricabile come file dall’apposita sezione del gruppo Facebook «Sociatry – for societal health»).

D: Qual è lo stato dell’arte della sociatria negli USA in generale? E quello dei tuoi studi?

R: Credo che la sociatria come disciplina sia ancora agli inizi, sia negli Stati Uniti che a livello globale.  Come nel caso di qualsiasi scienza, il lavoro che svolgiamo oggi è quasi garantito che venga smentito come non valido in un momento futuro – ma i risultati di quel futuro richiedono le fondamenta che creiamo ora, come precondizione.

I miei studi personali proseguono senza sosta.  Sento che le mie “scoperte” sono rallentate e attualmente sono in una fase di perfezionamento delle mie teorie precedenti.  Considero che le mie scoperte, fino ad oggi, includano:

a) le teorie sulla classe parassitaria[viii].

b) la struttura di categorizzazione evolutiva per classificare l’umanità in base all’empatia e alla coscienza,

c) le intuizioni ancora in fase di sviluppo relative alle eggregore[ix], come “menti di gruppo”, e

d) la consapevolezza che siamo attualmente IN una “guerra di classe” marxiana, con la differenza che la nostra battaglia attuale è quella delle élite che attaccano le masse come evento di rappresaglia.

D: Stai predisponendo uno statuto epistemologico che consenta il riconoscimento ufficiale della sociatria in quanto scienza?

R: No, non sto cercando di ottenere il riconoscimento ufficiale della sociatria come scienza.  I motivi sono:

a) Non sono ancora sicuro che quello che sto facendo si qualifichi come “scienza”.  Sarebbe meglio definirla una “filosofia”, o addirittura un'”arte”.  Ma questo vale anche per la psicoanalisi freudiana o per l’analisi archetipica junghiana.  Sono “scienze” o qualcos’altro?  Questa incertezza non mi preoccupa.  Mi sento a mio agio in un mondo di mistero, perché mi dà qualcosa da fare (capire).

b) Un malessere del nostro tempo è che la classe parassitaria ha acquisito il controllo sulla maggior parte della nostra ricerca scientifica, sia nella direzione che nei risultati. Questo è iniziato con Rockefeller ed è continuato con Gates.  Se codifichiamo la società, creiamo una maniglia per i parassiti per ottenere il controllo su di essa.  Non sono disposto a contribuire a questo scopo.

D: La sociatria supera la sociologia?

R: No, non credo che la sociatria superi la sociologia. Credo che la giusta collocazione della sociatria nella struttura della rete di discipline dell’umanità sia analoga al rapporto tra psicologia e psichiatria. La psicologia studia il normale funzionamento delle menti individuali.  La psichiatria cerca di diagnosticare e sviluppare rimedi per le malattie delle menti individuali.

La sociologia studia il normale funzionamento dei gruppi di persone.  Credo che una collocazione corretta per la sociatria sia quella di diagnosticare e sviluppare rimedi per le malattie dei gruppi di persone.

Ma questi sono solo i miei pensieri.  È praticamente garantito che il futuro li ridefinirà.

D: Come definiresti la figura del sociatra?

R: Non sono sicuro di capire questa domanda…  Non sono sicuro che, a questo punto della storia, il “sociatra” abbia effettivamente una caratterizzazione ben definita. Ancora una volta, questo non mi preoccupa.  Faccio quello che faccio perché lo considero la “vocazione della mia vita” e, avendo trovato una “vocazione”, mi considero fortunato.

D: Qual è la percezione dagli USA della sociatria in Italia? Ed in particolare del soggetto più attivo mediaticamente nella sociatria italiana: Ivan Cuvato?

R: Credo che la stragrande maggioranza delle persone negli Stati Uniti ignori l’esistenza della sociatria; non ne riconosce l’esistenza né qui né in Italia. Il che significa anche che non hanno idea di Ivan Cuvato. Questo è dovuto almeno in parte al fatto che la sociatria è così nuova.  Coloro che la incontrano la percepiscono come una disciplina “marginale” e la ignorano come qualcosa che può essere tranquillamente ignorato.  L’incapacità di riconoscere e prestare attenzione alla sociatria è dovuta anche al fatto che le masse sono ancora così controllate dalla propaganda distribuita attraverso i mass media.  (Ritengo che l’assenza di salvaguardie contro la propaganda sia il principale problema sociale del nostro tempo). I media tradizionali non riconoscono la Sociatria, e così le masse la seguono.  Solo chi si è staccato dal flusso della propaganda può riconoscere una nuova disciplina che ha il potenziale di ridefinire la società globale in un futuro lontano.

