In Brasile 1.500 arresti

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A Brasilia la polizia militare ha sgomberato tutti i manifestanti bolsonaristi accampati di fronte al quartier generale dell’esercito. Almeno 46 persone sono rimaste ferite nei disordini, 6 sono in gravi condizioni. Sostegno di Russia e Cina a Lula. L’ex presidente, ricoverato in Florida, condanna l’assalto dei suoi sostenitori ai palazzi del potere

Nella capitale Brasilia, gli agenti della Polizia militare del Distretto Federale e della Forza di Sicurezza Nazionale hanno rimosso praticamente tutti i manifestanti bolsonaristi che si trovavano nell’accampamento allestito di fronte al quartier generale dell’esercito. Sul posto sono state arrestate 1.200 persone e almeno 40 autobus con manifestanti hanno lasciato la zona della tendopoli, un convoglio che poi ha attraversato le strade di Brasilia. La polizia e l’esercito hanno recintato il quartier generale delle forze armate brasiliane.

Almeno 46 persone, di cui sei in condizioni gravi, sono rimaste ferite nei tumulti, secondo i dati forniti dall’Ospedale di Brasilia. Alcune strade e autostrade lunedì risultano ancora bloccate dai sostenitori dell’ex presidente. Secondo l’ultimo bollettino della polizia stradale, il traffico è stato sbloccato su diverse strade ma due rimangono bloccate nel comune di Novo Progreso, nello stato amazzonico del Parà, e un’altra a Matupà, città nello stato di Mato Grosso.

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Domenica i bolsonaristi hanno bloccato le autostrade negli stati di Paranà, Mato Grosso, San Paolo, Parà, Minas Gerais e Santa Catarina e il giorno prima avevano anche cercato di bloccare la distribuzione di carburante nello stato del Paranà, nel Sud del Paese, presso la raffineria di proprietà della compagnia petrolifera statale Petrobras, nel comune di Araucària.

Le reazioni internazionali

Dopo lo choc delle immagini dell’assalto alle principali sedi istituzionali, arrivano le reazioni da tutto il mondo. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha twittato: “Condanno fermamente l’assalto alla democrazia in Brasile. Questa è una grande preoccupazione per tutti noi, i difensori della democrazia. Il mio pieno sostegno al presidente Lula, che è stato eletto liberamente ed equamente”.

 

I leader di Stati Uniti, Canada e Messico hanno condannato “gli attacchi alla democrazia brasiliana e alla transizione pacifica del potere” in una dichiarazione congiunta prima dei colloqui al vertice di Città del Messico. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il suo omologo messicano, Andres Manuel Lopez Obrador, e il primo ministro canadese, Justin Trudeau, hanno espresso “vicinanza al Brasile nella salvaguardia delle sue istituzioni democratiche”.

Dure reazioni anche da Russia e Cina, che si schierano con Lula. “Condanniamo con la massima fermezza le azioni degli istigatori delle rivolte e sosteniamo pienamente il presidente brasiliano Lula da Silva”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. E da Pechino il portavoce Wang Wenbin ha detto: “La Cina segue da vicino e si oppone fermamente al violento attacco alle autorità federali in Brasile dell’8 gennaio”.

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Bolsonaro respinge le accuse e condanna i saccheggi

Sotto osservazione in un ospedale di Orlando a causa di disturbi addominali derivanti dall’attacco a coltellate subito durante la campagna elettorale del 2018, l’ex presidente respinge “le accuse, senza prove, a me attribuite dall’attuale capo di Stato del Brasile”. Durante tutto il mio mandato, ho sempre rispettato la Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà”, ha scritto Bolsonaro su Twitter.

“Le manifestazioni pacifiche, sotto forma di legge, fanno parte della democrazia. Tuttavia, i saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come avvenuti oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sfuggono alla regola” ha aggiunto l’ex presidente.

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