Dove muoiono gli elefanti

Arte, Cultura & Società

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Dove  vadano a morire gli elefanti sembra resti un mistero ben custodito dagli africani che non vogliono far conoscere ai bianchi il luogo dove questo pachiderma vada a morire, infatti è considerato sacro tra  tutti gli animali della savana forse perché è uno dei pochi che non può essere cacciato dai  predatori o perché può vivere anche più di ottant’anni. Quando l’elefante, che è uno dei mammiferi più intelligenti e sensibili, dotato tra l’altro di una memoria straordinaria indispensabile per la sopravvivenza in ambienti ostili come la savana africana,  sente di non farcela più si distacca dal suo  gruppo per non togliere loro altro cibo e si dirige verso la giungla. Molti europei a caccia delle preziose zanne d’avorio, per cui un numero infinito di elefanti è stato sterminato, da sempre sono alla ricerca di questo misterioso luogo, del quale parlano le numerose leggende africane, per poter depredare dalle carcasse le quotatissime  zanne d’avorio. Questo nobile animale è straordinario per le sue caratteristiche: ha il cervello più grande di tutti gli animali terrestri, è tre volte quello umano, possiede addirittura 257 miliardi di neuroni mentre noi ne possediamo cento miliardi, riesce a riconoscere la propria prole tra centinaia di individui e nel branco. L’elefante anziano ha un ruolo fondamentale perché con la sua lunga esperienza di vita  ha acquisito conoscenze anche dei luoghi, per cui è lui che nei periodi di siccità garantisce la sopravvivenza al gruppo. Per le caratteristiche del suo cervello e dei lobi temporali è in grado di elaborare una quantità enorme di suoni e odori e di rielaborare i ricordi anche più remoti per servirsene al momento opportuno. Maestoso nella sua grandezza, sa quando è giunto il suo momento e lascia il suo branco,  anche in questo comportamento c’è qualcosa di misterioso e romantico. Ma mentre l’elefante anziano  se ne va volontariamente per non essere di peso al branco quando sente che la morte è vicina, l’anziano umano è costretto, non per sua scelta, a lasciare la sua casa, i suoi luoghi, i suoi oggetti, i suoi cari e ad andare nelle famose RSA. Qui se è fortunato in quanto autosufficiente può sperare di vivere anche qualche decina d’anni, privo dell’affetto e della vicinanza dei suoi cari, in compagnia degli altri sconosciuti anziani, naturalmente sempre chiuso nella residenza; si sa gli anziani non hanno più bisogno di uscire, stare con i nipoti e i figli, vedere amici, viaggiare, divertirsi , la loro vita l’hanno già fatta e quindi come l’elefante devono solo aspettare la morte,  con la sola differenza che il luogo è designato da altri. Ma se l’anziano, raziocinante e non, non è più autosufficiente o è allettato o ha qualche malattia che necessita assistenza continua vi sono delle strutture apposite dove viene lasciato, quasi sempre dai figli, e qui nel volgere di alcuni mesi, a causa dell’assistenza continua degli operatori della struttura, sviluppa impressionanti piaghe da decubito senza che i familiari se ne avvedano dal momento che non vanno quasi mai a trovarlo, ma se anche andassero non lo controllerebbero sicuramente sotto il pannolone! Se poi l’anziano non è più in grado di mangiare da solo, cosa molto frequente, il personale di questi centri difficilmente si dedica ad imboccarlo tre volte al giorno.  Così in pochi mesi il vecchio è bello e spacciato e avanti un altro cliente a letto ancora caldo, tanto l’elenco di prenotati è lungo! I casi sono vari: accade ogni giorno che quando una coppia, che ha vissuto insieme tutta una vita, si ritrova divisa dalla morte  per chi resta comincia un periodo di rapido declino, dovuto sia al dolore di ritrovarsi solo, sia  all’abbandono da parte dei figli che egoisticamente vivono la loro vita e spesso lasciano solo in casa un genitore molto anziano, anche se autosufficiente, senza preoccuparsi di un possibile malore fisico o della dolorosa solitudine del cuore. Così, nell’indifferenza generale di vicini ed amici, quando l’anziano viene trovato morto nella sua casa nessuno si chiede se si sarebbe potuto salvare qualora il figlio non lo avesse lasciato solo o gli avesse procurato una badante.  Ma la consolazione, dettata da questa società sempre più disumana,  risiede nella magica formula “ tanto un vecchio prima o poi deve morire”!

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