2° Stakeholder gli ucraini escono vincitori

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Questo potrà verificarsi solo se lo stratega Putin, uomo dalla viva intelligenza, su un piano cartesiano avesse tralasciato qualche variabile.

Ma è pressoché impossibile per un uomo abile nel dipanare le matasse di un gomitolo di dati intrecciati.

Lui è l’uomo che con pazienza e tenacia saprà sciogliere i nodi che gli si presentano. Chi è abile giocatore di Scacchi sa sempre come dare lo scacco al re senza bisogno di arrocco.

Ma ammettiamo che accadesse che Putin, per lo stress di questi giorni, abbia perso l’orientamento e si trovi imprigionato in un labirinto senza apparente via di uscita.

Putin ha sottovalutato la resistenza ucraina ben armata dall’occidente nei mesi precedenti il conflitto e le sue forze armate non sono in grado di sfondare il fronte.

Il suo amico fraterno Lukaschenko presidente della Bielorussia decida di non concedere più le basi militari del Belarus e di farsi coinvolgere nel conflitto tra stati confinanti.

Il ponte di aiuti militari da parte dell’occidente alle forze armate ucraine, venga rafforzato e altri paesi di confine offrissero le proprie basi per gli aiuti militari, penso Polonia e Finlandia. K

iev si sentirebbe galvanizzata e i suoi generali con il supporto dei consulenti NATO hanno tutto il tempo di riorganizzare la difesa e respingere in uno dei tre fronti aperti, centro, sud o est le forze armate russe demoralizzate.

Per Putin si aprirebbero problemi interni, e le sanzioni degli Stati Uniti ed Europa che stanno portando al collasso l’economia russa, avranno pesanti ripercussioni sull’establishment del Cremlino e non solo.

In caso di downgrade della Russia, anche gli stretti rapporti con la Cina e altri partner storici si deferirebbero.

La Russia sarebbe isolata sul piano internazionale, verrebbero chiusi spazi aerei e rotte di navigazione in acque internazionali.

La Cina prima di finire nel tritacarne dell’occidente è pronta a rompere la fratellanza storica con Mosca. Putin con i suoi falchi e i generali saranno costretti a ritirare l’esercito dall’Ucraina, la sua immagine ne uscirà irrimediabilmente danneggiata.

La Russia perderà la posizione di 2° Potenza Mondiale ottenuta dopo anni di profonda trasformazione dello Stato russo.

Al presidente Putin non resterà che dimettersi, se non lo facesse per lui ci sarebbe l’impeachment e verrebbe destituito.

Al suo posto Washington istituirebbe un presidente fantoccio manovrato dall’Ambasciata USA di Mosca e contornato da un governo di colombe.

Le truppe russe si ritireranno dall’Ucraina senza condizioni, lasciando un paese devastato, che Zelensky e chi verrà dopo di lui dovrà ricostruire con un sostanzioso Piano Marshall.

Maurizio Compagnone

Analista Geopolitico

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