Draghi: “Il nostro posto è nella Ue e nell’alleanza atlantica”

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Standing ovation per il premier al meeting di Rimini: “Tutti vadano a votare, l’Italia ce la farà anche stavolta”. E sottolinea: “Protezionismo e isolazionismo non coincidono con il nostro interesse nazionale”.

di Luca Mariani

AGI – A buon intenditor poche parole: “Il nostro debito pubblico, tra i più alti del mondo, è detenuto per oltre il 25% da investitori esteri. Protezionismo e isolazionismo non coincidono con il nostro interesse nazionale. Dalle illusioni autarchiche del secolo scorso alle pulsioni sovraniste che recentemente spingevano a lasciare l’euro, l’Italia non è mai stata forte quando ha deciso di fare da sola”.

Mario Draghi, osannato dai giovani del Meeting di Rimini, non cita mai per nome Giorgia Meloni e Matteo Salvini, ma la condanna del sovranismo è netta. Draghi invita tutti gli italiani ad andare a votare il 25 settembre: “Saranno gli italiani, con il loro voto, a scegliere i loro rappresentanti per la prossima legislatura e quindi il programma del futuro esecutivo”.

Il premier è convinto che l’Italia ce la farà “qualunque sarà il colore politico del prossimo Governo”. Il Presidente del Consiglio lascia un Paese con “le basi solide”: il debito pubblico in rapporto al prodotto interno lordo è sceso di 4,5 punti percentuali nel 2021 e il governo prevede continui a calare anche quest’anno di altri 3,8 punti percentuali.

“Se queste previsioni dovessero confermarsi – dice Draghi – si tratterebbe del maggior calo in termini assoluti in un biennio a partire dal dopoguerra”. Sul debito l’Italia ha avuto una performance migliore di Francia e Germania.

Il premier snocciola anche i dati sulla crescita: “Il prodotto interno lordo è aumentato del 6,6% lo scorso anno e la crescita acquisita per quest’anno è già del 3,4%. Siamo tornati ai livelli di PIL che registravamo prima della pandemia in anticipo rispetto alle stime della Commissione Europea. Secondo il Fondo Monetario Internazionale cresceremo più di Francia, Germania e della zona euro nel suo complesso”.

Sull’Ucraina Draghi sposa le parole del Papa e chiede di evitare un disastro nucleare: “Speravo fino a ieri che la decisione di permettere l’accesso della centrale nucleare di Zaporizhzhia a ispettori dell’Onu fosse un altro di questi segni positivi. Purtroppo stanotte missili russi hanno bombardato la zona intorno alla centrale e quindi non posso che associarmi alle parole del Santo Padre perchè si eviti un disastro nucleare. In ogni caso, in questa ricerca della pace è essenziale che le promesse siano sincere, che siano seguite da azioni concrete e che, soprattutto, sia l’Ucraina a decidere quali termini di pace siano accettabili”.

La politica estera del premier dimissionario è ferrea: “Il posto dell’Italia è al centro dell’Unione Europea e ancorato al Patto Atlantico, ai valori di democrazia, libertà, progresso sociale e civile che sono nella storia della nostra Repubblica. È con questa visione che i nostri padri, i nonni hanno ricostruito l’Italia e reso la sua economia una delle più dinamiche del mondo, con uno degli stati sociali più generosi. È grazie alla nostra appartenenza al mercato unico che siamo riusciti a costruire su queste basi un’economia con forti tutele per lavoratori e consumatori. Ed è grazie alla partecipazione dell’Italia da Paese fondatore se l’Europa è diventata un’Unione di pace e di progresso”.

Draghi rimarca che “in pochi mesi, abbiamo ridotto in modo significativo le importazioni di gas dalla Russia, un cambio radicale nella politica energetica italiana. Abbiamo stretto nuovi accordi per aumentare le forniture – dall’Algeria all’Azerbaigian. Gli effetti sono stati immediati: l’anno scorso, circa il 40% delle nostre importazioni di gas è venuto dalla Russia. Oggi, in media, è circa la metà”.

Il Presidente del Consiglio auspica un tetto europeo per il prezzo del gas russo. “Alcuni Paesi continuano a opporsi a questa idea, perchè temono che Mosca possa interrompere le forniture. Però i frequenti blocchi nelle forniture di gas russo avvenuti quest’estate hanno dimostrato i limiti di questa posizione. Oggi l’Europa, e soprattutto questi Paesi più di noi, si trova con forniture incerte di gas russo e anche prezzi esorbitanti. La Commissione è al lavoro su una proposta per introdurre un tetto al prezzo del gas, che sarà presentata al prossimo Consiglio Europeo. Non so quale esito avrà perchè le posizioni sono molto diverse. Ma la Commissione presenterà anche una riflessione su come slegare il costo dell’energia elettrica dal costo del gas. Questo legame che c’è tra il costo dell’energia elettrica prodotta con le rinnovabili, e quindi acqua, sole, vento, e il prezzo massimo del gas ogni giorno è un legame che non ha più senso”.

Il premier prevede che “se sarà realizzata nei tempi previsti l’istallazione di due nuovi rigassificatori, l’Italia sarà in grado di diventare completamente indipendente dal gas russo a partire dall’autunno del 2024”.

Infine un ultimo messaggio indiretto a Giorgia Meloni, che ha chiesto all’Unione Europea modifiche al Recovery Plan: “L’erogazione dei finanziamenti del PNRR – pari a 191,5 miliardi di euro – dipende dalla valutazione che la Commissione Europea fa del Piano e della sua attuazione. Dipende, quindi, dalla nostra capacità di realizzare le politiche innovative che abbiamo ideato nei tempi stabiliti – come abbiamo fatto sinora. Abbiamo conseguito tutti gli obiettivi previsti dalle prime due scadenze del piano, e siamo al lavoro per raggiungerne il più alto numero possibile prima del cambio di governo”.

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