Centri di raccolta rifiuti – Storia di un decreto-legge piccolo piccolo

Ambiente, Natura & Salute

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 Aprile è il mese in cui la primavera sboccia; nel 2008 e precisamente il giorno 8 di quel mese sbocciò un decreto legge, proprio un mese prima del crollo del secondo governo Prodi e per la prima volta si parlò di Centri di Raccolta.

Era un piccolo decreto che recepiva dieci anni di raccomandazioni europee; quelle sacrosante indicazioni sul fare che spesso diventano mantra e giaculatorie di esperti a spasso che imbrattano blog ecologisti, prima di diventare legge dello Stato.

Perché lo chiamo piccolo? Perché, a differenza delle sbobbe delle solite di cento pagine, questo era piccolo, facile da leggere e soprattutto chiaro, che è davvero una cosa rara di questi tempi.

Ma chiarezza a parte la cosa che era davvero straordinaria, almeno così parve, era che il Comune assumeva l’obbligo del fare ed era anche il soggetto che autorizzava. Per il resto indicava anche il come dovessero essere fatti, quindi una sorta di cammeo legislativo che evitava conferenze di servizi, commissioni giudicatrici, autorizzazioni da cercare altrove. Insomma si poteva dire: “buona la prima!”

Ma con l’avvento del Governo Berlusconi il decreto venne bloccato. E tutto tornò nella ‘norma’ italiana che come quella di Bellini, la vittima sacrificare da immolare al Dio contro Roma diventava il Centro di Raccolta che parve l’anello mancante, mentre tutto quello che suscitava il decreto legge già si metteva in moto: coordinamento dei produttori di apparecchi elettrici ed elettronici, nascita delle rispettive filiere che superarono la decina e così via.

Il blocco durò parecchio visto che l’anno successivo, il 15 maggio,  una nota dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, chiedeva di: ” Fare chiarezza sullo stato del lavoro di revisione del DM 8 aprile 2008 recante la disciplina dei Centri di Raccolta dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato”.

E’ quanto chiedeva Filippo Bernocchi, responsabile delle politiche ambientali dell’Associazione aggiungendo che: “‘Dopo il via libera della Conferenza Unificata del 25 marzo 2009  il Decreto, che doveva essere rivisto in alcune sue parti, non e’ ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Questo genera disorientamento fra i Comuni e i soggetti gestori dei servizi di igiene ambientale che non sono certi di poter avviare e gestire i Centri di Raccolta comunali, strutture indispensabili al servizio dei cittadini, per una corretta gestione dei rifiuti e per l’implementazione della raccolta differenziata”.

”L’ANCI, inoltre – concludeva – dietro segnalazione di numerosi Comuni, chiederà formalmente un parere al Ministero dell’Ambiente anche in merito all’efficacia stessa del Decreto, che era stata messa in discussione nella deliberazione del Ministero stesso del 25 novembre 2008”.

Le ragioni del blocco da parte della ministra Prestigiacomo si capirono dopo l’emanazione del nuovo decreto del maggio 2009, esattamente un anno dopo e ne parleremo nel prossimo capitolo. Intatta la descrizione dell’amarezza di chi sperava in un cambiamento immediato, compreso Greenpeace che nel mese di Gennaio di quell’anno, fece una clamorosa incursione davanti al Ministero dell’ambiente scaricando una tonnellata di rifiuti tecnologici proprio per manifestare contro questo ritardo.

Ma se dopo piu di un decennio ne scrivo vuol dire che ancora luci e ombre ci sono nel settore. Viva l’Italia!  continua

 

Primo Capitolo – Centri di raccolta, questi sconosciuti

Secondo Capitolo  – Storia di un decreto piccolo piccolo 

Terzo Capitolo    –  Tanto per cambiare… la parola autorizzazioni

Quarto capitolo  Tutti per uno

Quinto Capitolo  Uno per tutti 

Sesto capitolo –  Gestione Centri raccolta rifiuti – Ecco la dritta per essere in gamba

settimo capitolo e conclusioni Occhio agli appalti, il centro di raccolta rifiuti è a buon prezzo

 

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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