Dovrei anche aggiungere, per rispondere alla domanda, che considero l’Italia “all’avanguardia” per quanto riguarda la sociatria, se paragonata agli Stati Uniti; cioè, gli Stati Uniti sono in ritardo. Una semplice prova di ciò è che il vostro lavoro in sociatria dura da molti più anni del mio.  Come evento sociale, questo significa che l’Italia è stata preparata per l’emergere della sociatria molto prima degli Stati Uniti.

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Spero che questo sia ciò di cui avevi bisogno, Antonio! Spero anche di non essere stato troppo prolisso…(!)

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Note//Remarks

[i] Jacob Levi Moreno, è stato uno psichiatra rumeno, naturalizzato austriaco e statunitense, che, a metà del XX secolo, concepì innovative teorie e metodi basati su una nuova forma di ricerca attiva (action methods), oltre che su un nuovo approccio sistemico della psichiatria sociale. Fu, infatti, il creatore dello psicodramma, del sociodramma, della sociometria e di quella che egli chiamò la sociatria, “la cura della società attraverso il gruppo”. // Jacob Levi Moreno, was a Romanian psychiatrist, naturalized Austrian and U.S. citizen, who, in the mid-20th century, conceived innovative theories and methods based on a new form of active research (action methods), as well as a new systemic approach to social psychiatry. He was, in fact, the creator of psychodrama, sociodrama, sociometry and what he called sociatry, “the treatment of society through the group”.

[ii] Sociatria deriva da due termini: sŏcius, che in latino significa “amico” o “alleato”, mentre “iatreia” deriva dal vocabolo greco che corrisponde a “terapia” o “guarire”. Nella lingua inglese. il termine “Sociatry” fu ideato da Jacob Levy Moreno. // Sociatry is derived from two terms: sŏcius, which means “friend” or “ally” in Latin, while “iatreia” comes from the Greek word corresponding to “therapy” or “healing.” In the English language. the term “Sociatry” was invented by Jacob Levy Moreno.

[iii] Sergio Bevilacqua, sociologo clinico ed esperto di psicanalisi, è consulente di grandi organizzazioni pubbliche e private in Italia e all’estero, nonché editore e articolista su varie testate. È autore del volume “Introduzione alla sociatria. La nuova sociologia clinica di società e persone” (Ed. IBUC, Reggio Emilia, ISBN: 8898355300  2018). // Sergio Bevilacqua, a clinical sociologist and expert in psychoanalysis, is a consultant to large public and private organizations in Italy and abroad, as well as an editor and columnist in various newspapers. He is the author of the above volume in Italy.

[iv] Ivan Cuvato, il “maestro dell’Informale”, ceramista e pittore di Albisola (SV, Italia), non solo noto per le sue opere, ma anche per le sue performance che sono spesso politiche, non sembrando essere propaganda ideologica o religiosa, per assumere valore di “sociatria”.// Ivan Cuvato, the “master of the Informal,” a ceramicist and painter from Albisola (SV, Italy), is not only known for his works, but also for his performances, which are often political, not appearing to be ideological or religious propaganda, to take on the value of “sociatry.”

[v] Pedro Reyes è un artista messicano. Usa scultura, architettura, video, performance e partecipazione. Le sue opere mirano ad aumentare l’agenzia individuale o collettiva in situazioni sociali, ambientali, politiche o educative. Della sua iniziativa itinerante “Sanatorium”, il critico d’arte Antonello Tolve ha scritto su sul magazine specializzato online Artribune. // Pedro Reyes is a Mexican artist. He uses sculpture, architecture, video, performance and participation. His works aim to increase individual or collective agency in social, environmental, political or educational situations. Of his traveling initiative “Sanatorium,” art critic Antonello Tolve wrote about in the italian specialized online magazine Artribune.

[vi] José Luís Zamora. Laureato in Servizio sociale a Buenos Aires (Argentina). Docente all’Università di Flores. Direttore della Cattedra di Sociatria dell’ONG “HACER”. Fondatore della Scuola argentina di Sociatria. È autore di “Sociatria. El enfoque sociocultural del servicio social y una nueva cosmovisión de las disciplinas sociales” (Margen: revista de trabajo social y ciencias sociales, ISSN-e 0327-7585, Nº. 30, 2003) // José Luís Zamora Graduate in Social Work in Buenos Aires (Argentina). Teacher at Flores University. Director of the Chair of Sociatrics of the NGO “HACER”. Founder of the Argentine School of Sociatrics. He is author of the above-mentioned Spanish-language text.

