Telecamere e scanner facciali, il toccasana di Stato contro la criminalità

Superando momentaneamente ogni logica di privacy e in seguito allo stupro (e non solo quello) registrato dalla cronaca milanese, il ministro dell’Interno Piantedosi ha proposto di ricorrere alla videosorveglianza con riconoscimento del volto. È il meccanismo problema-panico-soluzione che si ripete?

Attualità & CronacaPoliticaScienza & Tecnologia

Di

Il cittadino, fondamentalmente, usufruisce di un centro abitato, è un suo consumatore. Quindi, chi ci dice che un solido schema di marketing, già collaudato per le analisi di mercato applicate a quest’ultimo, non possa tornare utile anche qualora si decidesse di incrementare – magari inconsciamente – il monitoraggio del primo? Si potrebbe prendere un episodio criminale, lo si potrebbe enfatizzare attraverso i media (fino a scatenare rabbia e/o panico) e si potrebbe attendere che sia la gente stessa a pretendere a gran voce un provvedimento ferreo di risposta. Per un decisore o un’autorità, alla fine, “il pranzo sarebbe servito”.

Cosa è avvenuto e come si pensa di reagire

È cronaca quanto accaduto alle prime ore di giovedì 27 aprile presso la Stazione Centrale di Milano, dove una turista 36enne di origini marocchine – la cui famiglia risiede in Norvegia – è stata vittima di violenza e stupro. Abbandonata in tarda serata al capolinea dei treni da alcuni amici e diretta col convoglio delle 06:00 a Parigi (dove lo zio, che l’attendeva, l’avrebbe aiutata a rientrare in Marocco), la ragazza è stata costretta ad uscire dalla stazione verso l’01:30, in quanto la struttura viene regolarmente chiusa di notte per alcune ore (forse per ragioni di sanificazione?). Ma, attraversando la zona esterna verso piazza Luigi di Savoia, covo di spacciatori e delinquenti, la donna è stata prima avvicinata (con una scusa) e poi anche aggredita sessualmente da uno di loro – scopertosi persino essere un suo connazionale -, prima di finire con l’essere ritrovata e aiutata da una guardia giurata e dalla Polfer.

In risposta a quanto accaduto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha promesso di sopperire alle carenze di sicurezza della zona con il ricorso alla videosorveglianza e l’implementazione delle tecnologie di riconoscimento facciale: “La videosorveglianza è uno strumento fondamentale e la sua progressiva estensione è obiettivo condiviso con tutti i sindaci. Il riconoscimento facciale dà ulteriori e significative possibilità di prevenzione e di indagine”. Tuttavia questa reazione, ipotizzata probabilmente “di getto”, sta già sollevando diverse preoccupazioni, in primis quelle sulla privacy.

YouTube player

La bilancia dei diritti e il “caso “Sawyer” (con gli sbagli dell’elettronica)

Al momento, però, la questione della riservatezza personale non sembra essere la prerogativa del ministro partenopeo, il quale si è espresso lasciando chiaramente intendere che si tratta di “dettagli” su problematiche risolvibili: “È chiaro che il diritto alla sicurezza va bilanciato con il diritto alla privacy, c’è un punto di equilibrio che si può e si deve trovare. Proprio in questi giorni abbiamo avviato specifiche interlocuzioni con il Garante per trovare una soluzione condivisa”.

Quindi, per quanto concerne l’interesse dei soggetti non coinvolti in nulla ma che potranno, ad ogni modo, essere occasionalmente “scannerizzati”, per ora pare che si possa sorvolare. Tuttavia ci si chiede se, nonostante le rassicurazioni o le prossime decisioni in materia di privacy, affidare a uno Stato il controllo dei comportamenti cittadini tramite scansione del viso e archiviazione biometrica non sollevi anche altre eventualità inquietanti, considerando gli errori algoritmici già registrati negli Stati Uniti d’America, dove il monitoraggio elettronico centralizzato con telecamere è ampiamente utilizzato dalle forze di polizia (vedi, ad esempio, il caso di Alonzo Sawyer, cittadino di etnia afroamericana imprigionato per nove giorni a causa di una criticità del sistema di monitoraggio che lo aveva erroneamente indicato come l’aggressore di un autista di autobus).

YouTube player

È la Cina ad avere veramente dei problemi, o forse no?

Per non parlare dei risvolti critici registrati in ambienti vigilati da ancor più tempo, tipo il contesto cinese: in Cina, infatti, un sistema automatizzato di sorveglianza statale (del Partito Comunista) è letteralmente usato come strumento di repressione verso alcune fasce della popolazione (gli uiguri, di fede musulmana), monitorate h24 – persino nelle emozioni – con l’unica “colpa” di far parte di quella specifica etnia.

Mentre molte amministrazioni comunali d’Italia si entusiasmano all’idea di giocare “al Grande Fratello” con i soldi pubblici e non sembrano nemmeno porsi – nemmeno per sbaglio – delle domande o calcolare una qualche forma di rapporto rischi-benefici di tali innovazioni – d’altronde, anche a livello locale, non è che ci siano più classi dirigenti “da prima repubblica”… -) e mentre a Udine il Garante della Privacyparere contrario all’istallazione di 67 nuovissime telecamere (capaci di raccogliere a distanza i dati biometrici di qualsiasi individuo, nonché costate più di mezzo milione di euro!) e a Torino (dove ce ne sarebbero già attive più di 50) si sta lavorando per accendere tutti i 133 impianti previsti dal “Progetto Argo” – che ha fatto spendere circa 2 milioni di euro!!! -, pochi sani di mente continuano a chiedersi se non sia più efficace e sostenibile considerare soluzioni alternative, come il mantenimento delle stazioni aperte di notte, sorvegliate da personale di sicurezza umano.

Clicca di seguito per ascoltare:
Argo, il sistema di sorveglianza smart a Torino
(Audiointervista del 03 maggio 2022 a Riccardo Coluccini, giornalista freelance che si occupa di temi legati alla sorveglianza digitale).

Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Michele Crudelini del 03 maggio 2023), Il Fatto Quotidiano, sito istituzionale del Ministero dell’Interno, LEVEL, BBC, Ekotec Sistemi s.r.l., Friuli Oggi.it, La Stampa, Slideshare, Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights, Radio Blackout.

Canali YouTube: Back in My Day, Visione TV, Privacy Network.

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube