Mamma quando diventerò maschio?

Cento domande sulla sessualità

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Cento domande sulla sessualità rubrica ideata e curata dal dott Umberto Palazzo e dalla giornalista Daniela Piesco 

Percorsi adolescenziali verso la mascolinità
Siamo tutti nati da una donna e quindi il femminile è il naturale compagno di viaggio di ciascuno di noi sin dall’adolescenza, quando la direzione di genere deve confrontarsi con l’imprinting biologico e diventa necessaria una dissociazione dal programma femminile di base.
La pubertà ha i suoi indicatori biologici che nel maschio sono la voce più profonda e una peluria diffusa mentre l’adolescenza è un periodo di maturazione culturalmente definito che nella Grecia Antica consisteva nel distacco del fanciullo (eròmenos) dalla madre e dal gineceo, per iniziare un periodo di apprendistato sotto la responsabilità dell’adulto (erastès). In questo periodo, se il ragazzo voleva, la coppia praticava attività sessuali. Si considerava normale che il ragazzo si offrisse al suo maestro per desiderio e come segno di riconoscenza per gli sforzi che costui consacrava alla sua formazione. Al termine del periodo il ragazzo era ricondotto in città e veniva festeggiato pubblicamente per il suo ritorno e la sua “rinascita” nella società, nella quale poteva ora assumere il suo ruolo di uomo e cittadino, la peluria puberale era il segnale biologico che segnava il passaggio all’età adulta e vietava ogni attenzione sessuale da parte dell’erastès, che come Platone soffriva di “amore platonico” per il suo amato non più imberbe. Attuali divieti legati alla peluria puberale li troviamo ancora oggi nella cultura islamica dato che il bambino che si accompagna con la madre nell’hammam, osserva liberamente le diverse conformazioni sessuali: talvolta la vulva è giovane e senza pieghe, perfettamente rasata, lucida e curata; talvolta è flaccida e molliccia, penzolante più morta che viva ma appena la peluria puberale farà la sua comparsa, sarà dirottato nel mondo dei maschi, coperti e barbuti. L’antropologa Margaret Mead ha reso famosa l’espressione “coming of age” (passaggio all’età adulta) che si riferisce a una cerimonia o a qualche marchio sul corpo dell’iniziato, ad esempio come la circoncisione, praticata dai Masai per il passaggio da adolescente a guerriero. Per diventare maschio anche i nativi indiani dovevano dimostrare aggressività e coraggio e chi non ne era dotato da giovane cominciava a vestire abiti femminili e avviato alle attività domestiche con il soprannome di berdache, parola di derivazione araba che indicava il partner omosessuale passivo e bello. Il secolo scorso furono scoperti nell’altopiano della Papua Nuova Guinea uomini che temevano tutti i contatti femminili, con la convinzione che il contatto sessuale con le donne li avrebbe indeboliti. La mascolinità ha quindi una costruzione culturale plurimillenaria e delle innumerevoli narrative e celebrazioni, su questo Claude Crépault fondatore della Sessoanalisi sostiene […]Il ragazzo accede alla mascolinità “disidentificandosi” dalla madre… deve uscire dal bozzolo della madre e fare suoi i modi di essere e apparire associati al suo sesso anatomico, deve riconoscere i modi femminili e rinunciare a ciò che può essere assimilato alla femminilità… Il padre deve essere sufficientemente forte sul piano psicologico per intromettersi nel rapporto madre-figlio e per presentarsi come adeguato modello di identificazione […] In conclusione una valorizzazione della coppia tradizionale da confrontare senza pregiudizi alle richieste attuali di coppie caratterizzate da genitore 1 e genitore2.

Letture Consigliate
Abdelwahab Bouhdiba “ la sessualità nell’Islam”
Claude Crèpault “La sessoanalisi”

Il commento giornalistico

Ieri bambini, oggi teenager che si collegano ai siti porno e si divertono con videogame sessisti.Diventare uomini non significa seguire vecchi stereotipi.

Per avere una buona competenza emotiva, bisogna crescere tra persone che ne hanno. Oggi il maschile di successo viene ancora declinato sul prestigio professionale, i soldi, le conquiste sessuali. I padri dovrebbero mettersi in gioco, pensare a quale modello trasmettere al figlio maschio. E cambiare i codici.

Quello che i nostri figli capiscono dell’amore e del sesso dipende da come i papà lo raccontano e lo vivono, da come si comportano con la loro compagna e con le altre donne. Essere compagni di vita collaborando anche dentro casa permette di conoscere parti di se stessi che non si pensava neanche di avere

Oggi i ragazzini entrano in contatto con la pornografia molto presto, navigando online e bisognerebbe spiegare che sbagliano.
Dovrebbero riflettere su 4 punti. 1 La pornografia è attraente, ma può diventare una trappola che crea dipendenza. 2 Racconta una sessualità che è solo ricerca del piacere e non emozione, né intimità. 3 Dà alla donna un ruolo passivo e sottomesso. 4 La sessualità reale è lontana anni luce. Se i ragazzini pensano che mamma e papà fanno quelle cose, o che loro stessi potrebbero farle in futuro, finirebbero per spaventarsi, sarebbe mostruoso.

Il Don Giovanni è un modello che non deve essere imposto a tutti i costi ma
purtroppo è pieno di uomini che si fanno guidare dal pene, e non dal cervello. Se la sessualità è proposta come una cosa che va fatta, una tecnica per avere piacere, scatta la molla della collezione. Sentivo l’ altro giorno tra gli amici di mio nipote che un ragazzino di 14 anni ne aveva stese già 10. Certo, se lo si racconta agli amici inesperti apparirà come l’eroe del giorno,ma rischia di venire intrappolato dal ruolo, e soprattutto, di perdersi il gusto della relazione tra esseri umani. Un adolescente dovrebbe imparare a guardare al proprio organo genitale come a un alleato nella costruzione di se stesso e non come ad un ‘arma’nella demolizione dell’ altro sesso .

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