Geoingegneria, un’informazione in mutevole crisi sdogana le “scie chimiche”

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Recentemente alcuni importanti giornali hanno gettato luce su un argomento che, fino a poco tempo fa, era relegato nell’ombra e guardato con sospetto, scegliendo di utilizzare un lessico editoriale che un tempo era associato a teorie “cospirazioniste”, ossia di nominare le “scie chimiche“.

Tutto ciò, stranamente, nonostante una seria e costante trattazione del fenomeno, supportata da fonti verificate, abbia sempre preferito un linguaggio scientifico e ponderato, ricorrendo a un termine più generico come quello di “geoingegneria“.

Per le testate del “mainstream” è ora di parlar chiaro

“Scie chimiche, Google e Bill Gates vogliono eliminarle con l’intelligenza artificiale”, pare che abbia titolato pochi giorni fa Il Sole 24 Ore (poi “abbellendo” forse il titolo, in base a quanto si nota dall’URL della pagina con l’articolo). Prima ancora, La Repubblica aveva pubblicato: “Il progetto di Google (e Bill Gates) per cancellare le scie chimiche con l’intelligenza artificiale”, una notizia precedentemente diffusa dal The New York Times che, il giorno prima, aveva reso pubblico un pezzo su un piano volto a “frenare le scie di condensazione”.

Un nome-etichetta di cui, finalmente, persino i media con maggior diffusione hanno riconosciuto l’esistenza, dopo che essi stessi lo coniarono nella seconda metà degli anni ’90 (in riferimento a quelle strisce bianche durature che si formano negli alti cieli, frutto degli scarichi aerei sempre più frequenti, talvolta tanto dense da creare dei reticoli).

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La realtà delle nubi artefatte dalle tracce aeree

Quel che, se fosse depositato più in basso, sarebbe addirittura tangibile, resta comunque sotto – anzi, sopra – i nostri occhi: alcuni apparecchi producono condensa che scompare rapidamente, mentre altri lasciano segni, apparentemente candidi e soffici, che si espandono e persistono sulle nostre teste per lunghi tratti di tempo, a volte anche per ore. Nel 2017, come abbiamo riportato in precedenza,  l’Atlante internazionale delle nuvole dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) delle Nazioni Unite ha catalogato il “Cirrus homogenitus” come nuvola artificiale, creata dall’uomo tramite velivoli.

Non è pertanto né un tabù né un complotto il fatto che alcuni passaggi aerei creino degli agglomerati innaturali. E che pochi giorni fa persino la stampa generalista aveva riferito del “piano Bill Gates per oscurare il sole” e combattere il riscaldamento climatico, da attuare mediante un datato progetto dal nome “SCoPEx“, mirato a creare cirri sintetici per schermare le radiazioni della stella madre del nostro sistema solare e indurre un raffreddamento globale.

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“Scie chimiche”: un impatto significativo, tra verità e contraddizioni

Secondo un report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) – citato da Google -, però, sarebbero proprio queste emissioni umane nell’aria a contribuire al 35% dell’intero impatto aeronautico sul surriscaldamento terrestre. In tal senso, dunque, il sopracitato “filantropo” starebbe ora investendo nella ricerca di soluzioni dettate dall’intelligenza artificiale per eliminarle. Le informazioni su questa strategia sono ancora limitate – si parla di un’intesa di obiettivi tra lo stesso colosso di Mountain View, la Breakthrough Energy (gruppo privato di investitori fondato da Bill Gates) e la compagnia di volo American Airlines – ma sembra comunque che l’IA potrebbe essere utilizzata per modificare le rotte degli aerei, lasciandoli transitare solo in aree non adatte alla formazione delle scie (limitando di fatto, quindi, i viaggi in cielo come auspicato e promesso dal network C40 Cities e dal WEF -).

Il dibattito sulla necessità e opportunità di queste mosse si è infiammato e sta sollevando una domanda fondamentale: il “mainstream“, seguendo certe linee guida, rischia il cortocircuito? Ce lo si chiede perché mentre si comincia a parlare lentamente degli “aerosol chimici“, l’onnipresente Mr. Microsoft avrebbe già proposto di cancellarli in quanto concause dell’impennata di calore globale, pur sostenendo ancora che siano necessari a bloccare i raggi solari e l’aumento delle temperature.

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Un fumo che fuoriesce da orecchie filantropiche (e non solo)

Non sarebbe solo la stampa a rischiare di non riconoscere più la direzione da seguire, ma anche gli stessi “soggetti visionari” sembrerebbero piuttosto confusi (curiosa coincidenza, che lascia quasi sospettare come a molti editori venga quasi “suggerito” verso quale narrazione propendere…). Il pericolo di una “contraddizione ambientale” pare concretizzarsi sempre più, allora, visto che da poco anche la rivista internazionale Forbes ha riportato la bizzarra idea, lanciata dalla start up Kodama Systems, di deforestare zone boschive per alimentare le centrali a biomasse (già di per sé sistemi di produzione energetica molto criticati e discutibili soprattutto in termini di ecosostenibilità). E l’iniziativa, per giunta, non è stata derisa ma finanziata, con 6,6 milioni di dollari pensate un po’… dalla grande Breakthrough Energy!

In sintesi, Bill Gates – e chi con e per lui – sembra essere coinvolto in un “paradosso ecologico“: da una parte propone di fare la “guerra al sole” e ai suoi “pericolosi” raggi con le armi delle condense artificiali, che poi decide di smacchiare (nemmeno avesse un correttore divino in mano); dall’altra scatena un conflitto finanziario contro gli alberi che, se preservati invece, contribuirebbero naturalmente (per fotosintesi) all’assorbimento della troppo contestata CO2. E tutto questo viene presentato come una causa ambientalista ed ecologica.
Non sarà mica il caso, ora, di muovere invece un’offensiva contro i portafogli di alcuni esaltati?

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Elisabetta Barbadoro del 11 agosto 2023), Il Sole 24 Ore, La Repubblica, The New York Times, Navarrone technologies (archivio di marzo 2001), sito dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), sito dell’Atlante internazionale delle nuvole (sezione del sito della WMO), Sky Tg24, Close-up engineering (CuE), sito dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), Google Research, Forbes, Kodama Systems, sito di Breakthrough Energy, Adnkronos, Nogeoingegneria, Wikipedia, L’Opinione delle Libertà;

Canali YouTube: Geopop, Vox, Nogeoingegneria, Betullablu.

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

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