[vii] John Fordham, fautore su su Facebook del think tank «Sociatry – for societal health»,  ama presentarsi nel seguente modo. “Ho 67 anni e ho trascorso i primi 2/3 della mia vita nella periferia nord di Chicago. Sono un “ritardatario” e ho trovato la mia vocazione nella vita solo verso i 50 anni. Ho abbandonato la scuola superiore tre volte e ho frequentato un Community College per 10 anni a tempo parziale. Non sono mai stato fortemente motivato al denaro e non ho mai ottenuto titoli di studio avanzati. Ora che sono in pensione, trascorro la maggior parte del mio tempo lavorando sulla musica e sull’arte, studiando le scienze della vita, meditando e cantando, e cercando di migliorare (e condividere) le mie teorie nella sociatria”.// John Fordham. Brief biographic profile:” I’m 67 years old and spent the first 2/3 of my life living in the northern Chicago suburbs. I’m a “very late bloomer” and didn’t find my calling in life until my mid-50’s. I dropped out of High School 3 times and attended a Community College for 10 years part time. I’ve never been heavily motivated toward money, and I’ve never been awarded any advanced scholastic degrees. Now that I’m retired, I spend most of my time working on music & art, studying the life sciences, meditating & chanting, and trying to improve (and share) my theories in Sociatry”.

[viii] Classe parassitaria. Secondo Fordham, il termine si basa sulla consapevolezza che la società è un’ecologia economica.  In quanto tale, il termine è sia economico che ecologico.  In ecologia, i parassiti sono organismi che sottraggono valore agli organismi ospiti, riducendo al minimo il valore che potrebbero fornire in cambio. Questa è la posizione della classe parassitaria all’interno dell’ecologia economica: estrarre valore dalle masse come organismo ospite, riducendo al minimo il valore che esse forniscono in cambio.  Una caratteristica fondamentale dei parassiti è che di solito cercano di attaccarsi all’ospite in modo da rendere il più difficile possibile il loro allontanamento, o addirittura in modo da causare danni fatali all’ospite nel tentativo di allontanarli. La classe parassitaria fa questo collocandosi in posizioni dirigenziali vitali all’interno dei meccanismi della società. Un esempio è rappresentato dalle posizioni chiave di governo o di gestione finanziaria.  Se queste posizioni lavorative vitali venissero improvvisamente lasciate vuote, la società subirebbe un danno maggiore di quello che subirebbe se fossero occupate da membri della classe parassitaria. Ogni società nella storia (che io conosca) ha sofferto di una classe parassitaria che ha drenato valore dalle masse.  La formazione di una classe parassitaria è la naturale conseguenza della presenza di Inumani, in assenza di misure di protezione contro di essi. Questo perché gli Inumani sono emotivamente (cognitivamente) paralizzati per quanto riguarda l’empatia e la coscienza.  (Gli Inumani sono una delle categorie della struttura di selezione evolutiva). // Parasitic Class. According to Fordham, the term is based in the understanding that society is an economic ecology.  As such the term is both economic & ecological.  In ecology, parasites are organisms which drain value from host organisms, minimizing any value they might provide in exchange.  This is the stance of the Parasitic Class within the economic ecology – they extract value from the masses as a host organism, minimizing the value they provide in exchange.  A key feature of parasites is that they normally attempt to attach themselves to the host in a way making it as difficult as possible to dislodge them; or even in a way which would cause fatal harm to the host in attempts to dislodge them.  The Parasitic Class does this via placing themselves into vital management positions within society’s mechanisms.  An example of this, would be key government or financial management positions.  If such vital job positions were abruptly left empty, society would suffer more harm than when left filled by members of the Parasitic Class.  Every society in history (that I know of) has suffered a Parasitic Class draining value from the masses.  Formation of a Parasitic Class is the natural consequence of the presence of Inhumans, in the absence of safeguards against them.  This is because the Inhumans are emotionally (cognitively) crippled in regard to empathy & conscience.  (Inhumans are one of the categories in the evolutionary sorting structure.)

[ix] Eggregora. Nell’occultismo, una forma-pensiero si riferisce a un’entità incorporea emanata da una o più persone in grado di influenzare i loro stessi pensieri e attitudini; se creata attraverso particolari metodi di meditazione collettiva viene utilizzato maggiormente il termine eggregora o egregore (dal greco antico ἐγρήγορος, il cui significato originario, «guardiano», sembra essersi confuso con quello di «gregario», o «seguace passivo di un gruppo»).(Wikipedia)// Eggregore. In occultism, a thought-form refers to an incorporeal entity emanating from a person or persons capable of influencing their own thoughts and attitudes; when created through particular methods of collective meditation, the term eggregora or egregore (from ancient Greek ἐγρήγορος, whose original meaning, “guardian,” seems to have been confused with that of “gregarious,” or “passive follower of a group”) is used more. (Wikipedia).


John Fordham: sociatry as “social health”?

Exclusive interview with a U.S. scholar who rightfully belongs on the world stage to the roster of figures devoted today independently to this developing approach to the social sciences.

Foreword

Not denying, for the sake of intellectual honesty, the paternity of the term (as “societal care”) in the last century to Romanian psychiatrist Jacob Levi Moreno[i], in the world today sociatry[ii] is evoked, according to very different theoretical and practical perspectives and in different fields, by several independent figures. Some of them I have discussed in my previous articles.

In Italy, there is the sociologist Sergio Bevilacqua[iii], who is in the process of scientifically documenting an important clinical approach to sociology, called “organalytic sociatry,” based on the treatment of human societies, supported by 500 cases and already the subject of university teaching at the LUMSA University in Rome. I dedicated an article to him in the June 14, 2020 issue of the online weekly Weeklymagazine.it, from which the concept of “responsible societal care” emerges.

Also acting in our country is the painter and ceramist Ivan Cuvato[iv], whose original interpretation (see my April 21, 2022 article in L’Eco di Savona) is: “What is sociatry? Over time, there have been so many disparate forms of individual and collective care in society that it is honestly only possible to agree on the etymology of the term. The rest is facetiousness, too often completely devoid of action.” An imaginative and multifaceted personality, an established influencer on social media through his multiple denunciation performances (which I have discussed in several articles, including, for example, on May 15, 2022 in Il Corriere Nazionale), he instead comes close in elective affinity to the conception of Mexican Pedro Reyes[v], an interdisciplinary artist who crosses the boundaries of his practice, engaging in the social efficacy of art, architecture and design, understanding sociatry as “the art or science of curing society.”

Internationally, however, there are additional sensibilities that question the issue. In this regard, in my opinion, the following should be mentioned: José Luis Zamora[vi], the founder of the Escuela Argentina de Sociatría – Ciudad de Buenos Aires – República Argentina (his idea is that of “a socio-cultural approach to social service and a new worldview of social disciplines”), and, pursuing the purpose of “social health” in the context of the Facebook discussions of the think tank “Sociatry – for societal health,” the U.S. scholar John Fordham[vii] . As I reported, first in a Nov. 9, 2021 article in Reteluna.it Italy and then in the above-mentioned one in L’Eco di Savona, both expressed nods of appreciation to the special attention to social issues that Cuvato shares with other artists on our national scene.

Finally, if in light of the sensitive aspects of the worrisome world conjuncture we need to rethink ourselves in change, perhaps even in the varied terms of a societal cure, what better approach to address it than sociatry? This is a very complex topic to deal with but let us begin to reason about it together, with the help of an American author to whose study he has devoted much of his life, John Fordham. In the following Italian-language interview, the author kindly provides readers with some excellent food for thought.

(Editor’s note: After the bilingual endnotes, an English-language translation of this foreword and the text of the interview, in the full form derived from the messages exchanged, is given.)

Original English-language text of the interview, in the full form derived from the messages exchanged.

Dear John,

I propose some questions about your interests pertaining to Sociatry. If you agree, we can make an interview out of them to be published in English and Italian in the online newspapers, for which I write.

  1. How long and why have you been involved in Sociatry?
  2. What is the state of the art of Sociatry in the US in general? And that of your studies?
  3. Are you preparing an epistemological statute that would allow official recognition of Sociatry as a science?
  4. Does Sociatry surpass sociology?
  5. How would you define the figure of the sociatrist?
  6. What is the perception from the US of Sociatry in Italy? And in particular of the most media active player in Italian Sociatry: Mr. Ivan Cuvato?

Hello, Antonio!

I have no objection to this interview.  I’ll gladly assist you in this.

1) My involvement in Sociatry occurred gradually, in the course of searching for explanations I couldn’t disprove, for terrible things which had happened in my life.  This search included much study in multiple social sciences and led me to the understanding that societies can be sick in the same manner that individual minds can be sick.  I chose to believe that just as individual minds can undergo therapy to regain (or obtain) health, the same applies to societies.  This is in essence a leap of faith – but, the alternative is hopelessness, which I’m too obstinate to allow to endure.

