Governo Meloni, un anno dopo: Pil, Pnrr ed extraprofitti

Economia & Finanza

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Tutti i temi economici più importanti, e le decisioni prese, nei primi dodici mesi dell’esecutivo

AGI – Il Pil dell’Italia durante il primo anno del governo guidato da Giorgia Meloni ha subito dei ritocchi al ribasso, sulla scia della frenata della crescita che ha coinvolto tutta l’Europa, ma ha segnato performance migliori rispetto alle principali economie continentali. Il rimbalzo legato alla spesa pubblica effettuata per mettere in campo le politiche di accompagnamento alla fuoriuscita dalla pandemia di Covid si è arrestato.

L’importanza del Pnrr

La locomotiva tedesca, primo partner commerciale dell’Italia, arranca alle prese con la stagnazione. Tutta l’economia continentale ne sta risentendo. Una nuova spinta potrebbe arrivare dall’investimento delle risorse comunitarie del Pnrr, all’Italia spettano 191 miliardi di euro, ma i ritardi di attuazione rischiano di minarne la riuscita.

L’Italia è tra i Paesi che hanno maggiormente insistito per una revisione di alcuni target del piano, considerando che è stato concepito dall’Ue prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina e dunque non teneva conto dell’ondata di rialzo dei prezzi delle materie prime.

Il governo a fine luglio ha chiesto la revisione di progetti per 19,5 miliardi di euro, sostenendo che sono emerse “criticità rilevanti che non consentono la conferma del finanziamento a valere sul piano”. Il tentativo è di rifinanziarne alcuni tramite il fondo complementare al Pnrr e le risorse statali.

La Ue ha recentemente sbloccato il pagamento della terza e della quarta rata. I mercati, a dispetto di alcuni timori della vigilia, hanno accolto senza preclusioni il primo governo dell’Italia repubblicana a trazione marcatamente di destra.

Spread ed extraprofitti

Lo spread è in calo rispetto a 12 mesi fa, le emissioni di titoli di Stato riscontrano il gradimento degli investitori, con il Btp Valore che ha segnato il record di ordini. Il mercato azionario della Borsa di Milano non ha subito particolari scossoni, segnando un risultato positivo nel giorno dell’insediamento del governo.

Le uniche fibrillazioni legate alle scelte politiche sono arrivate subito dopo l’annuncio della tassa sugli extraprofitti delle banche, che ha portato per un paio di giorni a picco i titoli del settore con perdite sul Mib fino al 10% per alcuni istituti di credito. Ma l’annuncio di correttivi al testo ha placato i timori degli investitori. A condizionare il listino milanese negli ultimi 12 mesi sono state invece le scelte di politica monetaria delle banche centrali e il conflitto in Ucraina.

Il Pil

All’insediamento del governo il Pil italiano del secondo trimestre 2022 segnava +1,1% rispetto al trimestre precedente e +5% nei confronti dello stesso periodo del 2021, ancora caratterizzato dalle restrizioni della pandemia di Covid.

A marzo 2023 Istat ha comunicato che nel 2022 il Pil è stato pari a 1.909.154 milioni di euro, con un aumento del 6,8% rispetto all’anno precedente e del 3,7% in volume, con un ritocco al ribasso rispetto alle stime preliminari al 3,9%. Un dato in linea con la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza con cui a novembre 2022 il governo aveva fissato la crescita per l’anno proprio al 3,7%.

A giugno 2023 l’Istat ha stimato che il Pil era atteso in crescita sia nel 2023 (+1,2%) sia nel 2024 (+1,1%), seppur in rallentamento rispetto al 2022. Nelle scorse settimane i segnali della frenata. L’economia italiana nel secondo trimestre dell’anno ha registrato una flessione dello 0,4% rispetto al trimestre precedente ed e’ cresciuta dello 0,4% nei confronti del secondo trimestre del 2022.

Nei giorni scorsi anche l’Ocse ha tagliato le stime del Pil italiano nel 2023 al +0,8% dal +1,2% previsto a primavera. La Nadef che arriverà entro fine settembre chiarirà gli spazi di finanza pubblica in vista della seconda manovra economica del governo Meloni.

L’inflazione

È sul fronte dell’inflazione che il governo si trova a fronteggiare il dato più allarmante. A ottobre 2022 quando l’esecutivo si insedia l’indice dei prezzi al consumo segna +11,8%, al top dal 1984, all’epoca c’era in carica il primo governo di Bettino Craxi. Dall’autunno scorso è partita una lenta discesa, anche se il dato relativo ai prezzi del ‘carrello della spesa’ resta ancora elevato.

Ad agosto 2023 Istat ha stimato un indice dei prezzi al consumo al +5,4% agosto, con una variazione di +0,3% sul mese precedente. L’andamento dello spread degli ultimi mesi è stato discendente pur segnando delle oscillazioni.

Il 26 settembre 2022, il giorno dopo le elezioni che hanno assegnato la vittoria alla coalizione di centrodestra, il differenziale Btp/Bund ha chiuso in forte rialzo a 242 punti, ai massimi da maggio 2020, rispetto ai 229 dell’apertura con il tasso al 4,516%.

Secondo gli analisti pero’ la vittoria in Italia del centrodestra in quel momento ha impattato in maniera relativa sul rialzo dello spread e dei rendimenti: molto più evidente l’effetto tassi con la stretta della Bce in quel momento ancora tutta da digerire per gli operatori. Attualmente lo spread è sotto i 185 punti.

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