La scomparsa di Lawrence Ferlinghetti – Innovò come Dante? Non credo

Arte, Cultura & Società

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di Pierfranco Bruni

La scomparsa di Lawrence Monsanto Ferlinghetti è una linea che diventa interlinea tra ricerca, tradizione e innovazione. Ha contribuito a rivoluzionare il linguaggio poetico restituendo alla parola la forza innovativa della ricerca. La sperimentazione per Ferlinghetti significava penetrare il senso della tradizione linguistica, a partire da Dante, e rinnovarlo con un vocabolario della lingua tra quotidiano e percezioni.

Dante è stato un esempio importante perché ha analizzato il verso e la prosa della “Vita Nova” contestualizzando la rima di Dante nella speculazione lirica. In fondo Ferlinghetti è il poeta che ha dato la voce al verseggiare tra musica e canto. La Canzone di Dante viene proiettata nei processi che si leggono in Ginsberg e nella modernità della metafora colloquiale che giunge sino alla fine degli anni Sessanta del Novecento. Ma trasforma la parola per renderla percezione della intuizione. Egli stesso poeta ma è soprattutto il poeta che intuisce la necessità dei nuovi poeti e dei cantori.

La sua casa editrice propone autori e metafore di testi che hanno la dimensione di un onirico sostegno alla semantica dei segni. La poesia è fatta di segni che costituiscono,  appunto, il linguaggio della semantica metaforizzata. Ferlinghetti vive in questi versi proprio il senso nell’onirico: “…di questa sorprendente vita quaggiù/e degli strani clown che la controllano…”. Il clown è una metafora del reale che insiste nel poeta della spazialità infinita. In questa spazialità la parola cerca la vita nuova come desiderio, come necessità, come sistemazione del tempo delle parole.

Un gioco che Dante adottò per le rime e che Ferlinghetti  stimola e rimodula come proposta di avanguardia tra una proposta in cui la beat generazione ha trasformato in un pop linguistico sul ritmo della tavola della musicalità immediata. Una ricerca comparativa tra parola e pittura. Un esercizio fondamentale che ha fatto di Ferlinghetti il primo innovatore. In fondo intrecciò la pittura e la parola. Usò l’immagine come immaginario soffuso e sommesso: “…poggiò la tela a terra/E giacque solo con lei/E a lungo giacque con quella vergine/desiderando una purezza tutta per sé”.

L’immaginario diventa simbolo. Un archetipo che ha sempre legato “Poesie. Questi sono i miei fiumi. Antologia personale 1955/1993” (Newton Compton, 1996) alle “Rime” di Dante. Una interlinea che vale una poesia, un poeta, un poeta e pittore. Dante è stato un riferimento ma anche una contraddizione. Qui i limiti. Non seppe andare oltre.

Ferlighetti è  nato il 24 marzo del 2019 a Bronxville, New York, Stati Uniti e morto il 22 febbraio del 2021. La domanda resta. Innovò. Innovò come Dante? Non credo.

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