I gradually tied threads of my research from multiple areas together, but at that point I had no name for what I was doing.  That namelessness bothered me…  I decided to call it “Sociatry”, believing that I’d stumbled into a forefront of human endeavor; something which might someday be called a “science”.

It was only after 3 years of working at my “Sociatry”, that I discovered the work of Sergio Bevilacqua and the fact that he had already made use of the discipline name.  Eventually, I realized that there is no contradiction; that our 2 conceptions of Sociatry are both events occurring within a larger umbrella of structure, which is still in the process of slowly opening.

I believe there are times in human history, when the condition of mankind’s knowledge makes a given best next step both necessary and unavoidable. In this case, the logical next step in evolution of mankind’s disciplines, is to focus on the health of group interactions, developing a methodology for improving societal health.

I’ve been maintaining notes regarding current events, my studies, and my insights for 9 years.  The current year’s document is titled “MISCELLANEOUS TOPICAL SOCIATRY RUMINATIONS Volume IX :  New Directions (Materials created during 2022)”.

2) I believe that Sociatry as a discipline is still in its infancy; both in the U.S. & also globally.  As is the case with any science, the work we do today is almost guaranteed to be disproved as invalid at

some future time – but, the achievements of that future require the foundations we create now, as a precondition.  My personal studies are endlessly ongoing.  I feel that my “breakthroughs” have slowed, and I’m currently in a phase of refining my previous theories.  I consider my breakthroughs to date to include

a) The theories re. the Parasitic Class

b) The evolutionary categorization structure for sorting humanity based on empathy & conscience,

c) The still-developing insights re. egregores, as “group minds”, and

d) The realization that we are currently IN a Marxian “Class War”, with the twist that our current battle is the elites attacking the masses as a retaliatory event.

3) No, I’m not trying to obtain official recognition of Sociatry as a science.  The reasons:

a) I’m still not sure that what I’m doing qualifies as a “science”. It might be better termed a “philosophy”, or even an “art”. But note that such also holds true for Freudian psychoanalysis, or Jungian archetypal analysis.  Are those “sciences”, or something else?  This uncertainty doesn’t bother me.  I’m comfortable with a world of mystery, because that gives me something to do (figuring it out).

b) A malaise of our time is that the parasitic class have gained control over the majority of our scientific research; both in direction and results. This began with Rockefeller and continued through Gates. If we codify Sociatry, that creates a handle for the parasites to gain control over it. I’m not willing to contribute toward that end.

4) No, I don’t believe that Sociatry surpasses sociology. I believe the proper placement of Sociatry within the structure of mankind’s network of disciplines, to be analogous to the relationship between psychology and psychiatry.  Psychology studies the normal workings of individual minds.  Psychiatry seeks to diagnose & develop remedies for illnesses in individual minds.  Sociology studies the normal workings of groups of people.  I believe a proper placement for Sociatry, is that it should be to diagnose & develop remedies for illnesses within groups of people.

But these are only my thoughts about it.  The future is virtually guaranteed to redefine it.

5) I’m not sure I understand this question… I’m not sure that at this point in history, the “sociatrist” actually has any well-defined characterization. Again, that doesn’t bother me. I do what I do, because I consider it to be my “life’s calling” – and, in having found a “calling”, I consider myself to be fortunate.

6) I think the vast majority of people in the U.S. are oblivious to the existence of Sociatry; neither recognizing its existence here, nor in Italy.  Which also means they also have no clue about Mr. Ivan Cuvato.  This is at least partially because Sociatry is so new.  Those who encounter it perceive it as being a “fringe” discipline, and discount it as being something that can be safely ignored.  This failure to recognize & pay attention to Sociatry is also because the masses are still so controlled by the propaganda distributed through the mass media.  (I consider absence of safeguards against propaganda to be a foremost social problem of our time.) The mainstream media doesn’t acknowledge Sociatry, and so the masses follow in suit.  Only those who’ve disconnected from the flow of propaganda can recognize a new discipline which has the potential of redefining global society in some distant future.

I should also add for #6, that I consider Italy to be “ahead of the curve” regarding Sociatry, when compared to the U.S.; i.e., the U.S. is lagging behind. One simple point of evidence regarding this, is that your own work in Sociatry has been going on for many more years than mine.  As a societal event, this means Italy was primed

for emergence of Sociatry that much earlier than the U.S.

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I hope this is what you needed, Antonio!  I also hope I didn’t get too wordy…(!)

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