L’economia di guerra di Putin

Economia & Finanza

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La priorità è incrementare la produzione di missili e munizioni. Ma oltre al price cap, l’altra difficoltà che incontrano le fabbriche di armi sono la carenza di lavoratori

di Alessandro Galiani

© AFP

 

AGI – Mentre sul campo di battaglia l’esercito russo arranca, Vladimir Putin spreme l’economia per alimentare lo sforzo bellico e rifornire la macchina da guerra. La priorità è incrementare la produzione di missili e munizioni. A rendere il compito più difficile è l’inflazione che quest’anno ha fatto lievitare del 30% le spese per la difesa rispetto al 2021, facendole salire a 78 miliardi di dollari. Per il 2023 la previsione del ministero della Difesa di Mosca è quella di un ulteriore aumento a 82,5 miliardi. Per far fronte alla situazione Putin ha istituito un consiglio di guerra, composto dai migliori tecnocrati. Obiettivo: mobilitare l’industria privata, precettandola per produrre più attrezzature per l’esercito e rimettere in sesto l’indebolita industria militare.

In altre parole, la task force di Putin dovrà trasformare produttori di tovaglioli e di mobili in industrie in grado di sfornare passamontagna, stivali e kit di pronto soccorso.

Lo sforzo è notevole, non solo dal punto di vista organizzativo, ma anche sul piano finanziario, visto che la principale fonte di entrate della Russia, la vendita di petrolio, è stata messa in pericolo dai prezzi bassi, dagli embarghi occidentali e dal tetto di 60 dollari stabilito dall’Ue e dal G7 all’Urals oil.

Oltre al price cap, l’altra difficoltà che incontrano le fabbriche di armi sono la carenza di lavoratori. Il complesso di produzione militare, che impiega circa due milioni di persone, manca attualmente di 400.000 persone, perlopiù impegnate al fronte, o scappate dalla Russia per non andare al fronte, ha spiegato a giugno alla Tass il vice primo ministro Yuri Borisov.

Insomma, l’industria militare russa, che dalla metà degi anni 2000 Putin ha ricostruito, rinazionalizzando le imprese e portando il settore sotto il controllo di un’importante holding chiamata Rostec, che controlla più di 800 società, attualmente fatica a tenere il passo della crescente domanda, soprattutto per quanto riguarda missili e droni e cioè le due armi che più stanno mettendo in difficoltà Kiev. Inoltre, la Russia ha perso migliaia di carri armati e veicoli corazzati nei combattimenti e si è rivolta all’Iran e alla Corea del Nord per chiedere aiuti in armamenti e munizioni. Di qui la necessità di una svolta, che per Putin è appunto incentrata sulla creazione del consiglio di guerra, il quale dovrà far fronte alle carenze di armi, vestiti e provviste all’esercito.

Come rivela il Wall Street Journal, il consiglio di coordinamento di Putin comprende il primo ministro Mikhail Mishustin e il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin ed è dotato di ampi poteri.

Oltre a richiedere l’aiuto delle imprese private, esso può infatti esercitare il controllo sui prezzi delle forniture militari, oltre che distribuire fondi di bilancio.

In una riunione del consiglio di novembre, Putin ha affermato che l’obiettivo è “migliorare radicalmente” il ritmo del lavoro e la fornitura di attrezzature per i soldati in Ucraina.

“Gli obiettivi dovrebbero essere definiti con programmi di produzione e tempi di consegna chiari per tutto ciò che è più necessario”, ha affermato.

E cosa sta facendo in proposito il nuovo consiglio? Il Wall Street Journal prova a darne un breve quadro, ma quello che emerge, per ora, non è particolarmente incoraggiante. A ottobre, un’azienda di abbigliamento con sede a Omsk, in Siberia, che produce zaini scolastici con il marchio Luris, ha ricevuto una chiamata dall’ufficio del ministero della Difesa regionale, secondo il capo dell’azienda, Alexandr Berdnicov.

Il dipartimento della difesa ha chiesto se poteva progettare e produrre zaini per le truppe mobilitate in breve tempo. “Abbiamo offerto un prezzo molto basso”, ha confidato Berdnicov. “Non volevamo trarne profitto, volevamo aiutare”, ha aggiunto Gli zaini neri da 70 litri progettati dall’azienda sono più facili da cucire rispetto agli zaini per bambini. Sessanta sarte hanno messo da parte altri lavori e hanno lavorato 12 ore al giorno senza fine settimana per produrre 6.000 zaini in 2 settimane e mezzo, ha spiegato Berdnicov.

A San Pietroburgo, Spetsmedtechnika Llc, un produttore di attrezzature mediche, ha incrementato la produzione per i soldati in prima linea.

“Come l’intero paese, la nostra vita è cambiata verso il massimo stress che sperimentiamo mentre adempiamo all’ordine di difesa dello stato”, ha detto Yakov Sharov, vicedirettore di Spetsmedtechnika, alla TV di stato russa a novembre. Insomma, si cerca di riconvertire l’apparato produttivo. Il compito è immane e per ora siamo solo agli inizi.

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